“Il ragazzo dai pantaloni rosa”: un omaggio al piccolo grande Andrea
Il 7 novembre è uscito nelle sale italiane il nuovo film di Margherita Ferri, dal titolo: Il ragazzo dai pantaloni rosa. La pellicola è ispirata alla storia vera di Andrea Spezzacatena, tratta dal libro scritto dalla madre, Teresa Manes. Andrea è un ragazzo di quindici anni, vittima di bullismo. Il film attualmente proiettato nelle sale italiane, sta commuovendo e scuotendo le coscienze degli spettatori.
Il ragazzo dai pantaloni rosa racconta con estrema delicatezza e realismo la vicenda di un adolescente come tanti, di nome Andrea, alle prese con i suoi sogni, i primi amori e le difficoltà che l’età adolescenziale presenta.
Sinossi
Andrea (Samuele Carrino) stesso è la voce narrante della sua storia. «Oggi avrei 27 anni, ogni tanto mi chiedo come sarebbe andata la mia vita», ci dice lui stesso nelle scene iniziali della pellicola. Ha una grande passione per lo studio e per il canto e ciò gli consente di superare le selezioni di una prestigiosa scuola in cui può realizzare il suo sogno.
Potrà addirittura cantare in un coro per Il Santo Padre. Ha un bellissimo rapporto con la madre (Claudia Pandolfi). Purtroppo, però, è proprio all’interno di questa scuola che conoscerà un compagno di nome Christian (Andrea Arru), che a causa dell’invidia provata nei confronti del brillante Andrea, gli renderà la vita impossibile, prendendo come pretesto fittizio, il fatto che Andrea indossi pantaloni di colore rosa.
Andrea
Andrea vive in un mondo tutto suo, colorato, fatto di musica e spensieratezza, è un ragazzo molto sensibile. Uno di quelli che amano la vita e che hanno tanto da dare agli altri. Ha uno splendido rapporto con la madre, ma ha sofferto molto per la separazione dei genitori. La vita dell’adolescente sembra scorrere in maniera normalissima, fino a quando qualcuno non decide che quel ragazzo è “diverso”, non è come tutti gli altri, perché non è capace di uniformarsi alla massa.
Andrea è un ragazzo studioso ed eclettico, disponibile e gentile nei confronti degli altri. Questa sua caratteristica viene vista come una debolezza, come anche del resto la scelta di indossare dei pantaloni rosa, stinti per sbaglio in lavatrice dalla madre. Viene etichettato come omosessuale, per la sua grande sensibilità, empatia, per un “colore sbagliato“.
Ma può un colore definirci? Ebbene sì, se lo decide una maggioranza di studenti che intravede nella diversità di un ragazzo qualcosa di strano, qualcosa che fa paura. Perché i bulli aggrediscono per paura. Da quel momento la vita del ragazzo diventa un inferno e nemmeno la sua migliore amica, interpretata da Sara Ciocca, di cui il ragazzo si era innamorato, riesce a difenderlo.
Bullismo e solitudine
Il ragazzo dai pantaloni rosa analizza in maniera egregia il contesto in cui si verificano gli atti persecutori nei confronti di Andrea. Il ragazzo diventa il capro espiatorio delle infelicità altrui, in particolare di quello che lui credeva essere il suo migliore amico: Christian.
All’apparenza di bell’aspetto e corteggiato dalle ragazze della scuola, Christian è un ragazzo molto solo ed arrabbiato. Anche lui come Andrea ha vissuto la separazione dei genitori, ma reagisce in mondo diverso. Proietta tutta la sua rabbia all’esterno, nei confronti del compagno. Racconta a tutti la confessione che il Andrea gli ha fatto: ha bagnato il letto perché sta soffrendo per la separazione dei genitori. Invece di custodire questo segreto, si fa beffe di lui.
Christian però non ha quasi nulla di cui essere felice. Non è particolarmente dotato nel canto, ha voti pessimi e riesce ad avere un miglioramento solo grazie all’aiuto di Andrea. L’unica materia in cui riesce ad eccellere è l’educazione fisica.
