Nibali e Valverde, al Lombardia 2022 l’ultimo ballo
Tutto ha una fine, anche le cose più belle. Non fanno eccezione le carriere di due dei ciclisti più iconici degli ultimi vent’anni, don Alejandro e lo Squalo. Valverde e Nibali, al Giro di Lombardia 2022 si concederanno l’ultimo ballo delle loro, straordinarie e lunghissime, carriere.
Due campionissimi, in grado di regalare gioie ai propri tifosi (ed emozioni a tutti gli appassionati) nell’arco di ben due decenni: Valverde e Nibali si presentano al Lombardia 2022, l’ultimo tango della propria carriera, con palmarés invidiabili, che contengono praticamente tutto: dalle classiche Monumento ai grandi giri – con la chicca dell’oro di Innsbruck del 2018 a fare capolino tra le tante medaglie di argento e di bronzo raccolte ai Mondiali da Valverde.
Valverde e Nibali, oltre ai successi c’è di più
Ma non sono solo i successi a rendere speciali le due carriere. Valverde e Nibali, infatti, aldilà delle numerose vittorie, sono stati davvero due colonne degli anni Dieci del ciclismo del 2000. Pur con caratteristiche diverse, i due veterani hanno rappresentato qualcosa di molto simile per il ciclismo: una sorta di anello di congiunzione tra il ciclismo di inizio millennio e quello moderno, quasi macchinale, che viviamo all’alba di questi anni Venti, che ha in Pogacar e Evenepoel gli interpreti più perfetti.
Valverde e Nibali, prima di quest’ultimo ballo al Lombardia 2022, hanno vissuto, forse anche sofferto, questo lungo passaggio di consegne: entrambi hanno sempre dovuto confrontarsi con rivali più forti di loro ma, mentre il ciclismo si evolveva, l’Embatido e lo Squalo rimanevano sempre lì, sempre vicini ai migliori, sempre in corsa per vincere – e, come dimostrano i curriculum, a volte ci riuscivano anche. Mentre gli altri, comunque straordinari campioni, piano piano, si allontanavano dal grande ciclismo.
La chiusura di un’epoca
Chissà cosa proveranno oggi, Valverde e Nibali, mentre sulle strade del Lombardia 2022 percorreranno gli ultimi chilometri della loro carriera. Chissà se tenteranno qualche numero dei loro – per Nibali, soprattutto, la classica delle foglie morte rappresenta un terreno favorevole e su cui ha già centrato due bellissimi successi, nel 2015 e nel 2017 – o se, semplicemente, si godranno l’abbraccio del gruppo e del pubblico per un’ultima volta.
Quel che è certo è che questi due straordinari campioni, da domani, mancheranno tantissimo al ciclismo, soprattutto ai rispettivi movimenti nazionali. Perché, se è vero che la nuova generazione sembra prodigiosa e ricca di straordinari talenti che sicuramente regaleranno tante emozioni nei prossimi anni, è pur vero che quello che hanno dato Valverde e Nibali al ciclismo non è realmente quantificabile, né attraverso i palmarés né attraverso i dati. Valverde e Nibali, per tanti appassionati, hanno rappresentato una compagnia rassicurante, nei lunghi pomeriggi sul divano a seguire i propri beniamini in tv. Anche per chi non li ha tifati e per chi, addirittura, li ha apertamente avversati.
Il ritiro in simultanea dei due campioni rappresenta qualcosa di epocale: la chiusura – definitiva – di un capitolo del ciclismo che in realtà era già concluso, il passaggio definitivo di un’epoca ciclistica ormai lontana che, con le loro carriere, ha provato a prolungarsi indefinitamente. Rappresenta il passaggio da un ciclismo ancora residualmente umano, fatto di fatica e sensazioni, di invenzioni e fantasia sui pedali, a un ciclismo macchinale, esasperatamente tecnologico in cui tutto è calcolato al millesimo. E, forse, è proprio questo che – attraverso Valverde e Nibali – dopo il Lombardia 2022 ci mancherà di più.
A cura di
Epifanio Romano
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