“Nosferatu” – la recensione in anteprima del remake di Robert Eggers (spoiler)

“Nosferatu” – la recensione in anteprima del remake di Robert Eggers (spoiler)
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In uscita in anteprima nazionale oggi, martedì 31 dicembre, e in tutte le sale da domani, arriva finalmente al cinema “Nosferatu”, il remake dell’omonima pellicola del 1922 diretto dall’indiscusso re dell’horror, Robert Eggers. Noi di The Soundcheck abbiamo visto in anteprima il film e ve ne parliamo qui, in questo articolo

“Come to me, 
come to me, 
hear my call.”

Una macabra litania, una preghiera a mani giunte, un lusinghevole invito, una suadente invocazione al Male. 

Dalle tenebre di un aldilà senza tempo, la risposta ad Ellen Hutter non tarda ad arrivare. Sotto il pallido chiarore lunare il Conte Orlok si risveglia e fa sua la giovane, caduta vittima di quella voce di Morte. 
Un patto indissolubile è stato stretto, al quale Ellen mai potrà sottrarsi. 

Lei, l’Unica. Sua sposa per l’Eternità. 

Il mito di Nosferatu 

Considerato ormai da tempo un classico cinematografico del genere horror, Nosferatu trae in realtà le sue origini dal celebre romanzo di Bram Stoker, Dracula, da cui riprende trama e personaggi

Realizzato per la prima volta nel 1922 da Friedrich Wilhelm Murnau come film muto, la pellicola della Prana-Film andò incontro per questo motivo ad una lunga battaglia legale contro la vedova Stoker, a seguito della quale la casa di produzione, ormai fallita e senza possibilità di risarcimento, si vide costretta a distruggere tutte le copie dell’opera. Tuttavia alcune di esse, circolate in precedenza, sopravvissero in Francia e in Germania, rendendone così possibile il successivo recupero

A seguito di un restauro estremamente complesso a causa dell’unione di numerosi frammenti provenienti dalle copie rimaste, la pellicola si presenta a noi oggi come un cult indiscusso del genere. Un modello a cui guardare, che ha ispirato profondamente Eggers nel corso della sua carriera. 

Grande ammiratore della pellicola fin da bambino, il regista ha infatti da sempre nutrito il desiderio di realizzare una sua versione di questa storia, iniziando la stesura di un copione teatrale già al liceo con la compagna di scuola Ashley Kelly-Tata. Tale progetto fu subito notato da Edouard Langlois (direttore artistico dell‘Edwin Booth Theatre di Dover), che permise ai due studenti di produrre l’opera nel suo spazio, in un’esperienza magica che rivelò ad Eggers qualcosa di più: il suo futuro come regista. 

Abbandonato e ripreso più volte, il progetto del remake di Nosferatu ha visto la luce solo il 20 febbraio 2023, dopo uno scrupoloso lavoro di riscrittura della vicenda classica e un’attenta ricerca folkloristica sui vampiri e sull’occulto. 

Rituali, simboli e leggende si intrecciano sul grande schermo, trasportando lo spettatore e i personaggi in una dimensione incerta, al confine tra sogno e realtà. 

“Ho finito per scrivere un racconto con ampi retroscena e sequenze che sapevo non sarebbero mai apparse nel film, semplicemente per capire perché “Nosferatu” dovesse essere raccontato di nuovo. Ho dovuto riscrivere quel racconto per farlo mio”.

Robert Eggers 

Regia e fotografia: la visione di Eggers 

Con Nosferatu, Eggers racconta la sua versione di una fiaba dark, una Bella e la Bestia priva di qualsiasi lieto fine, un racconto folkloristico che affonda le sue radici in una tradizione tanto antica quanto oscura. 

Il regista parte ancora una volta da una dimensione onirica, in cui i personaggi sprofondano piano piano, come sospesi tra il sonno e la veglia. 

Incubi, sogni e presagi.
Incantesimi, possessioni e malefici. 

Più si ci avvicina al castello, più il confine tra sogno e realtà svanisce: la presenza potente e sinistra del Conte Orlok sovrasta tutto, squarciando la notte. Invadendo gli spazi più angusti della mente con artifici e stregonerie, la confina in un labirinto di ombre, presagi ed oscurità.
Il patto deve essere rispettato e Nosferatu farà tutto ciò che è in suo potere perché questo accada. 

