“Poesie di Carta”: Grazia Di Michele omaggia Marisa Sannia
Marisa Sannia è stata una cantautrice particolarmente attiva tra gli anni ’60 e ’70. La sua opera spazia tra le lingue e le forme. Compone infatti per se stessa, ma si misura anche con altri artisti mettendo in musica le opere di poeti sardi, suoi conterranei, come Antioco Casula e Francesco Masala.
Grazia Di Michele rimasta particolarmente colpita da Rosa de papel, ispirato all’opera giovanile di Federico Garcia Lorca, decide di farla rivivere sul palco. Inizia quindi a collaborare con la famiglia dell’autrice, scomparsa nel 2008, che le da accesso a copioni, traduzioni originali di poesie e canzoni inedite di Marisa, rimaste nascoste.
Lavorando con i musicisti storici di Marisa, costruisce Poesie di carta. Nella scaletta del concerto coesistono i brani più conosciuti della Sannia, ma anche i suoi pensieri (in alcuni casi trasmessi dalla sua stessa voce), foto, video e riflessioni. Canzoni in italiano, sardo e spagnolo in un ambiente sonoro world originale creato da Marisa ed i suoi musicisti.
Lo spettacolo vuole essere tributo da una cantautrice a un’altra. La testimonianza di un’amicizia speciale nata solo dopo la scomparsa dell’artista sarda. Un’amicizia fuori dal tempo, dentro l’eterno.
Ciao Grazia, benvenuta su The Soundcheck! Il 12 Gennaio ha debuttato al teatro Golden di Roma “Poesie di Carta”, omaggio a Marisa Sannia. Come avviene il tuo primo incontro con la sua opera?
Conoscevo, ovviamente, Marisa per le sue interpretazioni storiche, ma anche per la sua veste di cantautrice. Avevo ascoltato, anche se superficialmente, i due album Nanas e Janas e Melagranada, in cui ha musicato i versi dei poeti sardi Antioco Casula e Francesco Masala. Mi era invece sfuggito un disco uscito postumo, Rosa de papel, dove Marisa ha musicato magistralmente alcune poesie di Federico Garcia Lorca. Il colpo di fulmine è arrivato con l’ascolto di quest’opera di rara bellezza.
Cosa ti ha spinta dopo l’ascolto di “Rosa de papel” ad immergerti nel mondo di Marisa, riportandola in teatro?
Mi ha spinta il fatto che un lavoro così bello non dovesse restare nel buio, altri come me avrebbero dovuto conoscere un aspetto artistico di Marisa probabilmente ignorato. Ed anche il fatto che oggi c’è più che mai bisogno di poesia.
Sul palco si mescolano lo spagnolo, il sardo e l’italiano. Cosa comporta secondo te questo multilinguismo per lo spettacolo? E come ha influenzato la tua esperienza?
La musica è un linguaggio emotivo che, anche attraverso le parole, esprime dei significati. Ascolto molta world music e, anche non conoscendo alcune lingue, percepisco il senso delle parole da una voce, da una melodia e da un arrangiamento. Nello spettacolo non si fa fatica ad entrare nel mondo di ogni canzone, anche perché faccio uso di immagini e di qualche frase per spiegare il brano. Non è la prima volta comunque che canto in altre lingue. Ho cantato in francese, in portoghese, in spagnolo, in inglese, in israeliano e in tedesco.
Un’ultima domanda: attraverso il legame che hai instaurato con l’opera di Marisa hai trovato dei lati in comune, non solo con la cantautrice ma anche con la donna?
Siamo due cantautrici che compongono canzoni con la chitarra, amiamo la letteratura e la poesia, ci appassioniamo ai progetti e usiamo la voce in maniera affine. Amiamo la discrezione e proteggiamo in maniera coerente la nostra vita privata e le nostre scelte. C’è altro da dire?
a cura di
Andrea Romeo
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