Ennio Morricone: il film
Ennio è il documentario redatto e presentato da Giuseppe Tornatore uscito al cinema a febbraio. Mentre vi scrivo il film rimane sorprendentemente sul podio dei film più visti di queste settimane.
Un viaggio appassionante nella vita artistica di Ennio Morricone, dai suoi inizi come trombettista, il conservatorio, fino ad approdare alla RCA come arrangiatore. Infine autore di colonne sonore dal 1961 al 2016. Un compositore entrato nella leggenda, citato nel film da musicisti (da Pat Metheny a Bruce Springsteen fino ai Metallica). Colleghi compositori come Hans Zimmer e John Williams, registi come Martin Scorsese, Dario Argento, Elio Petri.
Un film che si dispiega negli anni come un racconto. Le umiliazioni subite da ragazzo come studente “bravo ma non tra i primi” e il talento mai riconosciuto dal suo maestro di composizione Goffredo Petrassi. Eppure il giovane Morricone acquistò da subito una dedizione al lavoro. La frequentazione degli ambienti dell’avanguardia fra Stockhausen e il serialismo integrale e John Cage. Come bagaglio aveva però analizzato tutta la storia della composizione, dalla polifonia a Bach, da Mozart fino a Beethoven per giungere a Stravinsky.
Lavori umili
Questa preparazione lo porterà negli anni a sviluppare un metodo sempre innovativo. Una ricerca mai fine a se stessa che non si limitava alla melodia ma alla ricerca di effetti di scena. I primi tentativi di sperimentazione cominciano coi successi popolari di canzoni come “Il barattolo” di Gianni Meccia, “Pinne, fucili ed occhiali” di Edoardo Vianello. La tanto travagliata genesi di “Non son degno di te” narrata da Gianni Morandi in persona. In ognuno di questi brani Morricone creava effetti, cori polifonici, rumori in una maniera innovativa e rivoluzionaria per quegli anni.
“Tutto è servito, anche i lavori più umili, anche se umili non è il termine giusto: è meglio dire i lavori più semplici, come arrangiare le canzoni. Tutto è servito alla tecnica e all’esperienza che già avevo acquisito, agli amori che avevo per i classici del passato. Tutto questo creò una specie di mescolanza psichica e tecnica in me: potevo scrivere in tutti i linguaggi“
Quegli “scherzi” compositivi erano il campo di gioco per un linguaggio che diventerà ogni anno sempre più personale ma mai fine a se stesso. Morricone non si adagierà mai su formule già sperimentate ma, fino agli ultimi anni, si rimetterà in gioco alla ricerca di un suono. E l’approdo al cinema sarà la materia che gli consentirà di affinare la sua tecnica e farla giungere a livelli sublimi. Sarà il primo compositore a rendere la musica da film come naturale prosecuzione e completamento dell’opera. La musica che completa l’emozione delle immagini, ne sottolinea la profondità.
Chitarre e fischi western
Riesce a commuovere il tono disteso di Morricone, il ricordo di un riconoscmento mai avuto ufficialmente dai maestri accademici. La creazione di colonne sonore per gli spaghetti-western con le chitarre e i fischi. Colonne sonore indispensabili per la leggendaria Trilogia del Dollaro di Sergio Leone. Ma Morricone saprà smarcarsi da quella etichetta rifiutando l’offerta di Oliver Stone di ricreare quegli ambienti per un suo film. Dagli anni 70 in poi nasce lo stile “morriconiano”, la composizione che si estende da un’idea e si mescola in più soluzione che si rincorrono.
Morricone sembra disegnare nell’aria le note. Lo stesso Tornatore dichiara nel film che, prima che nascesse la sceneggiatura di “La leggenda del pianista sull’oceano” Morricone aveva già sviluppato il tema principale. Colonna sonora che sarà anch’essa altro tassello definitivo ad un opera cinematografica di grande rilievo. Tornatore ha avuto Morricone come collaboratore per trent’anni. Questo sodalizio da modo al Maestro di aprirsi in maniera sorprendente dando vita a una testimonianza unica sulla sua carriera e sul suo modus operandi.
Un compositore eterno
Non annoia mai la lunga descrizione redatta di due ore e mezzo. Riporta spezzoni di film, entra nel vivo delle composizioni, le analizza in maniera chiara anche per i non addetti ai lavori. Al termine del film “Ennio” hai davvero la sensazione di “eterno” che questo musicista ci ha lasciato. Del suo modo di aver concretizzato il processo sonoro e di averlo reso quasi vivo e palpabile attraverso le immagini.
Nella musica sorpende l’amore di rock band come i Clash ( i primi ad avere l’intro di The good, The Bad, The Ugly come apertura ai loro concerti), Springsteen col tema principale di Once upon a time in the west, i Metallica con The Ecstasy of Gold e i Muse. Tributo tardivo invece quello degli Academy Awards che recupereranno con l’Oscar alla carriera nel 2006. La tanto ambita ( e meritata) statuetta la vinverà nel 2016 per la colonna sonora di “The Hateful Height” di Quentin Tarantino.
Il documentario si attesta come uno dei film ai primi posti del botteghino ancora questa settimana ed è stato già premiato ai nastri d’argento. Un’opera capace di coinvolgere anche i non addetti ai lavori. Riesce nell’intento di presentare Morricone nella sua celata e umanissima simpatia romanesca. La semplicità mista ad un rigore e una disciplina che si denota dai suoi esercizi di ginnastica mattutina. Un’opera autentica, senza retorica, che celebra la grandezza di uno dei maggiori compositori italiani paragonato da Quentin Tarantino, in maniera entusistica, a Mozart o Beethoven.
a cura di
Beppe Ardito
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