Man mano che Thomas si avvicina al castello, le sequenze si fanno sempre più rapide e confuse, come in preda ad un brutto sogno difficile da ricordare. Un incubo spaventoso, svanito alle prime luci dell’alba, di cui non rimane nulla, eccetto due cicatrici incise sul cuore. 

Trascinato nelle sue spirali e nei suoi deliri, lo spettatore è calato in una narrazione totalmente immersiva, fatta di numerosi primi piani su oggetti chiave (come il ciondolo o il contratto da firmare) che ci mostrano la scena dal punto di vista di Thomas, facendoci provare le sue stesse sensazioni. Disorientamento, perplessità, scetticismo e, infine, terrore: il suo volto intriso di sudore, in preda al panico mentre gli si rivela davanti agli occhi la vera identità del Conte Orlok. 

Le scene guidano lo spettatore tra lande desolate e radure infestate, a conoscenza di luoghi, personaggi e leggende. Con scatti fulminei e accelerazioni improvvise, la cinepresa si muove veloce dentro le rovine del castello e negli incubi del signor Hutter, rendendo lo spettatore vittima dello stesso sortilegio che affligge l’uomo. 

Non manca la grande accuratezza storica tipica dei film di Eggers, che ci riporta tra le strade di Wisborg, nel lontano 1838. L’attenzione al dettaglio è sorprendente e si riflette non solo su una scenografia realisticamente gotica, ma anche nella caratterizzazione e nei costumi dei personaggi, che rivelano la loro storia, la loro vita e lo status sociale a cui appartengono

La fotografia è fredda e glaciale, con una predominanza indiscussa del blu, su tutti gli altri colori, in grado di evocare un’atmosfera di sofferenza e di morte tipica dei racconti folkloristici. 

Girato su pellicola da 35 mm con l’utilizzo degli obiettivi speciali Dagor e Baltar ed un’estetica che guarda al design degli obiettivi dei banchi ottici del XIX secolo, il film si pone come obiettivo quello di riprodurre il pallido bagliore lunare tanto caratteristico delle storie del terrore, qui estremamente desaturato e molto vicino al bianco e nero.

L’effetto è stato ottenuto da Jarin Blaschke con l’utilizzo di un obiettivo ad alta velocità e della luce della fiamma delle candele, aggiunte fino al raggiungimento della giusta esposizione. 

“Se si facesse apparire la luce lunare come quella reale, non si riuscirebbero a leggere i volti delle persone e a raccontare la storia. Si trattava di cavalcare quel limite in cui puoi raccontare la storia del film, ma anche crederci e far sì che si percepisse come il chiaro di luna alla vista. Quello era un gioco di equilibri”.

Jarin Blaschke

Il personaggio chiave di Ellen Hutter

A livello visivo, il Nosferatu di Robert Eggers parte dalla tradizione, omaggiando più volte il vampiro del ‘22: una mano si allunga sui tetti nella notte, striscia sui muri ed entra nelle case, portando con sé terrore e morte.
La moglie di Thomas annusa i fiori di campo, un gentile omaggio del marito: “Perché li hai distrutti?”, gli chiede tristemente. 

Tuttavia, il regista non si limita a riprodurre fedelmente una storia già nota, ma la arricchisce di numerosi dettagli, variandone alcuni aspetti essenziali che le conferiscono un’anima e una visione del tutto nuova.

Come il ruolo di Ellen, tramutata qui in una figura chiave dotata di un ampio raggio di azione. Un personaggio attivo che, nonostante le avversità, sceglie e agisce (sempre entro certi limiti) secondo la propria volontà; una giovane moglie vittima dei pregiudizi di una società che non vuole credere alle visioni e alle “isteriche manie di protagonismo” di una donna sola

“Come evoluzione della storia, la cosa più significativa è che questo è il film di Ellen. È una vittima non solo del vampiro, ma anche della società del diciannovesimo secolo. […] Questa è la storia di Ellen. C’è un prologo che inizia con la sua infanzia e un’inquietudine inspiegabile, ma terrificante”. 

