La storia di Bob Dylan prende nuova vita a partire dal 23 Gennaio in A Complete Unknown grazie all’intensità di Timothée Chalamet e alla regia audace di James Mangold. Un ritratto di un’icona che ha portato la musica folk americana ai massimi livelli, estrapolandone una versione nuova per l’epoca e originale, osando spingersi oltre i limiti.
A Complete Unknown è un racconto dettagliato, che ci presenta gli anni ‘60 con le sue battaglie e i suoi timori, e che esplora gli anni formativi di Bob Dylan: il momento cruciale in cui abbracciò l’elettronica, trasformando il folk tradizionale e sfidando le aspettative del pubblico, per diventare una delle figure più rivoluzionarie della storia della musica.
La storia convenzionale
James Mangold opta per un approccio classico e rispettoso in A complete Unknown, scegliendo di raccontare la storia di Bob Dylan attraverso una narrazione fedele ai canoni del biopic: la parabola del giovane talento che conquista il successo, che si sente schiacciato dalle aspettative e decide di cambiare, trovandosi in conflitto con un pubblico e un ambiente musicale che lo vorrebbero sempre uguale. Un racconto che si sviluppa secondo linee ben collaudate e sicure.
Mangold costruisce un racconto solido e appassionato, e fortemente ancorato a un senso di riverenza che, pur celebrando Dylan, preferisce accettare e non scavare per metterne in discussione le complessità, accettando la stessa tacita richiesta di un Bob Dylan che non ha mai desiderato scoprirsi del tutto.
Timothée Chalamet, con un’interpretazione studiata nei minimi dettagli, si immerge con maestria nel ruolo, offrendo un ritratto autentico e fedele, in sintonia con l’intento rispettoso del film, senza mai tradire la figura leggendaria che rappresenta.
Le musiche originali: il 10+ del film
Il maggior punto di forza di A complete Unknown sono ovviamente le canzoni, cantate e suonate da un Timothée Chalamet eccelso. Per incarnare Bob Dylan, l’attore ha intrapreso un intenso percorso di preparazione, dedicando cinque anni allo studio del canto, della chitarra e dell’armonica per eseguire dal vivo le performance musicali nel film.

La colonna sonora, pubblicata il 20 dicembre 2024, include 23 tracce che spaziano dai celebri brani di Dylan, come Like a Rolling Stone e The Times They Are a-Changin’, a duetti con Monica Barbaro nel ruolo di Joan Baez. L’impegno di Chalamet nel riprodurre fedelmente le esibizioni di Dylan aggiunge autenticità al film, offrendo agli spettatori un’esperienza musicale coinvolgente che celebra l’eredità artistica del leggendario cantautore.
L’inconoscibilità di Bob Dylan
La regia di James Mangold e l’interpretazione di Timothée Chalamet abbracciano una sorta di superficialità consapevole, una scelta narrativa che riflette l’essenza elusiva di Bob Dylan: il film accenna ai momenti chiave della sua trasformazione artistica, senza mai scavare troppo a fondo, rispettando il desiderio dello stesso Dylan di sfuggire a ogni tentativo di definizione o comprensione completa.
Questa distanza voluta, più evocativa che rivelatrice, diventa parte integrante del fascino del racconto: l’idea che Dylan non possa essere pienamente conosciuto perché non ha mai permesso a nessuno di afferrarlo del tutto. È un ritratto che accetta il mistero come parte della sua natura, celebrando l’inafferrabilità di un artista, che ha fatto della continua reinvenzione il cuore della propria leggenda.
La storia è Bob
L’approccio di Mangold al racconto di Bob Dylan…è Bob Dylan. E’ il ragazzo che si inventa di aver lavorato al circo, di aver tratto ispirazione dai suoi colleghi circensi, il giovane che si crea un altro nome e un’altra storia, rifiutando perfino di etichettare qualsiasi cosa.
Il film non cerca di approfondire dettagli biografici o spiegare l’artista, ma si muove sulla superficie di ciò che Dylan ha scelto di essere: un enigma in costante trasformazione, definito più dalle maschere che indossa che da una verità univoca.
Non c’è amore perché non c’è profondità

In A Complete Unknown, sulla falsa riga dell’approccio fedele che permea tutta l’opera, anche parlando della sfera sentimentale, l’amore non è mai un rifugio o una via di accesso al cuore di Bob Dylan, ma un terreno sfuggente e inaccessibile. Il film riflette questa distanza emotiva, dove non c’è una storia romantica in cui potersi rispecchiare o a cui appassionarsi, perché Dylan non si concede mai veramente. Non si lascia conoscere, non permette a chi lo ama di entrare nel suo mondo o di potersi dare a lui completamente.
Questo crea fratture dolorose, come quella con Sylvie, che sceglie di non restare accanto a un uomo inafferrabile, e una relazione tormentata con Joan Baez, che si ritrova smarrita e impotente di fronte a una figura che sfugge continuamente a ogni legame affettivo. Questa mancanza di ancoraggio emotivo è parte integrante del fascino e della frustrazione del personaggio, rendendo il racconto un ritratto di solitudine e distanza, più che di connessione umana.

Il film ti lascia con l’amaro in bocca, come quando incontri una persona affascinante, che ammiri, ma che non riesci a comprendere completamente: non riesci ad entrare davvero nel suo mondo, ti manca quel tassello, quella connessione che ti farebbe dire di averla conosciuta veramente.
Ed è proprio questo il genio del film: Mangold ti fa sentire esattamente come ci si sente di fronte a Bob Dylan.
A Complete Unknown è diretto da James Mangold, con Timothée Chalamet nel ruolo di Bob Dylan, Monica Barbaro nei panni di Joan Baez e Edward Norton come Pete Seeger. Il film sarà distribuito nei cinema da Searchlight Pictures a partire dal 23 gennaio 2025.
a cura di
Michela Besacchi
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