“Antipop” – la recensione in anteprima

“Antipop” – la recensione in anteprima
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“Antipop”, il documentario sul cantautore Cosmo diretto da Jacopo Farina, è in uscita oggi 1 marzo su Mubi. Il film ripercorre la carriera musicale dell’artista utilizzando uno stile molto particolare. 

Oggi 1 marzo uscirà sulla piattaforma Mubi Antipop, documentario di Jacopo Farina dedicato alla figura del cantautore e produttore musicale Cosmo. Il film è stato scritto da Jacopo Farina e Marianna Schivardi, mentre la produzione è di Audrey Gouband.

Partiamo da una piccola premessa: prima di questo documentario non sapevo assolutamente nulla di Cosmo. O meglio, lo conoscevo di nome, ma non sarei stata nemmeno in grado di definire il suo genere musicale.

Volete sapere invece cosa sto facendo ora, mentre scrivo questo articolo?
Sto ascoltando La terza estate dell’amore, l’ultimo album del cantautore risalente al 2021. 

“Antipop”

“Rinasco. Mi sento libero. Torno bambino. Mi sembra che la vita e il tempo si fermino. Si rimane lì sospesi. In qualche modo pensi che non morirai.”

Cosmo, “Antipop”, 2024

Queste parole, mormorate con un voice over suggestivo dello stesso Cosmo in apertura al documentario, descrivono cosa significhi per lui fare musica. Ad accompagnarle sono presenti una base musicale e delle immagini confuse di un concerto, che consentono allo spettatore di immedesimarsi nella situazione. Anche io, dopo questi primi minuti, ho sentito la necessità di lasciarmi andare al ritmo e sparire nel flusso della vita. 

Antipop si propone come un documentario che vuole ripercorrere la storia di Cosmo dall’infanzia ad oggi, mettendone in luce i momenti di difficoltà e sconforto, così come il suo legame con la musica. Prima di vederlo ammetto che fossi un po’ scettica, dal momento che non sono mai stata un’appassionata di documentari. Ma Antipop mi ha fatta ricredere.

Lo stile, totalmente in linea con le scelte editoriali di Mubi, si discosta da quello classico associato ai documentari. Il risultato finale è un’opera che, pur mantenendo una dimensione narrativa, si prospetta anche come esperienza sensoriale. 

Un protagonista che vuole “sparire” nella sua musica

Arrivata alla fine del film, mi sono sentita come se avessi toccato con mia mano la parte più profonda di un essere umano, di un artista.
Eppure, la figura di Cosmo riesce in qualche modo ad essere tanto protagonista, quanto parte dello sfondo.

Antipop sceglie, infatti, di alternare ad interviste ad amici e famigliari filmati amatoriali del passato. Questi ultimi vengono perlopiù mostrati all’interno di inquadrature ristrette, come se stessimo guardando vecchie cassette sul televisore. Questo metodo crea uno stacco netto tra passato e presente, donando un’aura mistica a ciò che è stato.
In tutto ciò, però, sullo schermo Cosmo appare più di rado di quanto ci si potrebbe aspettare, considerando che il documentario è dedicato a lui. 

Allo stesso tempo, la narrazione è tenuta assieme dal voice over costante del cantautore stesso, il quale racconta in modo intimistico e senza troppi giri di parole quello che stiamo vedendo, donandoci la possibilità di osservare il mondo attraverso i suoi occhi. La sensazione finale è quella di aver ricevuto una vera e propria confessione da parte di un artista che ha amato la musica così tanto da voler sparire al suo interno. 

“Io non volevo fare un concerto, volevo ballare. Ballare in mezzo a tutti.”

Cosmo, “Antipop”, 2024

Il mondo da cui proviene e di cui è parte

Il racconto è costruito in blocchi, che seguono più un filo logico-narrativo che temporale.
Inizialmente conosciamo Cosmo nella sua dimensione di giovane artista: a 17-18 anni faceva infatti parte della band Melange. In questa prima fase vengono messi in luce il suo interesse per il punk-rock alternative inglese e il suo rapporto con la musica, che diventa l’unico modo per dare un senso alle sue giornate. 

Successivamente, vengono introdotti uno a uno i suoi famigliari: papà Ermanno, mamma Barbara, il fratello Ettore e i nonni. Senza scendere nel dettaglio, ciascuna di queste persone presenta elementi sovversivi e la volontà di sottrarsi alle regole del mondo in cui vivono. In questa parte viene data rilevanza anche alla città di Ivrea e alla necessità di uscirne. 

Gli anni passano e si arriva alla nascita dei Drink to me. Il documentario riesce qui a trasmettere il profondo legame che si instaura tra i membri di una band. Si passa poi all’esordio da solista di Cosmo, con il consolidamento del suo stile: musica elettronica e testi in italiano. 

Un documentario consigliato

Con la sua dimensione atipica e la capacità di trasportarci all’interno di un’esperienza multisensoriale, Antipop riesce quindi nel suo intento, presentando il quadro complesso della vita e della carriera di un artista.
Sia da un punto di vista stilistico che narrativo, il documentario merita dunque almeno una visione!

a cura di
Claudia Camarda

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