Emilia Perez: un’opera folgorante e fuori dai canoni

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Dopo un’ovazione di nove minuti al Festival di Cannes e la candidatura a ben 13 premi Oscar, si è capito che Emilia Perez, il nuovo film di Jacques Audiard, non è un film canonico. Un musical, ma anche un thriller, una rivendicazione di umanità in un mondo criminale e patriarcale che affligge un grande paese come il Messico.

Già con l’incipit, dove la praticante di uno studio legale Rita Mora Castro (Zoe Saldaña) appoggia la causa del suo capo, Emilia Perez ci cala nella sua atmosfera. Il brano di apertura, “El alegato”, è una aperta denuncia di un sopruso dettato dal potere che condiziona la giustizia e l’amore. La verità e la sottomissione di una donna che, malgrado il suo potenziale, è costretta a piegarsi alle logiche imposte. E questo potrebbe già bastare a creare una storia, ma poi arriva il colpo di scena. Il rapimento di Rita, ad opera del cartello capeggiato dal boss Juan “Manitas” Del Monte.

Insieme a lei ci troviamo immersi in un mondo oscuro e crudele, con sottofondi reggaeton sparati in fuoristrada enormi e la morte come elemento di normalità. Manitas guarda Rita negli occhi e le confessa che vuole cambiare sesso, lasciarsi alle spalle una vita fatta di violenza e sangue, per abbracciare il suo vero Io. Per farlo, però, ha bisogno del suo aiuto: deve trovare un medico che possa soddisfare il suo desiderio. Un aiuto che verrà profumatamente ricompensato. Manitas vuole iniziare una nuova vita, dimenticando morte e sofferenza.

Rita visita cliniche a Bangkok e Tel Aviv finché trova il medico giusto. Compiuta l’operazione, Manitas può finalmente abbracciare la vita che ha sempre voluto, nel corpo che ha sempre desiderato: quello di Emilia Perez. Da questo momento, Karla Sofia Gascon, attrice spagnola transgender, diventa corpo e anima del film. Detta le leggi di un percorso che unisce passione e amore, si fa portavoce delle madri che aspettano figli e mariti scomparsi per mano del cartello. Una battaglia coraggiosa, in un mondo dove la corruzione dilaga soprattutto fra i potenti, disposti a finanziare la causa per lavare la coscienza.

Ma c’è un prezzo da pagare: la moglie Jessi (Selena Gomez) e i due figli non potranno vederlo mai più. Anni dopo, Emilia sente il bisogno di riavvicinarsi ai suoi affetti e chiede nuovamente aiuto a Rita, che da questo momento diviene confidente e amica, collega e braccio destro. L’impazienza di Jessi e dei figli, costretti a vivere in un regno dorato e fittizio, sarà però causa di altri problemi.

È bellezza che incanta quella delle donne protagoniste, come una vecchia foto di Tina Modotti che acquista vita e colore. Un film che passa dal buio inquietante dei cartelli ai colori accesi, come a ricercare nuova linfa. Jaques Audiard, coadiuvato dal direttore della fotografia Paul Guilhaume, ci conducono in questo viaggio di passione che risorge. Amore cantato, denuncia di una condizione di soprusi e abusi, identità di genere come baluardo di una nuova linfa di amore. Il lavoro certosino delle musiche della musicista francese Camille con la colonna sonora diretta da Clément Docul rafforza le tematiche del film in una nuova veste.

Emilia Perez è un film coraggioso, che vuole quasi sfidare l’immobilismo dettato dal terrore presente in Messico. Capovolge il genere, creando un personaggio che va controcorrente rispetto ai canoni. Jacques Audiard sa destreggiarsi fra il thriller e il musical senza creare una parodia benevola. Non risparmia scene forti e momenti di commozione autentica, il tutto mescolato in salsa piccante, rossa come il completo con cui Zoe Saldaña balla con eleganza strabiliante.

Emilia Perez, diventato uno dei film stranieri più nominati agli Oscar, sta ricevendo molte critiche. Riviste prestigiose, come The Guardian, accusano il film di avere volutamente scelto un tema che favorisca gli Oscar. Altri invece, ne lodano la realizzazione. Come James Cameron, che lo ha eletto miglior film del 2024.

Sarà la premiazione degli Oscar 2025 prevista per il 2 marzo a decretarne il destino definitivo. Noi intanto vi consigliamo la visione di un film fuori dai canoni comuni, impetuoso e affascinante che non vi lascerà indifferenti.

a cura di
Beppe Ardito

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di Beppe Ardito

Da sempre la musica è stata la mia "way of life". Cantata, suonata, scritta, elemento vitale per ridare lustro a una vita mediocre. Non solo. Anche il cinema accompagna la mia vita da quando, già da bambino, mi avventuravo nelle sale cinematografiche. Cerco di scrivere, con passione e trasporto, spinto dall'eternità illusione che un mondo di bellezza è possibile.

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