Milan, Fonseca è un signore del calcio e merita più rispetto

Milan, Fonseca è un signore del calcio e merita più rispetto
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Sta per tornare la Serie A e il Milan torna in campo dopo la sconfitta subita a Firenze, nella quale si sono delegittimate un’altra volta l’autorità e l’autorevolezza di mister Fonseca, un signore del calcio che meriterebbe un po’ più di rispetto.

Sta per tornare il campionato e con esso tutte le dinamiche di campo (e non) che coinvolgono la Serie A. Il Milan ha iniziato la stagione con qualche turbolenza: la scelta di affidare a lui l’eredità del ciclo di Pioli non ha entusiasmato la piazza (per usare un eufemismo) e iniziare a lavorare con una buona parte dei tifosi contro non è mai il massimo.

Hanno iniziato a lanciare l’hashtag #fonsecaout ancor prima che iniziassero le partite ufficiali, sono piovuti insulti e offese. Non certo il clima ideale per far partire un ciclo.

Non solo i tifosi, ma anche la stampa

Paulo Fonseca è stato trattato come il capo degli stupidi, siamo sinceri.
Tifosi ma non solo, anche ai microfoni di emittenti TV ha subito un trattamento non proprio encomiabile, come aveva sottolineato già Emanuele Atturo sull’Ultimo Uomo il 20 settembre scorso. Non c’è verso: pare che il mister portoghese sia un incompetente a priori, a prescindere da tutto.

Un pregiudizio che sta a lui dover smontare e che aggiunge difficoltà ad una sfida che già di suo non è per nulla semplice. Il derby vinto lo ha fatto passare da rincitrullito a santone, salvo poi ritornare ad essere un rimbambito dopo la sconfitta col Bayer Leverkusen e soprattutto la Fiorentina.

Una “umoralità” del genere non è anomala nel mondo del calcio e se c’è una cosa certa è che non faccia il bene della squadra. 

Una congiura che coinvolge tutti

Fossero “solo” tifosi e giornalisti il problema, sarebbe anche bene. Per modo di dire.
Eppure restano impressi nella mente Rafa Leao e Theo Hernandez che durante il cooling break contro la Lazio hanno delegittimato l’autorità e l’autorevolezza del mister restandosene per i fatti loro mentre il portoghese impartiva istruzioni alla squadra.

C’è chi ha provato a fare il pompiere dicendo che i due giocatori, entrati da poco, fossero già stati istruiti da Fonseca e per questo erano già allineati con il mister.

Ma è una teoria che è stata smontata subito dal fatto che Tammy Abraham, subentrato come loro, non solo fosse andato a bordo campo con il resto della squadra, ma avesse anche cercato di chiamare i due “disertori” per farli aggregare agli altri.

Un brutto gesto, quello da parte del capitano e del top player della squadra (o presunto tale), che poteva anche finire nel dimenticatoio, se non fosse stato per la partita di Firenze. 

Due rigori assegnati, due rigoristi diversi e nessuno dei quali fosse quello designato da mister Fonseca. Prima Theo Hernandez (di nuovo lui…) e poi Tomori, che strappa il pallone dalle mani di Pulisic per darlo all’amico d’infanzia Abraham.

Posto il fatto che se i rigori fossero segnati probabilmente nessuno ne avrebbe fatto un caso.
La loro mancata trasformazione obbliga a mettere i giocatori sul banco degli imputati.
Il rigorista era Pulisic, il mister lo aveva deciso e la squadra lo aveva accettato. Salvo poi il cambio di idea di alcuni elementi della rosa.

La furia di Fonseca davanti alle telecamere di DAZN era il minimo, perché i giocatori rossoneri hanno delegittimato un’altra volta la sua figura all’interno dello spogliatoio.

Un signore del calcio

Forse Fonseca paga il fatto di essere un uomo buono, garbato, dai modi educati e composti ed è triste rendersi conto che educazione e gentilezza siano viste come debolezze dal mondo in cui viviamo. Ma tant’è.

L’unico auspicio in tal senso è che la forza dell’integrità di un signore del calcio qual è sempre stato Paolo Fonseca, possa scalfire questa percezione totalmente sballata e alterata da una concezione tossica di forza e risolutezza.

Questo a prescindere da discorsi tecnico-tattici che appartengono ad un piano argomentativo sul quale si può discutere e controbattere. Mentre discussioni e dibattiti sul rispetto da mostrare ad un professionista e ad un uomo che da parte sua non ne ha fatto mai mancare a nessuno, non dovrebbero neanche essere pensati. 

A cura di
Luca Vendrame

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Luca Vendrame

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