Dalla “Merda d’artista” a quella dei cani

Dalla “Merda d’artista” a quella dei cani
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Un gruppo di studenti dello IED di Roma trasforma in opera d’arte gli escrementi di cani lasciati intoccati per le strade, per sottolineare l’inciviltà umana.

Quante volte ti è successo di vedere un escremento di cane per strada, che fortunatamente sei riuscito ad evitare solo perché hai casualmente abbassato lo sguardo? Tre studenti dello IED di Roma hanno rivisitato la problematica sociale in chiave innovativa al punto da renderla arte. Nel loro piccolo, si sono attivati affinché potessero denunciare un fenomeno ormai quotidiano: il ritrovamento degli escrementi dei cani per le strade. Un simbolo, il loro, che urla contro l’inciviltà e l’egoismo di ciascun padrone che non si preoccupa di raccogliere le feci dei propri amici animali.

La strana rappresentazione

Come inizializzato dal pioniere della tematica Piero Manzoni con Merda d’artista, i tre studenti dell’Istituto Europeo di Design di Roma si sono forniti di teche e, camminando per il rione di Testaccio, hanno reso arte tutte le feci trovate nel loro cammino. Il vernissage dell’esposizione è avvenuto il 4 febbraio scorso e ha previsto un viaggio per la via Giovanni Branca, dove ci si è potuti fermare ad osservare le teche contenenti gli escrementi dei cosiddetti “migliori amici” dell’uomo.

La mostra, denominata Dog Shit Experience. Deiezioni canine in mostra, figura come un percorso ad “ostacoli”, dove per ostacoli intendiamo le teche trasparenti che incorniciano gli escrementi. Le opere sono accompagnate dai cartellini con il nome del presunto cane che le ha prodotte, la razza e un titolo evocativo.

Il contenuto della mostra sono le cacche dei cani non raccolte e presenti sul marciapiede. I cani più creativi di tutta Roma hanno espresso le loro urgenze artistiche sul marciapiede confinante con l’istituto“, hanno spiegato Andrea Filaastò e Simone Ferrando, gli organizzatori.

Sebbene controversa, la pratica artistica dei giovani adotta un velo ironico ma significativo. Siamo in un epoca in cui il classicismo è ben sorpassato, e per questo sappiamo che per arte non intendiamo più il bello, ma ciò che emoziona ed è portatore di messaggi. In questo caso, il veicolo è stato letteralmente “di merda”, ma non per questo meno importante. Il problema c’è ed è innegabile, ma allo stesso tempo noi umani abbiamo la possibilità di rendere arte ciò che ci sta intorno ed emoziona. Non è un potere meraviglioso?

Quale poetica?

Questa mostra solleva un grosso problema sociale per il quale l’Italia viene spesso riconosciuta. La mancanza di civiltà sia degli abitanti, privi della minima attenzione nelle loro azioni quotidiane, sia dello Stato, non curante della drasticità in cui riversa la pulizia delle strade.

L’esposizione non ricade quindi nel cliché per cui “tutto è arte“, ma piuttosto cela una poetica ben più contorta di quello che si può vedere. E di significati ivi inseriti ce ne sono a bizzeffe. C’è la volontà di denuncia, la sensibilizzazione sull’importanza della problematica, il desiderio di cambiamento.

Le teche sarebbero dovute rimanere esposte sui marciapiedi per due giorni interi, ma nella mattinata di domenica viene condiviso un video dove si vede una persona intenta ad armeggiare intorno alle teche. Che sia stato un furto costruito “ad arte” per stimolare ulteriormente la riflessione sull’inciviltà e la mancanza di senso civico dei padroni di cani?

L’appello degli studenti non deve passare inosservato: a tutti voi, padroni di cani, che questo possa essere uno stimolo per non ritrovarvi pieni di esposizioni canine ovunque andate!

a cura di
Annachiara Magenta

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