Myle “Is not here” è il suo nuovo album

Myle “Is not here” è il suo nuovo album
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Quattordici canzoni, collaborazioni eccellenti, influenze internazionali ma sempre grande consapevolezza: Myle pubblica il proprio disco d’esordio, “Is not here”.

Con un titolo decisamente dylaniano, influenze e collaborazioni internazionali di notevole rilievo, Emiliano Aimi, in arte Myle, ha fatto il proprio esordio con “Is not here”, un disco di quattordici tracce complesso ma molto fluido.

Esperienze musicali in progetti altrui per molti anni, svariati traslochi, giri d’Europa e molto altro: Myle ha riunito le proprie esperienze di vita in un disco che pesca a piene mani dal sound cantautorale e rock americano, ma senza tirarsi indietro quando si tratta di sconfinare ora nel blues, ora nel folk, con un certo spirito black che di tanto in tanto fa capolino, soprattutto a livello vocale.

Del resto la squadra di cui si è circondato è decisamente di tutto rispetto: tra gli altri, Colin Edwin (Porcupine Tree) e Thoger Lund (Giant Sand) si occupano dei bassi, Nicola Manzan (Bologna Violenta) suona gli archi, Hugo Lee agisce sul sax, mentre alle voci e ai cori ci sono Livia Ferri, Armaud, Anastasia Brugnoli, giusto per citare alcuni dei nomi più in vista di una squadra particolarmente articolata e composita.

Un disco che è anche una rinascita, per certi versi. “Myle – racconta il musicista – nasce nel 2020, e con lui l’album “Is not here”. Quattordici canzoni per affrontare il presente, per affrontare i miei thirties ormai avanzati nel mondo di oggi. Ogni canzone riguarda il nostro tempo, è un messaggio o forse una domanda. Non sono capace di non parlare del Mondo in cui vivo, di ciò che sento giusto e sbagliato, di ciò che mi fa incazzare o sorridere. Non so creare per me stesso, devo per forza comunicarlo”.

Ne risulta un disco che inevitabilmente presenta una palette di umori e colori molto variegata. Ci sono brani come “The Game”, ricchi di spirito e di movimento, che offrono spazio alla parte più dinamica della produzione di Myle e compagni.

Ci sono momenti più intimi e raccolti, per esempio “Home”, titolo particolarmente significativo se arriva da un personaggio che ha cambiato casa davvero molto spesso. Canzoni di memoria e di melodia come “Your Shadows and I” si alternano a brani movimentati ma che in realtà parlano della ricerca della fede, come “Wintersend”.

Come è evidente anche da questo breve excursus tra le canzoni (ma ce ne sono altre di particolarmente significative, come per esempio “Forget Berlin”, che apre l’album, oppure la particolarmente intensa “For Every Time I Waited”) gli argomenti toccati dai testi sono vari, ma tutti trattati con cura e sensibilità.

Le mani giunte su sfondo nero nella copertina di “Is not Here” possono avere svariati significati: possono essere simbolo di preghiera, ma potrebbero essere anche quelle di chi si sta preparando a fare a pugni. E in fondo Myle in questo disco fa entrambe queste cose e anche molto altro: questo lavoro porta con sé la definizione di un artista che ambisce a mostrare uno spaccato sincero e significativo della propria vita. E che, nel complesso, ci riesce molto bene.

a cura di
Redazione

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