I Queens of the Stone Age e il segreto dell’immortalità dello stoner con “In Times New Roman…”

I Queens of the Stone Age e il segreto dell’immortalità dello stoner con “In Times New Roman…”
Condividi su

I Queens of Stone Age non si accontentano di vivere la propria carriera alla comoda ombra dei loro stessi successi e sfornano “In Times New Roman…”, un disco con non poche pretese che si muove agilmente tra autoreferenzialità e innovazione

Con più di un quarto di secolo di carriera alle spalle, i Queens of the Stone Age risultano ancora un’affidabile colonna portante dello stoner rock. L’ultimo album, “In Times New Roman…”, pubblicato per Matador Records, plasma per l’ennesima volta e senza timori i “capisaldi compositivi” della band permettendole di rimanere sempre e comunque riconoscibile pur sperimentando sonorità diverse.

Rimane costante il paradossale equilibrio, tipico del gruppo americano, tra violenza e morbidezza. Un “Sta mano po esse fero e po esse piuma” tradotto in musica. Pur trattandosi di un sound distorto e irruente, simile a quello di molti artisti appartenenti alla stessa scena, i brani sembrano sempre e comunque avvolti da una particolare sensualità che permette loro di convivere in ambienti musicali formati da pezzi orecchiabili e radiofonici. Questa sensazione coinvolge anche i testi che mischiano crudeltà, cuori spezzati e sofferenza ad un fascino glamour e decadente al tempo stesso.

“In Times New Roman…” rimane costantemente impetuoso, nessun brano tenta di retrocedere dal concept melodico aggressivo e accattivante prefissato, sono presenti solo delle piccole variazioni. In particolare i primi due pezzi “Obscenery” e “Paper Machete” dicono chiaramente: “Guardate, siamo tornati più in forma e rock’n’roll che mai”. Entrambe conservano delle perle. L’apripista, a circa metà, viene interrotta con un intervallo di archi, mentre la seconda parte del brano che la segue è continuamente scandita da un “dialogo” fra parti di chitarra.

Ci sono delle tracce che si avvicinano un po’ di più a delle hit, come “Negative Space” e “What the peephole say”. “Carnavoyeur” e “Sicily” non cadono mai nella forma canzone e conservano la stessa frenesia che attraversa il resto dell’album, ma il dinamismo che li caratterizza fa sì che appaiano come i più calmi del disco.

I Queens of the Stone Age, oltre a conservare un particolare entusiasmo e un amore intenso per quello che fanno, hanno la capacità di trasmetterlo ai propri ascoltatori. Incarnano l’immortalità del rock che trova il segreto della sua longevità proprio nella contaminazione.

a cura di
Lucia Tamburello

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – Battiti Live  – Bari – 24 giugno 2023
LEGGI ANCHE – Rosalía- I Days Ippodromo Snai (MI) 23 giugno 2023
Condividi su

Lucia Tamburello

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *