Mogwai – Sequoie Music Park, Bologna – 15 luglio 2024

Mogwai – Sequoie Music Park, Bologna – 15 luglio 2024
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Se le stelle avessero un suono, quel suono sarebbe quello dei Mogwai. La band scozzese torna in Italia e approda al Sequoie Music Park di Bologna

I Mogwai tornano in Italia due anni dopo le tre date del 2022 quando vennero nel belpaese per il tour dell’ultimo LP pubblicato nel 2021 dal titolo As The Love Continues. Lo fanno partendo dalla suggestiva location della Valle dei Templi di Agrigento prima di approdare a Bologna al Sequoie Music Park. Rassegna, quest’ultima, giunta alla sua 4ªedizione e “residenza estiva” della Unipol Arena, che ne cura la direzione, all’interno del Parco delle Caserme Rosse di Bologna. In cartellone quest’anno – in istituzionale ordine alfabetico – Blue, Cat Power, EELST, Fulminacci, Glen Hansard, James Arthur, Kool & The Gang, Mahmood, Mogwai, Nick Mason, Salmo e Noyz Narcos, Take That, The Hives.

Dalla “sequoia” al “bonsai”, senza gruppo spalla

La sorpresa è tanta, fin dall’ingresso, poiché ci saremmo aspettati la band scozzere sul main stage (inutilizzato nella serata di ieri, ndr) mentre la fila per vidimare i biglietti gira verso sinistra al Palco Bonsai. In altre parole si tratta del side stage nel cui nome è già racchiusa la differenza, in termini di dimensione, rispetto al palco principale. Il formato del concerto è quello del An evening with ossia quella terminologia utilizzata dagli addetti ai lavori per indicare che non ci sarà un opening act prima della band principale. 

Stuart “plasmatron” Braithwaite detto anche l’anti-divo

I Mogwai sono attesi per le 21:30 ma si faranno desiderare fin quasi le 22:00, presentandosi sul palco come degli anti-divi per eccellenza. In questo tour il quartetto scozzese è accompagnato dalla turnista Maria Sappho addetta a tastiere e backing vocals.

Le luci sono ancora semi accese e le tape d’intrattenimento stanno ancora lanciando qualche vagito dagli altoparlanti quando i cinque prendono possesso di strumenti e postazioni. Il frontman, molto poco front per presenza fisica in quanto suonerà spesso e volentieri di taglio rispetto al pubblico, esordisce con quella che è l’epitome di cosa significhi essere anti-rockstar. “Ciao. We’re Mogwai, we’re from Scotland”, sono queste le parole pronunciate da Stuart per introdurre la band. Come se il gruppo scozzese non avesse 400.000 ascolti mensili, come se fossero al primo LP pubblicato, quando invece ne hanno ben dieci prodotti, come se avessero iniziato a suonare l’altro ieri e non nel 1995.

A spasso nel tempo all’alba dei 30 anni di carriera

Il concerto si apre sulle note di tastiera di I’m Jim Morrison, I’m Dead, pezzo clamoroso tratto dall’album del 2008 The Hawk is Howling. Dopo il più classico degli intro in stile post rock entra la batteria di Dominic Aitchison la cui grancassa è ben presente nell’equalizzazione che questa sera ci permettiamo di definire al limite della perfezione. Le successive cinque canzoni saranno tratte da cinque album diversi e contando anche il pezzo iniziale saranno sei gli album differenti toccati.

Viene infatti il turno di Kids Will Be Skeletons e Take Me Somewhere Nice. L’inizio è decisamente soft, forse un po’ in sordina ma è una preparazione necessaria, come quella degli alpinisti per attaccare la cima. Non si può avere fretta. Rano Pano, altro cavallo di battaglia difficilmente sacrificabile in scaletta, ci prende per mano per iniziare la salita in quota.

Mogwai Sequoie Music Park Bologna
Chiusi dentro una bolla

La serata prosegue con altri iconici pezzi, quando arriva il turno di Young Team. I Mogwai tengono in ostaggio il respiro delle circa 1000 anime immobili che ascoltano, in religioso silenzio, il suono che si abbassa, la chitarra che pizzica piano, più piano, sempre più piano.

Gli spettatori sembrano come caduti in uno stato di trance. Siamo tutti fisicamente vicini ma ognuno sembra avvolto dentro la propria bolla, intento a viaggiare con la mente per chissà quali lontane e sconosciute mete. Non si muove un filo d’aria, non ci si muove più nemmeno sul posto. Poi arriva la deflagrazione poiché, garantito, in un pezzo post rock che si rispetti l’ordigno prima o poi scoppia. Quando succede, in maniera sincronizzata divampano anche le luci che, spuntando da dietro le spalle della band illuminano i volti estasiati del pubblico.

La ricetta segreta di successi post rock

Dopo pochi attimi di pausa, nello stordimento generale, c’è ancora spazio per qualche pezzo prima della chiusura. Sarà prima Richie Sacramento e in ultimo Mogwai Fear Satan, con i suoi sedici minuti di runtime, a portare il pubblico a raggiungere la vetta.

Dunque, ricapitolando… Prendi un pizzico di climax crescente su note ripetute, abbassa il volume del suono pian piano, tieni le luci soffuse e poi, come per mezzo di una fionda, rigetta tutti gli elementi che hai sottratto a poco a poco e otterrai l’effetto di un noise prepotente, un wall of sound in cui non capisci più chi sta suonando cosa e… otterrai loro, i Mogwai!

a cura di
Illary Terenzi

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