Parlo, quindi sono: “Donne che parlano”

Parlo, quindi sono: “Donne che parlano”
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“Tra il 2005 e il 2009, in Bolivia, in una remota colonia mennonita chiamata colonia di Manitoba – dal nome della provincia canadese – a molte ragazze e donne capitava di svegliarsi tutte doloranti e con un senso di sonnolenza, il corpo sanguinante e coperto di lividi per via delle violenze subite durante la notte. Le violenze erano imputate a fantasmi e demoni. (…). Alla fine si scoprì che otto uomini della colonia ricorrevano a un anestetico veterinario per rendere incoscienti le proprie vittime e stuprarle(…).”

Questo il brutale fatto di cronaca da cui Miriam Toews, prolifica autrice canadese cresciuta in una comunità mennonita, prese spunto per il suo romanzo Donne che parlano (Marcos y Marcos, 2018). Nonostante siano passati alcuni anni dall’uscita in libreria, il tema delle violenze di genere e dell’abuso di potere sulle donne è – ahinoi – ancora tremendamente attuale; la storia delle donne di Molotschna merita di essere ancora diffusa e discussa.

Fonte: Pinterest
La comunità mennonita

“Le dissi che venivo da una parte del mondo che era stata fondata per essere il mondo di sé stessa, separata dal mondo. In un certo senso, le dissi, la mia gente (…) non esiste, o perlomeno così deve sembrare”.

La comunità mennonita è qualcosa di difficile da immaginare per noi, eternamente connessi l’un l’altro in un mondo in cui un fatto ha una risonanza anche molto lontano da dove accade, grazie al potere del virtuale. Il fatto che sia isolata dal resto del mondo e retta su proprie leggi prive del confronto con altre realtà sociali da un lato non la rende intaccata dalla corruzione “dei costumi moderni”, dall’altro fa si che fatti aberranti che accadono al suo interno non siano puniti come dovrebbero.

La vicenda

Così accade che le donne della comunità di Molotschna vengano ripetutamente narcotizzate e stuprate da mariti e fratelli; la colpa viene attribuita al diavolo, o alla sfrenata immaginazione delle donne, considerate esseri inferiori. Il pastore allontana gli uomini, ma chiede di perdonarli; se non lo faranno, saranno le vittime delle violenze a dover abbandonare la colonia.

Fonte: Pinterest
August Epp: la voce ritrovata

Le donne quindi si riuniscono in un fienile per decidere come reagire all’accaduto. Il loro isolamento dal mondo ha fatto sì che non imparassero a leggere né a scrivere; per redigere i verbali delle riunioni devono scegliere, per forza di cose, un uomo.

Ma in realtà August Epp, che è anche la voce narrante di tutta la storia, è in netto contrasto con i bruti che popolano la comunità. È un uomo che ha studiato “nel mondo fuori”, ma che non trova un suo posto nella società e nemmeno un senso alla sua vita – tanto da pensare al suicidio. August è di fatto un reietto, proprio come le donne in quest’ordine sociale.

Che fare?

“Ieri, come mi ha raccontato Ona, le donne hanno votato. Le opzioni erano tre.

Non fare niente

Restare e combattere

Andarsene.

Ogni opzione era corredata da una figura, perché le donne non sanno leggere .

‘Non fare niente’ era corredata da un orizzonte vuoto. ‘Restare e combattere’ era corredata dal disegno di due membri della colonia che si affrontavano in un duello sanguinoso. Quanto all’opzione ‘Andarsene’, era corredata dal disegno del sedere di un cavallo”.

Queste sono le opzioni vagliate minuziosamente per fronteggiare la situazione. Non è facile restare in un mondo maschilista e continuare a subire violenze e soprusi, e non è semplice lottare contro chi ha una superiore forza fisica e mentale. Ma non è nemmeno scontato gettarsi in un mondo di cui non si sa nulla, pieno di insidie e pericoli senza i mezzi per affrontarli. Certo è che ognuna di loro si riconosce come persona, e come tale ne vuole i diritti.

Attraversare le loro lunghe disquisizioni significa rendersi conto – insieme a loro – di quanto avere il coraggio di parlare e confrontarsi sia il primo passo per essere libere. Per loro, ma anche per August: essere il testimone di questa storia e prenderne parte attivamente donerà anche a lui una nuova ragione per vivere.

Metafora estrema di situazioni opprimenti che ogni giorno tante donne si trovano a dover fronteggiare, Donne che parlano è il racconto di una sofferenza che evolve in coraggio, e lo fa grazie all’unione e alla forza di comunicare. Una storia che fa riflettere sulle condizioni della donna in certe comunità quasi invisibili per la società odierna, che mostra l’importanza delle piccole rivoluzioni ma che soprattutto infonde coraggio per le battaglie che in quanto donne siamo costrette ad affrontare.

a cura di
Martina Gennari

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