Gli “occhi cinepresa” di Nube: l’intervista

Gli “occhi cinepresa” di Nube: l’intervista
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NUBE è un nome che, se hai seguito almeno un poco la scena indipendente dell’ultimo anno, dovresti aver già incontrato: piglio da popstar contemporanea, slancio lo-fi da “cameretta” che pare potersi facilmente aprire alla dimensione del grande palco e una penna capace di intrecciare discipline artistiche diverse.

È proprio nel segno della contaminazione, o meglio, sotto la bandiera della settima arte (quella del cinema, per chi fosse sprovvisto di capacità di conteggio) che si sviluppa il percorso di nube, partito da “come un film di wes” e oggi in volo con “occhi cinepresa”.

Noi, per raccogliere un po’ tutte le parti del film, abbiamo deciso di fare qualche domanda all’artista piemontese.

Nube, cantautore giovanissimo scuola Revubs Dischi che oggi pubblica il suo disco d’esordio “Occhi cinepresa”: una seconda rinascita, per te, che immaginiamo tu abbia aspettato a lungo… ebbene, è questo il disco che ti aspettavi, oppure eri partito verso “orizzonti” diversi, quando hai esordito ormai diversi mesi fa con il tuo primo singolo?

In generale è il disco che volevo, ha un ventaglio di suoni diversi ma tutti rappresentativi del mio stile, penso che sia un bel primo passo verso un progetto più strutturato e mirato. In questo EP non ho voluto avere uno stile unico, uno degli obbiettivi era far vedere che un progetto come questo può abbracciare più stili diversi senza però perdere la sua identità musicale e visiva.

Ma parliamo di te, in primis: da dove nasce la tua passione per la musica? Ricordi la prima canzone che hai scritto?

È una passione che mi accompagna da sempre, in casa si è sempre ascoltata tanta buona musica. Ho iniziato con la batteria da piccolissimo e la prima “canzone” la scrissi a dieci anni circa, dopodiché ho avuto un periodo di allontanamento dall’universo musicale per poi ritrovarlo all’inizio delle superiori.

La tua musica è difficile da catalogare, perché ricca di sonorità diverse: c’è il bedroom pop di chiaro stampo lo-fi, è vero, ma sembra che l’attenzione che dai alle parole ti riporti al mondo della canzone d’autore… Quali sono gli artisti che maggiormente hanno ispirato il tuo percorso fin qui?

Onestamente non la trovo così difficile da catalogare, alla fine parliamo di Pop per quanto contaminato. Sicuramente c’è un’impronta lo-fi, tutti i brani nascono nel mio bedroom studio e mi fa piacere che questo si senta. Il lavoro che faccio con i testi è fondamentalmente un lavoro di ricerca di immagini visive che possano passare all’ascoltatore determinate sensazioni. Probabilmente direi Clairo e Lorde per quanto riguarda la scena internazionale e Venerus per quella italiana.

“Occhi cinepresa” è un titolo che fa eco ad una delle più interessanti tracce del disco, “Come un film di Wes” … Hai mai pensato di fare “musica per cinema”, combinando così le tue più esacerbate passioni?

Sicuramente! Mi piacerebbe molto in futuro poter collaborare con degli ensemble orchestrali per creare musica per cinema.

Parlaci della tracklist: ci sono diversi brani che non hai pubblicato come singoli, e che ci piacerebbe tu ci raccontassi.

Uno dei sensi dell’album è non avere un percorso logico all’interno, fondamentalmente l’ordine di ascolto è una traccia che si è liberi o meno di seguire. Grandine è il brano forse un po’ più scuro insieme a Bad Loop, entrambi i pezzi raccontano dell’ansia giovanile e del sentirsi fermi ed impotenti rispetto ai grandi dubbi esistenziali che la vita ci pone. 1998 nasce come inno generazionale ed è una storia d’amore teen che riprende la cultura cinematografica Pop contemporanea come i film di Spider-man e la serie TV The Good Place. Guerra Fredda è forse il pezzo più “gridato” ed è totalmente ispirato al film “Il Grande Gatsby”.

Spicca anche un featuring, quello con DEN. Come è nata “specchi”? Tra l’altro, sembra essere uno dei brani che maggiormente hanno convinto pubblico e settore…

Vero! Siamo entrambi molto contenti del riscontro del pubblico su questo brano. Specchi nasce a Sanremo l’estate scorsa per l’esigenza di provare a descrivere un certo tipo di malinconia che non provavo da tempo.

E ora, cosa dobbiamo aspettarci da Nube?

Vi avviso, ci saranno sorprese! Non posso dire altro però.

a cura di
Redazione

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Ilaria Rapa

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