Cristiano De André – Arena Gigli, Porto Recanati – 02 Agosto 2024

Cristiano De André – Arena Gigli, Porto Recanati – 02 Agosto 2024
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Il ritorno di “De André canta De André” è elettrizzante e vede Cristiano sempre più consapevole, forse più sereno e di certo con una magia unica.

Se già avevo il sonno leggero prima ora è praticamente azzerato da quando a casa è arrivata lei, Bianca, mia figlia. Nata da un mese. Sonno azzerato, gioie moltiplicate, dipendenza da Polase per mantenere un equilibrio cercando di essere utile a casa, continuare a fare buoni concerti per il mio disco e tutto il resto. Pensavo che il primo concerto per TSCK, De André, piazzato dopo un mese dalla nascita mi avrebbe aiutato ad arrivare in condizioni presentabili. Macché. Occhi stanchi, capelli arruffati, barba incolta… Mi scambiano per un artista bohémien senza sapere che sono diventato papà!

Il ritorno live di Cristiano De André

Sono comunque molto curioso di tornare a vedere Cristiano cantare le canzoni del padre, tale Fabrizio De André. Faber è stato il cantautore più ingombrante per chiunque abbia fatto il cantautore dopo di lui ed è facile immaginare quanto lo sia stato per Cristiano stesso. Una vita, la sua, tutta “all’ombra” del padre e un oggettivo talento con una musicalità fuori dal comune. Ora Cristiano (autore comunque di dischi pregevoli) si è caricato l’eredità musicale paterna iniziando a girare l’Italia con grande successo riproponendo le canzoni di Fabrizio. Invecchiando la somiglianza sia fisica che vocale (soprattutto sul parlato) è impressionante!

L’Arena Gigli di Porto Recanati è un posto perfetto per un concerto di questo tipo, sedute comode, ottima acustica e visuale sempre buona. Arrivo e la stanchezza scompare. Percepisco un’attesa molto condivisa e a mia volta mi scopro elettrizzato all’idea di (ri)vedere questo concerto. Per un deandreiano come me (e come chiunque scriva canzoni) è una gioia sentire questi pezzi fatti dall’unica persona che ha il diritto (dovere?) di eseguirli e che a conti fatti si rivela l’interprete inarrivabile di questa discografia. Con buona pace per la PFM, Bubola e via dicendo, Cristiano è realmente inarrivabile.

Scaletta, fra certezze e sorprese

Il concerto è solido e la scaletta sorprende mantenendo i grandi classici (non tutti) ma anche brani non scontati, soprattutto nella prima parte. “Smisurata preghiera” e “Amico fragile” sono interpretate con un’intensità fuori dal comune (entrambe con un bel solo di violino finale dello stesso De André) così come “Nella mia ora di liberà” e “Se ti tagliassero a pezzetti”. Cristiano si muove tra chitarra acustica, chitarra classica, chitarra elettrica, pianoforte e violino e suona tutto alla grande. La voce poi è ancora meglio rispetto a qualche anno fa, espressiva, pulita, ricca di sfumature.

Alcuni sono sorpresi dagli arrangiamenti che spesso si discostano dagli originali mettendo in luce il talento musicale di Cristiano. E meno male, aggiungerei. La cosa peggiore ad un concerto in cui si esegue un repertorio altrui trovo sia quella di provare a imitare per forza l’originale. “De André canta De André” non ha paura di prendersi responsabilità e di andare musicalmente anche da altre parti. D’altronde Faber in primis andò dalla PFM per fare un tour insieme e rinfrescare musicalmente alcuni brani che “iniziavano a puzzare di cadavere”…

La seconda parte del concerto vira naturalmente sui brani più celebri del repertorio con il pubblico sempre più coinvolto ed entusiasta. In totale una scaletta abbondantemente sopra i 20 brani per quasi due ore e mezza di spettacolo. Concerto generoso, band molto rodata (quasi tutti i musicisti collaborano con Cristiano già da una quindicina d’anni abbondanti e questo si sente), Cristiano concentrato, sul pezzo e finanche rilassato soprattutto sul finale quando chiama la gente ad alzarsi per andare sotto al palco.

Il pubblico

Ed è proprio sul finale che, con tutta l’arena in piedi a battere mani, noto la grande varietà del pubblico, a cui faccio sempre caso. Ci sono la coppia che seguiva Fabrizio già alcune decadi fa, i genitori con figli adolescenti scatenati sul “Pescatore”, i ragazzi che ballano “Volta la carta” stile ultras, gli innamorati che si abbracciano e si baciano su… “Creuza de ma” (buon viaggio!).

A fine concerto tutti sono felici, io sono felice e sembra soddisfatto anche Cristiano. Ora sembra aver fatto pace con tutto, anche con quel continuo e ingombrante paragone, per fortuna. E propone un concerto che è fatto di memoria ma non di nostalgia. È una memoria che mostra l’urgenza e la grande contemporaneità delle parole del cantautore italiano più importante di sempre. In un mondo di musica sempre più liquida repertori come questo servono a ricordare che esisteva (ed esiste) anche musica diversa; musica solida, che non ha necessariamente l’obiettivo della “mina” da piazzare nei trend ma cerca di essere musica che rimanga. E se le aspirazioni umane delle canzoni di De André ahinoi non si sono realizzate e il mondo sembra andare sempre peggio, le sue canzoni sono ancora qui, sono ancora cantate da migliaia di persone e hanno in Cristiano un naturale e degno interprete.

Ritorno elettrizzante

Finisce il concerto e mi sento molto meno stanco dell’inizio, potere della bella musica! Mi sento anzi ancora più elettrizzato. Salgo in macchina e nel viaggio verso casa sento che quel solco lungo il viso non è una ruga di stanchezza né un primo segno della mia

entrata nel club degli “anta”! Non è nemmeno una “specie di sorriso”, no! È proprio un sorriso intero! Un sorriso gigante colmo di gioia e di gratitudine per la bellezza che ho avvertito in questa serata di musica straordinaria.

a cura di
Andrea Amati

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