“IN VIAGGIO NON PREGARE”: il podcast di Paolo Giordano, prodotto per Emergency, è on air

“IN VIAGGIO NON PREGARE”: il podcast di Paolo Giordano, prodotto per Emergency, è on air
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“IN VIAGGIO NON PREGARE”: il podcast di Paolo Giordano, prodotto da CHORA MEDIA per Emergency, è on air su tutte le piattaforme audio streaming. Presentato al Festival di Emergency a Reggio Emilia e disponibile su tutte le piattaforme audio streaming in 4 puntate, racconta una missione di ricerca e soccorso della nave Life Support dell’ONG

È disponibile su tutte le piattaforme audio streaming In viaggio non pregare: il podcast di Paolo Giordano prodotto da Chora Media per EMERGENCY, che racconta una missione della nave Search and rescue (Sar) dell’Ong nel Mediterraneo centrale. E proprio oggi il podcast, una serie in 4 puntate, è stato presentato al Festival dell’Ong a Reggio Emilia in un incontro con l’autore e con Luca Radaelli, infermiere e responsabile Risorse Umane SAR EMERGENCY, moderato dalla giornalista Marianna Aprile.

L’ispirazione per il titolo del podcast è arrivata dalla frase di uno dei naufraghi soccorsi dalla Life Support di EMERGENCY. “Per l’Islam, in viaggio si può non pregare, in realtà pregare diversamente, come scoprirò più tardi – spiega Paolo Giordano -. Ma sul momento, non so perché, interpreto le parole del ragazzo salito a bordo come un comandamento nuovo e misterioso: Travel no pray”.

Il Mediterraneo centrale è una delle rotte più letali al mondo, dove secondo l’OIM solo dall’inizio
del 2024 al 24 agosto si contano 434 morti e 611 dispersi. Dal 2014 ad oggi, dice sempre l’OIM, sono oltre 30 mila le persone di cui si sono perse le tracce nel Mediterraneo, mentre cercavano di raggiungere l’Europa. Una strage silenziosa.

La crisi del Mediterraneo

La «crisi del Mediterraneo» esiste in fase acuta almeno dal 2013 e, insieme a lei, resta anche la crisi del modo in cui ne parliamo. Paolo Giordano ne è consapevole e porta con sé questi pensieri quando si imbarca sulla Life Support di EMERGENCY nel porto di Augusta. Ma per l’autore il podcast diventa lo strumento giusto per raccontare una missione di salvataggio e soccorso in mare, perché non ha l’impatto un po’ “ricattatorio” che ha il visivo e non ha le limitazioni del dover aggiungere emozione a volte a forza dello scritto.

Nei dieci giorni di navigazione in missione di salvataggio e soccorso, tutto sembra come lo riportano le immagini in tv: il gommone, i naufraghi a bordo, i piedi martoriati dentro le ciabatte di plastica, persino gli sguardi. E tuttavia, al tempo stesso, ogni cosa gli si presenta completamente diversa. Come Giordano scriverà alcune settimane dopo:

“È come se esistessero due verità: una della terraferma e una del mare aperto. E dal mare aperto è tutto terribilmente semplice: non si possono abbandonare le persone in acqua, in qualsiasi numero, in qualsiasi condizione, a qualunque costo. Non si può e basta”.

“Sento di dover fornire delle motivazioni al mio essere qui, a bordo della Life Support, la nave di Emergency per i soccorsi nel Mediterraneo. O meglio, sento di dovere delle motivazioni al mio non essere stato qui molto prima – commenta l’autore Paolo Giordano -. La «crisi del Mediterraneo», per usare l’eufemismo che usiamo spesso, esiste in fase acuta almeno dal 2013, eppure io non ne ho mai scritto. Non me ne sono occupato in alcun modo e ne ho parlato poco anche nelle conversazioni private. Non so dire esattamente perché. Una ragione riguarda senza dubbio la mia estraneità nei confronti del mare aperto, il senso di smarrimento che mi provoca, e il mal di mare di cui soffro. Ma è una scusa futile. La verità è che ho sempre avuto paura, molto più che del Mediterraneo, di non saper trovare le parole giuste per raccontarlo”.

a cura di
Staff

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Andrea Romeo

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