“September 5”, la diretta che cambiò la storia – La recensione in anteprima

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Presentato all’81° Festival di Venezia e con una candidatura agli Oscar e ai Golden Globes, September 5 – La diretta che cambiò la storia arriva domani, 13 febbraio, nelle sale italiane.

Una tremante telecamera a spalla segue le vicende di September 5- La diretta che cambiò la storia di Tim Fehlbaum. Ci troviamo nell’ufficio di una troupe di giornalisti sportivi, l’ABC, durante il massacro delle Olimpiadi di Monaco del 1972. Un commando del Settembre Nero, un’organizzazione terroristica palestinese, si infiltra nei dormitori degli atleti israeliani del villaggio olimpico, uccidendo e tenendo in ostaggio 11 di loro.

Il film ci narra serratamente le vicende attraverso il filtro della telecamera dell’ABC che, sebbene non fosse quella dei notiziari, coglie l’occasione per la portata della notizia e per il numero sempre crescente dei telespettatori. Il fatto storico, dunque, viene documentato in maniera indiretta, provvisto di titoli, commento e quella risoluzione sbiadita degli schermi degli anni ’70. La vicenda offre, poi, un terreno fertilissimo a cui attingere e il compito del film era quello di irrigarlo al meglio.

Cosa non funziona

A parte il punto di vista sulla storia, che potrebbe anche non essere convenzionale, il film è timido.
Il pathos sarebbe dovuto essere palpabile, vivo, ma la pellicola ne è priva. Manca il panico, il sudore freddo sulla fronte, le mani tremanti, le parole nervose…per farla breve, il dramma.

Non ho trovato particolari note di merito, o meglio, come ogni via di mezzo è difficile da descrivere.
Non siamo certo davanti a un brutto film, ma il difetto maggiore di September 5 è che risulta noiosamente normale. Non spicca, neanche per i suoi difetti.

Gli attori protagonisti Peter Sarsgaard, John Magaro, Leonie Benesch e Ben Chaplin sono giusti per il ruolo, ma potevano emergere di più se la sceneggiatura, che per mia sorpresa ha ricevuto una nomination agli Oscar, non fosse stata così insapore. Dei bei dialoghi avrebbero potuto elevare la drammaticità, o quantomeno scuotere l’interesse del pubblico più esigente, di quello che non si accontenta della minimalistica narrazione dei fatti.

Il film è, dunque, documentariamente neutro. Imparerete, se non altro, una pagina di storia.

a cura di
Benedetta D’Agostino

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