Chungking Express: un classico di Wong Kar-wai

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Grande classico del cinema di Wong Kar-wai e di Hong Kong, Chungking Express riesce a coniugare la fotografia di una città mossa da una caotica frenesia con uno stile narrativo sincero e reale, regalando un prodotto di valore internazionale

La storia intorno a Chungking Express, film più conosciuto e ricordato del regista di Hong Kong Wong Kar-Wai è particolarmente interessante, a partire dal fatto che analizzando la sua storia in retrospettiva, nonostante oggi appaia come il caposaldo dello stile cinematografico di Kar-wai, nel lontano 1994 esso sia passato un po’ in sordina all’occhio della critica.
Negli Stati Uniti ad esempio, il film una ha avuto distribuzione limitata nelle sale a partire dall’8 marzo 1996 solo grazie alla Rolling Thunder Pictures di Quentin Tarantino, che aveva scoperto il film due anni prima al Festival del cinema di Stoccolma, dove aveva concorso col suo Pulp Fiction.

Nonostante questo inizio a basso profilo, con la crescita del regista, in particolar modo con l’ingresso a Cannes con i suoi Happy Together e In The Mood For Love, anche Chungking Express riceverà di riflesso un enorme successo, iniziando a svettare in diverse classifiche fatte a posteriori da siti e magazine di critica cinematografica.
Chungking Express colpisce ancora oggi per l’incredibile freschezza espressiva, per quella fotografia ipercinetica di immagini sbavate e instabili; per essere al di fuori di qualsiasi canone narrativo, stilistico, di qualsiasi consolidata prassi di cinema. Una narrazione senza sceneggiatura, sulla base di suggestioni e improvvisazioni, senza costrizioni, senza nessun vincolo precostituito lo rendono reale, annullando le distanze tra te e lo schermo.

Il film

Il film si divide in due storie, nella prima l’agente di polizia numero 223, sancisce la rottura con la propria ragazza comprando un barattolo al giorno di ananas, uno dei cibi preferiti della ragazza, con la data di scadenza del 1° maggio, in quanto data del suo compleanno. Parallelamente una donna con una parrucca bionda cerca di sopravvivere nel mondo della droga dopo che un’operazione di contrabbando va a monte.

Il 1° maggio, l’agente avvicina la donna in un club. Tuttavia, lei è esausta e si addormenta in una stanza d’albergo, interrompendo l’incontro a metà. La storia termina con l’inizio di una nuova giornata dell’agente; Si sveglia per fare jogging e riceve un messaggio di auguri da parte della donna, dopodiché visita il suo solito chiosco, dove si scontra con l’ultima ragazza assunta, Faye.

Un altro agente di polizia, numero 663, sta affrontando la fine della sua relazione con un’hostess. Quando va al chiosco per prendere del cibo, Faye si innamora segretamente di lui. Un giorno, l’hostess va nel chiosco per lasciare una lettera contenente le chiavi del suo appartamento al proprietario, dicendogli di darla al poliziotto ma lui si rifiuta, chiedendo a Faye di tenere la lettera per lui. Così Faye usa le chiavi per entrare nell’appartamento, pulendolo e ridecorandolo.

Poco alla volta, gli stratagemmi aiutano il poliziotto a rallegrarsi: decide così di invitarla a cena, ma lei non si presenta; il proprietario del chiosco gli consegnerà una carta d’imbarco su un tovagliolo, al poliziotto, dicendogli che Faye sta partendo per la California. Un anno dopo Faye, ora assistente di volo, torna a Hong Kong nel chiosco e scopre che è stato venduto al poliziotto. Mentre sta per ripartire, lui le mostra la carta d’imbarco, piegata e rovinata, e lei decide di scrivergliene una nuova.

Conclusione

La forza del film risiede proprio nel contrasto tra lo stile fotografico, munito di riprese traballanti, rincorse e slowmotion, tutto mosso su uno sfondo carico di colori intensamente saturi, e lo stile narrativo fluido, spezzato ma molto umano e a tratti tenero, lasciando lo spettatore in un ambiente sognante.
Da non sottovalutare la scelta musicale, per il quale Kar-wai è sempre molto attento; grande fan della musica pop, anche in Chungking express compie scelte molto azzeccate: California Dreamin dei “The Mamas & The Papas” ad esempio traduce in maniera impeccabile il bisogno di fuggire dei protagonisti, ritratti in attimi di momentanea noia.

I personaggi non sono stereotipi e pur essendo bizzarri mantengono una certa autenticità, con le loro idiosincrasie e sfumature. La narrazione sembra andare a ruota libera, ma in realtà si lega in modo poetico e mostra la possibilità e l’esistenza di interazioni umane genuine persino nella realtà di un’oppressiva grande città. Il film è incentrato sulla connessione e su questa verità: le persone sono più complesse, meno superficiali ed egocentriche di quanto possano sembrare a prima vista.

A cura di
Simone Endo

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