Robert Eggers 

Ellen è il perno della storia, vittima ed eroina, ma anche carnefice nella sua veste di seduttrice. La sua anima è scissa in un forte conflitto interiore, attratta da quelle tenebre a cui si è legata. 

Una “sacerdotessa di Iside” in un’altra vita, una sirena ed incantatrice di mostri in questa. 

Perché è proprio da Ellen che questa storia ha inizio. 
Ed è con lei che si conclude, nell’atto finale.
Al sorgere di un nuovo giorno, in un abbraccio eterno: così finisce la storia di Ellen Hutter, la vera protagonista di Nosferatu. 

Nosferatu

Un altro aspetto che differisce dal cult del ‘22 è sicuramente la rappresentazione di Nosferatu, estremamente diverso per estetica e caratterizzazione. 

Sebbene il Conte Orlok entri in scena a metà film, la sua presenza pervade lo schermo fin dai primissimi minuti, evocata dalla preghiera di Ellen, dagli incubi e dai sinistri presagi di morte. La sua identità rimane a lungo avvolta nel mistero, anche all’arrivo al castello di Hutter, che non riesce mai a scorgere distintamente il suo ospite in faccia. 

Il remake di Eggers parte in primis dai personaggi e in particolare dal suo Nosferatu, che si distacca nettamente dalle versioni precedenti e dalla figura del vampiro che tanto è andata di moda in questi ultimi tempi.

Egli è una creatura del male, portatrice di malattia e di morte: un aspetto da tempo dimenticato, che il regista desiderava riportare alla luce più di ogni altra cosa. 
Nel Conte Orlok c’è tutta la brutalità e la violenza di una bestia. Egli è il Male più assoluto, dinnanzi al quale anche la più flebile speranza vacilla.

La sua caratterizzazione estetica è frutto di un accurato studio della decomposizione di corpi ed ossa, nonché di numerose immagini e dipinti, anche di nobili dell’epoca. Questi elementi, uniti all’incredibile lavoro svolto da Skarsgård nella ricerca della tonalità di voce perfetta – bassa, gutturale e “il più profonda possibile” -, hanno dato vita ad un Signore del Male completamente diverso, per il quale il regista ha addirittura “reinventato” il morso del vampiro, che non azzanna più le sue vittime alla gola ma le colpisce direttamente al petto. 

“Ovviamente non si può perforare lo sterno, quindi non ha senso. Ha molto più senso bere il sangue di qualcuno dal collo. Ma nel folklore, quando le persone sperimentano attacchi vampireschi, dichiarano di sentire un’oppressione (la paralisi del sonno) al petto, quindi la gente lo interpreta come un vampiro che beve sangue dal petto”.

Robert Eggers

Pur conservando un elevato grado di brutalità, però, Eggers dona al protagonista della sua opera una maligna sensualità, perversa e travolgente. Quella capacità di suscitare in chi lo guarda – che si tratti di Ellen o dello stesso spettatore – disgusto e repulsione, ma contemporaneamente anche un certo grado di fatale attrazione. 

“Il vampiro popolare non è un affascinante seduttore in smoking, né un eroe brillante e meditabondo. Il vampiro popolare incarna la malattia, la morte e il sesso in un modo vile, brutale e spietato. Ebbene, questo è il vampiro che volevo riesumare per il pubblico di oggi.”

Robert Eggers

Un film consigliato? 

Dopo The Northman, Robert Eggers torna finalmente in sala con la sua versione di Nosferatu, un horror sessuale e violento, frutto della sua personalissima visione. Un film che, sebbene lontanissimo dall’opera cult di Murnau, riesce comunque a stupire, a riprova dell’enorme talento di questo regista.

Siete pronti a sprofondare in un incubo? A riscoprire la leggenda del vampiro più famoso della Storia del Cinema?
Preparatevi a partire con Thomas in un viaggio infernale, fatto di miti e leggende ormai dimenticate. Tra castelli infestati e tombe scoperchiate, smarritevi in un lungo sogno senza fine, dove follia e perversione si uniscono, urlando.

Il Male sta arrivando e porta un solo nome.
Nosferatu.

a cura di
Maria Chiara Conforti

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