“The Substance” – La recensione in anteprima

“The Substance” – La recensione in anteprima
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Dopo l’anteprima al festival del cinema di Cannes, dove ha ricevuto il premio come miglior sceneggiatura, The Substance arriva alla Festa del Cinema di Roma per invadere l’Italia e un pubblico spesso difficile.

The Substance arriva nel nostro paese dopo un attesa di diversi mesi rispetto alla prima proiezione europea e già dal primo trailer, uscito nelle sale a luglio, l’interesse creatosi attorno a questa pellicola è stato ampio grazie un comparto visivo impattante e non solo.

Ammetto di essere stato uno di quegli spettatori che rimase subito colpito dai quei primi 2 minuti di trailer passato sugli schermi, ma proprio per questo motivo ho cercato in questi mesi di non farmi intercettare dagli spoiler per arrivare alla visione senza aspettative eccessive.

Se già il teaser è stata una buona base, è il cast ad avermi fatto drizzare le antenne visto l’atteso ritorno sul grande schermo di Demi Moore, dopo un periodo di appannamento, Dennis Quaid e l’astro nascente Margaret Qualley.

Grazie ad I Wonder Pictures ho avuto l’occasione di poter vedere in anteprima il film e diventare un vino che decanta per snocciolare tutti i dubbi e i pensieri che The Substance mi ha lasciato in 2 ore e venti minuti di pellicola.

Il bello oltre tutto

Hollywood Walk of Fame, Elisabeth Sparkle (Demi Moore) vede la sua stella scintillante essere appoggiata sulla via della gloria. Dopo aver vinto un Premio Oscar è diventata la regina indiscussa del piccolo schermo con un suo programma televisivo a tema Aerobica (quel vago sentore di Jane Fonda nell’aria è palpabile).

Tutto cambia quando la lancetta inesorabile dell’orologio segna i 50 anni. Sparkle è troppo vecchia per rimanere davanti alla cinepresa e nella più totale tracotanza scenica Harvey (Dennis Quaid), il capo di Elizabeth, la licenzia nel corso di una cena che Bacco levati.

Un fortuito incidente automobilistico darà una svolta alla vita della nostra protagonista, incuriosita da un infermiere e da una fantomatica sostanza che potrebbe portarla ad una versione migliore di lei.

Questo è l’impulso per l’inizio di una nuova storia che porterà in campo Sue (Margaret Qualley), la famosa versione più giovane e migliore di Elizabeth. Un dualismo tra due persone che sono al continuo inseguimento della bellezza, intesa come perfezione estetica, assecondata dalla continua necessità di apparire ed essere una star.

Il mostro è dentro di noi

La regista francese Coralie Fargeat, dopo l’eccellente Revenge che ha attratto parecchio interesse alla sua uscita visti i temi trattati e resi su pellicola, torna sul grande schermo con un film che è assolutamente fuori di testa.

L’utilizzo di tecniche come la plongée, unite a rimandi ai grandi registi del passato come i corridoi di Kubrick o richiami agli horror splatter di serie B degli anni ’80, donano al film un essenza grottesca e tendente all’assurdo.

La fotografia riesce ad essere ineccepibile, dando il giusto ritmo con scene distopiche e colori talvolta cupi, talvolta esagerati. L’eccesso corre lungo tutto il film, portando a scene comiche, altre ai limiti del verosimile.

Diventa difficile, quindi, inquadrare il film nel genere Horror. Può essere più considerato come una commedia drammatico-grottesca, un diretto discendente di La morte ti fa bella di Zemeckis che creò scalpore a metà degli anni ’90.

I temi principali del film sono due e trattati con decisione ed in maniera diretta: la ricerca continua della bellezza e la vendetta.

Per il primo si punta principalmente al rapporto con la bellezza e l’età, che produce conflitti all’interno di tutti noi. Pur avendo la consapevolezza del tempo che avanza, c’è una parte del nostro essere che cerca di contrastare questa verità, creando un mostro interiore che a volte si esteriorizza con la chirurgia plastica (non sempre riuscita).

Per quanto riguarda il secondo aspetto viene trattato nella maniera più subdola, si inizia con la vendetta verso chi esclude Elizabeth per colpa dell’età, per poi trasformarsi in una vendetta verso il proprio io e verso quello che si è stati attraverso la sostanza.

Entrambi i temi portano ad un grosso dilemma morale, anche all’interno dello spettatore, creando empatia nei confronti delle protagoniste che diventano sempre più umane.

Una stella è per sempre

The Substance è un film che fa ragionare e non lo si capisce subito, i temi trattati sono profondi e di assoluta attualità, ma lo svolgimento del film può portare sul binario sbagliato la nostra mente.

É un film che prima di essere giudicato va fatto decantare nella mente come un buon vino rosso che si deve bere dopo che ha respirato, se no il rischio è di avere giudizi affrettati che faranno considerare il film come deludente, un po’ com’è successo a me, ma ragionandoci a freddo il mio pensiero è cambiato completamente.

Oltre ad una regia di assoluto livello, dobbiamo fare un plauso a Coralie Fargeat che ha dato una dimensione psichedelica al film. L’interpretazione magistrale di Demi Moore e Margaret Qualley ha restituito alla pellicola uno spessore difficilmente ritrovabile nel genere, dimostrando una volta di più che sia la vecchia che la nuova generazione di attrici possono coesistere dandosi man forte l’un l’altra.

Una pellicola assolutamente consigliata ad un ampio spettro di pubblico, col presupposto che si capisca che di fronte non si ha un horror in senso lato, ma un film dove l’orrore è una componente collaterale che viene esternata anche in cose comuni, e non per forza una ricerca dello spavento attraverso jump scare.

a cura di
Andrea Munaretto

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Andrea Munaretto

Nato nell'84 e fin da quando avevo 4 anni la macchina fotografica è diventata un'estensione della mia mano destra. Appassionato di Viaggi, Musica e Fotografia; dopo aver visitato mezzo mondo adesso faccio foto a concerti ed eventi musicali (perché se cantassi non mi ascolterebbe nessuno) e recensisco le pellicole cinematografiche esprimendo il mio pensiero come il famoso filtro blu di Schopenhauer

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