“Miele”: la band bolognese M.A.T. si racconta

“Miele”: la band bolognese M.A.T. si racconta
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In occasione della pubblicazione del loro EP d’esordio, abbiamo fatto qualche domanda ai M.A.T., trio bolognese con un piglio dal retrogusto grunge che in “Miele” emerge in tutta la sua forza detonante e scanzonata (pur senza perdere di profondità e spessore aurorale).

Benvenuti su The Soundcheck, MAT! Tre aggettivi per raccontare al nostro pubblico chi siano i MAT, più un aggettivo “bonus” che invece non vi esprime affatto.

Nerd emotional lovers, usando una citazione e direi metodici come bonus.

Da dove partireste per raccontare la nascita del vostro progetto?

Partiremmo sicuramente da un campo da calcio, a sette per essere precisi. Noi tre siamo stati per diverso tempo compagni di squadra in un team di calcio a 7 bolognese, ed è lì che è cresciuta poi la nostra amicizia profonda prima ancora che stima reciproca dal punto di vista musicale. Successivamente Thony ed Axel hanno cominciato a vedersi per mettere giù qualche (scanzonata) idea ed alla fine si è aggiunto Marco, portando una versione sicuramente grezza ma già ottimamente scritta di 6/06, nostro primo singolo.

Avete messo in piedi un lavoro denso, che sposa influenza diverse in un crossover davvero riuscito fra modo differenti di intendere la canzone “d’amore”: se doveste riassumere in poche parole il contenuto di “Miele”, come lo raccontereste?

Miele è un viaggio attraverso le nostre vite e vite sentimentali dell’ultimo anno e mezzo, approfondite da  paure, insicurezze e desideri più carnali.

Tra le tracce, ci ha colpito l’irriverenza di “BSDM”, che in qualche modo riprende la schiettezza “carnale” di una ricerca di nudità che emerge anche dal nome del vostro progetto… Come mai nelle vostre canzoni torna spesso la terminologia tipica dell’industria pornografica?

Alla base di molti dei testi che fanno riferimento ad una nudità più spinta c’è soprattutto il desiderio di liberazione dagli schemi e la ricerca costante del proprio “io”. BDSM incarna perfettamente la voglia di trovare un proprio modo di esprimersi ed assecondare i propri desideri più nascosti, sempre però influenzati da un forte bisogno di sentirsi amati.

Le chitarre svolgono un ruolo principale nella stesura del vostro disco: quali sono i principali punti di riferimento della costruzione del disco? Con chi e come avete lavorato alle produzioni di “Miele”?

Le chitarre vengono scritte tutte da Axel, i cui punti di riferimento sono stati svariati per questo disco. Si possono citare Pete Doherty, Robert Smith, Johnny Marr e Mac Demarco. In studio, però, oltre alle sue potete ascoltare i chitarroni del nostro producer Altrove. Diciamo che sono una bella fabbrica di idee, chitarristicamente parlando.

Facciamo un gioco: associate ad un cocktail ognuno dei vostri brani, e spiegateci il perché delle associazioni, come fosse un vero menù di “degustazione musicale”!

BDSM è sicuramente un dry martini, l’oliva si mangia!

Fra le tue gambe è un Vodka Sour

Radio Paranoia è un whisky con ghiaccio, riflessivo.

Miele è un Tom Collins

6/06 è un Hugò

Anubi è un Quattro bianchi

MAT, è stato un piacere conoscervi e speriamo di ritrovarvi presto. Intanto, cosa c’è nel futuro immediato dei MAT?

Nel futuro prossimo ci sono già dei singoli praticamente conclusi e la voglia di lavorare ad un nuovo progetto con sonorità diverse, oltre alla voglia matta di portare questo lavoro dal vivo.

a cura di
Redazione

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