Sintonizziamoci a “RADIO SAKURA”, la frequenza sensibile di Rose Villain

Sintonizziamoci a “RADIO SAKURA”, la frequenza sensibile di Rose Villain
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“RADIO SAKURA” è il secondo album di Rose Villain, dopo la partecipazione a Sanremo l’artista porta a immergerci ulteriormente nel suo mondo musicale.

Per chi non avesse ascoltato Rose Villain prima di “CLICK BOOM!”, questo brano è la piena rappresentazione della doppia anima musicale di quest’artista: una dove spunta la Rose Villain più introspettiva, più intima e sensibile mentre l’altra sfocia in una versione più festaiola, “superficiale” e leggera.

Se dovessimo fare una comparazione con il prequel “Radio Gotham“, dove le sonorità giocavano su atmosfere più cupe e oscure, in “RADIO SAKURA” seppur Rose Villain si presenti con un ulteriore disco estremamente personale, sceglie di cambiare in buona parte il genere delle produzioni.

Ci piace pensare che “RADIO SAKURA” sia uscito come album in vista della primavera, al contrario di “Radio Gotham” uscito in gennaio, anche per segnalare una rinascita più della persona che dell’artista. Il pessimismo quasi cosmico tra gli altri temi certamente rimane elemento cardine, ma l’artista milanese cerca di farci i conti e affrontare in pieno petto i suoi problemi.

Una piccola curiosità: in passato Rose Villain ha già provato ad approcciarsi al mondo orientale in una sua traccia: “Geisha”. Al tempo l’artista non cantava in italiano e qualche spunto interessante c’era, ma non così tanto incisivo da far breccia.

Addentriamoci nel disco

La scelta dei featuring è stata pienamente azzeccata, sia in termini di quantità con sei tracce occupate da altrettanti artisti sulle dodici totali, sia in termini di qualità optando per collaborazioni che potessero risaltare il suo lato artistico. Forse i più “funzionanti” inaspettatamente sono Ernia in “STAN” e thasup in “BRUTTI PENSIERI”, regalando due tracce totalmente opposte, ma entrambe estremamente forti a livello emotivo.

Anche Salmo non sarebbe stato male da ospitare, seppur fosse già presente nel precedente album come Guè d’altronde. Avere però un brano intitolato “HAI MAI VISTO PIANGERE UN COWBOY?” e il lancio sul mercato italiano avvenuto con “Don Medellin” sarebbe stata una chiusura di un cerchio a dir poco perfetto.

L’unica osservazione che ci sentiamo di fare è che al momento della scrittura di questo articolo, i brani in cui si presenta da solista sono tra i meno ascoltati anche se molti di essi siano di assoluto livello perché la cantautrice si presenta estremamente capace di sostenere il peso dei brani anche da solista, aspetto da non sottovalutare.

Qualche giudizio sui brani pt.1

La traccia d’apertura “HATTORI HANZO” con Madame dimostra come a Rose Villain piaccia aprire gli album in grande stile, non guardando in faccia a nessuno. Apprezziamo infine sempre vedere interpreti femminili nell’ambiente urban, sempre più in mostra, collaborare in maniera propositiva.

“CLICK BOOM!” lo conosciamo ormai tutti ed essendoci già soffermati anche nella parte iniziale, passiamo oltre. “STAN” con Ernia è probabilmente la collaborazione meno aspettata dell’album tra tutti, ma una delle più sorprendenti. Lo ammetto può essere complice anche l’immedesimarmi quasi pienamente in questa canzone. Una dichiarazione d’amore spassionato che ci ha colpiti e affondati appieno.

“HUH?” è forse la traccia più leggera di tutto il disco, è un po’ la “Michelle Pfeiffer” del precedente. Purtroppo ogni tanto Rose Villain ha queste tracce in cui si sbizzarrisce forse un po’ troppo. Va benissimo esprimersi, ma non è questo ciò che la risalta realmente.

“GRAFFITI” sembra un po’ il brano di collegamento con il precedente disco. Le voci di Bresh e Rose Villain si fondono alla perfezione in questo brano dal sapore altamente malinconico e molto simile a ciò portato nel precedente album.

“IL MIO FUNERALE” rappresenta un po’ la lotta di Rose Villain con il suo lato pessimista, sfoggiando un brano dal ritmo incalzante e suggerendo di affrontare la morte in maniera opposta rispetto a come ci poniamo nella nostra cultura.

La seconda parte del disco

“BRUTTI PENSIERI” in successione a “IL MIO FUNERALE” causa un calo drastico dell’adrenalina e riporta l’atmosfera decisamente a toni più lenti e tristi, andando a pescare pensieri estremamente privati ed estraendoli. Come già specificato, è forse l’altro brano più riuscito di tutto il disco. thasup non ne sbaglia una.

“HAI MAI VISTO PIANGERE UN COWBOY?” riporta nuovamente in alto il carro delle emozioni, dando a questa parte di disco una connotazione di montagne russe emozionali. “TRASPARENTE” è sicuramente il brano in cui il lato più introspettivo di Rose Villain emerge maggiormente; questo è ciò che vogliamo da questa cantautrice, solo lei ha queste tracce in cui riesce a scovare le emozioni più recondite e nascoste del nostro io.

“COME UN TUONO” con Guè è abbastanza piacevole da ascoltare anche perché cambia la produzione virando verso la lambada. Forse ascoltare Guè nuovamente, ormai turbo inflazionato essendo presente sull’80% dei dischi di nuove uscite hip-hop, è un po’ ripetitivo ma ce lo facciamo andare bene. “IO, ME ED ALTRI GUAI” è l’altro singolo uscito, un manifesto di sicurezza e insicurezza per Rose Villain su un ritmo molto acchiappante che quasi ti suggerisce di diventare la nuova diva del tuo paesello sperduto in mezzo al nulla.

Per concludere Rose Villain sceglie “MILANO ALMENO TU” per rendere omaggio alla sua città natale ricreando così musicalmente questo bipolarismo con New York, sua città di adozione. Milano viene mostrata un po’ come una città accogliente da un lato, mentre dall’altro terra di ricordi dolorosi.

Piccola conclusione

“RADIO SAKURA” è un disco soddisfacente, ha i suoi picchi di brani ricercati e altri di “ordinaria amministrazione”. Rose Villain finalmente è riuscita a emergere e nell’ambito hip-hop abbiamo bisogno di questo tipo di interpreti. Questo fiore, rimanendo in tema, è sbocciato tra gli appassionati di musica; speriamo possa continuare a fiorire nei prossimi tempi per regalarci ancora un po’ della sua arte di pregia manifattura.

a cura di
Luca Montanari

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Luca Montanari

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