Si parla tantissimo di bullismo, di vittime dei bulli, ma non sempre ci si sofferma sulle cause che lo provocano. Il ragazzo dai pantaloni rosa lo analizza pienamente. La pellicola ci racconta non solo l’evoluzione del protagonista, ma anche quella dell’antagonista della storia. Seppur accomunati dalla stessa esperienza, Christian cerca di far pagare in tutti i modi ad Andrea ciò che lui non riesce ad essere. Alla base del bullismo non c’è solo l’invidia, ma anche un’aggressività repressa. Al tempo stesso però il bullo, nonostante sia circondato da amici, è solo come il protagonista.
Il cyberbullismo
Il bullismo che subisce il protagonista non è semplicemente quello che avviene nei corridoi, nei bagni della scuola, ma anche su internet. Il film, infatti, parla anche di cyberbullismo. Una piaga che sta sempre più avvelenando la nostra società. Le aggressioni che subisce Andea diventano sempre più frequenti, passando dal reale al virtuale.
Si pensa che un commento lasciato qua e là sul web possa fare meno male di un pugno in faccia, eppure l’effetto è lo stesso, ma la scala su cui propaga è molto più vasta. Ma cos’è che spinge una persona a denigrare l’immagine di un’altra sul web? Avere potere e controllo sull’altro. La regista Margherita Ferri lo descrive nella scena del pestaggio perpetrato nei confronti del protagonista, dove tutti guardano, filmano divertiti la scena, ma quasi nessuno interviene. Lo evidenzia raccontando del gruppo Facebook che era stato creato per schernire Andrea, chiamato proprio “Il ragazzo dai pantaloni rosa”.
Esiste un modello di mascolinità?
La storia di Andrea fa da ponte per raccontarci il modello di mascolinità. Il protagonista non è considerato dalla maggioranza come un ragazzo virile a tutti gli effetti. Non è considerato come una persona, bensì un oggetto. Il suo eccentrico modo di vestire, la sua empatia e delicatezza non sono sintomi della mascolinità, così come piace alla maggioranza. Di contro, il suo antagonista, più prepotente e sicuro, viene considerato il cosiddetto” maschio alfa”. Eppure, a tratti, ha egli stesso dei dubbi sulla sua sessualità.
Eppure non è così. Chi lo ha detto che per essere dei veri uomini bisogna avere solo determinate caratteristiche? A tutt’oggi, ancora si discute a tutti i livelli, adolescenziali e adulti, sui comportamenti maschili e femminili, che possano rafforzare o diminuire l’identità di un genere. Perché etichettare qualcuno come lesbica o gay ha ancora uno stupido e retrogrado affascinante potere.
Il cast
Straordinaria l’interpretazione di Samuele Carrino che riesce perfettamente ad incarnare l’anima sensibile di Andrea. Bravissima anche Claudia Pandolfi, che interpreta Teresa, la madre del ragazzo. Andrea Arru interpreta il ruolo del bullo Christian, che è talmente bravo da suscitare rabbia nei confronti di chi osserva il suo comportamento. Tra gli altri attori del cast abbiamo Sara Ciocca, Claudio Fortuna.
Ve lo consigliamo?
Il ragazzo dai pantaloni rosa è un film che va assolutamente visto. È una pellicola forte e toccante. La regista ha voluto rendere omaggio ad uno splendido ragazzo, che aveva ancora tanto da dare alla società. Ma Andrea non deve essere considerato un martire, un debole, una vittima di un gioco perverso di bulli, ma un esempio di vita.
Il ragazzo, indossando quei pantaloni rosa, ha sfidato un sistema fatto di regole e vecchi retaggi culturali, che non dovrebbero essere accettati. Ha fatto capire che si può lasciare un segno, anche vivendo una profonda solitudine. Dedichiamo questa recensione ad Andrea e a tutti i ragazzi che stanno vivendo la sua stessa situazione, lasciando un messaggio di incoraggiamento a superare gli ostacoli, affinché combattano quelle parole vissute come lame:
a cura di
Maria Raffaella Primerano
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