Con “Ancora un’estate” assistiamo al ritorno alla regia di Catherine Breillat, in un film applaudito in concorso al Festival di Cannes 2023 e candidato a quattro premi Cèsar. Il film uscirà al cinema oggi, giovedì 7 febbraio.
“Quanto avevi bevuto?”.
“Con quanti ragazzi sei andata a letto negli ultimi mesi?”. Sono le domande rivolte ad una giovane ragazza tremante e terrorizzata, nella prima scena di Ancora un’estate.
Chi pronuncia queste parole è Anne, la protagonista, un avvocato specializzato nella difesa di minori abusate. Sposata con Pierre, con cui ha adottato due bambine, la donna conduce una vita apparentemente perfetta, in una dimora immersa nella natura.
La figura di Anne emana fin da subito un forte senso di potere, dando l’impressione di saper tenere tutto sotto controllo e di gestire con efficacia anche le situazioni ed i processi più delicati.
Sempre salda, granitica.
“Ancora un’estate”
A turbare la sua tranquillità sarà però Thèo, il figlio di Pierre avuto dal suo precedente matrimonio e desideroso di recuperare i rapporti con lui, tanto da spingerlo a farsi trasferire da loro.
Thèo è un diciassettenne ribelle e problematico che, aggressivo e schivo, odia il padre e lo accusa di aver adottato le bambine per ripulirsi la sua coscienza di genitore totalmente assente nei suoi confronti.

La convivenza fra l’adolescente e la matrigna si rivela all’inizio decisamente complicata.
I due sembrano infatti non sopportarsi, eppure, spinti da una forte attrazione, finiscono per avvicinarsi terribilmente, fino ad iniziare una relazione clandestina.
Consapevoli delle nefaste conseguenze che potrebbero derivarne, ma trascinati da un desiderio irrefrenabile.
È impossibile dire se Thèo si avvicini alla moglie di suo padre per vero e proprio interesse o se ciò nasconda inizialmente un senso di vendetta e di rivalsa nei confronti dell’uomo da cui si è sentito abbandonato.
Ma chi si trova nella posizione peggiore è Anne che, ignorando ogni regola di buon costume e senso di pudore, si lascia totalmente sedurre da un adolescente. Dal figlio di suo marito.
Consapevole che, anche se il minorenne, il giovane sia in questo caso consenziente, il confine con l’abuso è estremamente sottile, terribilmente sfumato e delicato. Come per i casi a cui tutti i giorni si dedica, che ne costituiscono un’ulteriore prova.
Anne: un personaggio controverso
Nonostante si lasci trasportare da questo oscuro desiderio, la freddezza di Anne rimane, se non interiormente, per lo meno esteriormente.

Il suo viso resta estremamente inespressivo e glaciale, anche nei momenti più intimi. Perfino in quelli caratterizzati da una passione incontrollabile.
Questa sua stessa imperturbabilità l’accompagnerà anche nel momento più drammatico, in cui, senza battere ciglio, pronuncerà la terribile menzogna, negando ogni tipo di coinvolgimento nei confronti di Theò di fronte al suo confuso marito, incapace di decidere a chi credere.
Maturità e adolescenza a confronto
Il contrasto di una passione che sboccia tra una donna matura e un adolescente è reso evidente anche dalla macchina da presa, che nel momento dell’orgasmo – in due rapporti differenti – si sofferma prima sulla figura maschile e poi su quella femminile.
L’apice dell’estasi sessuale è raccontata quindi solo ed esclusivamente cogliendo le espressioni del volto dei due. Fatta eccezione per la parte finale, come si vedrà.
Thèò è un giovane che rappresenta la giovinezza assoluta, nella sua istintività, nelle sue reazioni forti, nelle sue lacrime, nella sua purezza. Ma, al contempo, anche nella sua durezza e nei suoi lati oscuri, nel suo essere spietato e vendicativo.

Un temperamento che sembra non poter andare d’accordo con la freddezza glaciale di Anne, ma che finisce, almeno sul versante sessuale, per combaciare perfettamente.
Dal canto suo, Anne è una donna che non nasconde né mentalmente, né fisicamente, la sua maturità. Le sue rughe, le sue espressioni, l’umanità – e l’accuratezza con cui svolge una professione così delicata – sembrano rappresentare inevitabilmente il segno di una giovinezza perduta.
Ma il desiderio di una nuova adolescenza è ancora nascosto all’interno del suo cuore. Silenzioso, ma pronto a riaffiorare prepotentemente nella sua relazione clandestina. Finalmente depurato dalle esperienze negative che, proprio nel fiore dei suoi anni, la donna aveva vissuto e di cui dimostra di faticare a parlarne.
La regista Catherine Breillat
Chi aveva capito subito che l’attrice Lea Drucker sarebbe stata perfetta per incarnare questo ruolo è la regista Catherine Breillat, che con questo film è pronta a riscattare la sua cattiva fama.

Tornata alla regia dopo dieci lunghi anni di assenza ed incasellata spesso superficialmente nella categoria del porno soft, la Breillat rappresenta qui un inno alla follia d’amore contro ogni convenzione e moralismo sociale. Da cui il film appare depurato, ma – nonostante ciò – denso di domande e di interrogativi, che rimangono talvolta senza risposta.
Con Ancora un’estate la regista realizza un remake del film danese Queen Hearts di May el-Toukhy, di cui mantiene la trama di base e modifica invece tutto il resto.
Quello che la Breillat riesce a fare è raccontare con profondità e intensità una passione travolgente. La forza di un amore che, visto dall’esterno, non potrebbe che essere condannato e disprezzato, ma che qui diventa quasi sublimato. Poetico.
Il tipo di approccio
La regista dichiara, infatti, di essersi ispirata all’arte ( e specialmente a Caravaggio) per quanto riguarda la rappresentazione dell’estasi erotica. Le persone appaiono così trasfigurate per far emergere la loro inalterabile bellezza. Che resta, nonostante sia compiuto un atto così deprecabile.
D’altro canto, della sessualità vengono trattati anche i punti più duri e più aspri, come la vergogna, il senso di colpa, tutto ciò che ha a che fare con il non detto, ed il misterioso che – inevitabilmente – ci sfugge. Poiché di una relazione così pericolosa non possono non venire rappresentate anche le conseguenze meno piacevoli.

Ciò che si rifugge è un approccio realistico al cinema, disprezzato dalla Breillat perché, a suo dire, troppo limitante e riduttivo. Colpevole di trasformare un film in una serie di affermazioni moraleggianti e stereotipate.
Si è dunque invitati a riconsiderare tutte le nostre certezze e credenze, ciò che nel nostro piccolo e nella nostra società abbiamo etichettato come dannoso. Per arrivare alla conclusione che non esista una sola verità incontrovertibile e che tutto sia estremamente controverso.
Ancora un’estate ci racconta, in maniera estremamente ribelle e anticonformista, un sentimento che sorge in modo naturale e che diventa incontrollabile, insistendo sulle nefaste conseguenze che ne possono derivare. Ma che, tuttavia, non sono sempre sufficienti per fermare una passione amorosa che non può che apparire folle, ma non per questo meno intensa.
a cura di
Lucrezia Aprili
Seguici anche su Instagram!