“L’Attesa” di Keum Suk Gendry-Kim

“L’Attesa” di Keum Suk Gendry-Kim
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Keum Suk Gendry-Kim racconta la Guerra di Corea

Dopo il grande successo avuto con Le Malerbe, BAO Publishing pubblica un altro capolavoro che mette in scena una delle pagine più crude della storia coreana.

Il contesto storico

Stavolta non si parla della Seconda Guerra Mondiale bensì della Guerra di Corea e della tragica divisione che ne è conseguita: quella tra Nord e Sud del paese. Questa separazione ha diviso centinaia e migliaia di famiglie al di sopra o al di sotto del 38° parallelo, la linea di demarcazione militare voluta da entrambi i governi.

Durante la guerra, tra il 1950 e il 19553, molte persone non riuscendo a raggiungere il Sud con i treni e le barche, sono rimaste intrappolate al Nord.

Dopo la fine del conflitto i governi di entrambi i paesi, sollecitati dalla Croce Rossa coreana che ha rintracciato le famiglie separate, hanno iniziato ad organizzare i cosiddetti “ricongiungimenti familiari”.

Negli anni ’80, come si vede anche nel fumetto, una trasmissione televisiva sudcoreana, Finding dispersed families, si è proposta di aiutare i membri di queste famiglie a rintracciare i propri cari al Nord. Grazie a questo programma tv, andato in onda tra giugno e novembre del 1983, più di 10.000 famiglie hanno potuto rivedere un proprio caro disperso.

Purtroppo a causa del raffreddamento dei rapporti tra le due Coree, questi ricongiungimenti si sono fermati nel 2018 e sono, tutt’oggi, un lontano ricordo. Da allora il ministro dell’Unificazione della Corea del Sud, assieme alla Croce Rossa e ad altre associazioni umanitarie, lottano affinché queste famiglie possano riunirsi.  

Questa è la cornice nella quale si inserisce il fumetto di Keum Suk Gendry-Kim.

La trama

Traendo spunto da fatti personali ma con un pizzico di finzione, l’autrice sudcoreana narra la storia di sua madre, che durante la guerra perdette il primo marito e il figlio (fratellastro dell’autrice).

La donna e suo marito si persero di vista durante la marcia dal Nord verso il Sud. La divisione delle famiglie era una cosa molto comune durante l’esodo dei profughi dal Nord al Sud del paese.

La madre, assieme alla sua secondogenita, arrivò poi al Sud, dove si risposò ed ebbe altri figli, tra cui l’autrice. In seguito col suo secondo marito fece un patto: se entrambi fossero riusciti a ricongiungersi con i rispettivi coniugi, si sarebbero detti addio.

Successivamente l’autrice fa un balzo nel presente. Proprio in occasione del ventunesimo ricongiungimento inter-coreano, l’anziana Gwi-Ja, madre di Gendry-Kim, scopre che un’amica ha potuto rivedere la sorella dopo anni di separazione forzata.

E’ questa l’occasione per lei di ripercorrere la sua storia, dall’infanzia/adolescenza, vissuta in povertà ma felice; all’età adulta, quando diventa moglie e madre. Infine la guerra, spietata e improvvisa, resa perfettamente dalle vignette di Keum Suk Gendry-Kim.

Riuscirà la madre a rivedere il suo primo marito e il suo amato figlio?

I temi

L’Attesa non è solo la storia della separazione tra due paesi, ma anche quella che divide emotivamente un’anziana madre da sua figlia ormai adulta.

Gendry-Kim vive vicino alla madre ma vuole trasferirsi sull’isola di Ganghwa, per dedicarsi pienamente al suo lavoro. La madre ovviamente la prega di restare perché essendo anziana, ha bisogno di cure.

Due mondi separati, quelli tra madre e figlia, che sembrano allontanarsi sempre più col passare del tempo, ma che rimangono comunque, indissolubilmente uniti.

E’ proprio il passato, attraverso il racconto-testimonianza della madre, a far risvegliare i sentimenti di Gendry-Kim verso l’anziano genitore. La storia della guerra e della disgregazione di una famiglia, toccano Kim nel profondo e la fanno riavvicinare alla propria madre.

Le vignette di L’attesa ricordano molto quelle già viste in Le malerbe, anche se qui parla di fatti avvenuti anni dopo. Entrambe le opere raccontano eventi drammatici in modo accurato e tremendamente realistico. I disegni, che a volte occupano un’intera pagina, fanno entrare il lettore dentro l’epoca di cui si sta parlando. L’immedesimazione è totale, pur non avendo vissuto i fatti in prima persona.

Tutt’oggi i rapporti tra la Corea del Nord e quella del Sud sono delicati e l’unica possibilità che le famiglie hanno per ricongiungersi ai loro cari è quella data loro dal governo una tantum.

Si tratta di migliaia di persone che rischiano di morire senza avere l’opportunità di poter rivedere i propri parenti un’ultima volta. Keum Suk Gendry-Kim con la sua opera, dà in parte voce a queste persone.

L’autrice

Keum Suk Gendry-Kim è nata in Corea del Sud a Goheung. Per BAO Publishing ha illustrato diverse opere di successo tra cui la più famosa, Le Malerbe, è uscita in Italia nel 2019.

La graphic novel racconta il dramma delle “comfort women” coreane durante la Seconda Guerra Mondiale, ed è basato su testimonianze reali.

Tra i titoli più recenti poi, c’è Jun, che racconta l’autismo nell’odierna società sudcoreana.

L’autrice ha vinto numerosi premi tra cui il Best Creative Manga Award. Inoltre organizza diverse mostre sulle sue opere ed è conosciuta a livello nazionale e internazionale.

a cura di
Silvia Ruffaldi

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Silvia Ruffaldi

Silvia ha studiato Scienze della Comunicazione a Reggio Emilia con il preciso scopo di seguire la strada del giornalismo, passione che l’ha “contagiata” alle superiori, quando, adolescente e ancora insicura non aveva idea di cosa avrebbe voluto fare nella vita. Il primo impatto con questo mondo l’ha avuto leggendo per caso i racconti/reportage di guerra di Oriana Fallaci e Tiziano Terzani. Da lì in poi è stato amore vero, e ha capito che se c’era una cosa che voleva fare nella vita (e che le veniva anche discretamente bene), questa doveva avere a che fare in qualche modo con la scrittura. La penna le permette di esprimere se stessa, molto più di mille parole. Ma dato che il mestiere dell’inviato di guerra può risultare un tantino pericoloso, ha deciso di perseguire il suo sogno, rimanendo coi piedi ben piantati a terra e nel 2019 ha preso la laurea Magistrale in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Delle sue letture adolescenziali le è rimasto un profondo senso di giustizia, e il desiderio utopico di salvare il mondo ( progetto poco ambizioso, voi che dite ?).

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