Madres paralelas: due donne e un unico destino
Il film drammatico, complesso e camaleontico del regista Pedro Almodóvar, con Penélope Cruz, Milena Smit, Rossy De Palm
Madres Paralelas è il nuovo film diretto da Pedro Almodovar. Uscito il 28 ottobre 2021, a due anni dal film di successo Dolor Y Gloria.
Come nel precedente film, anche qui l’attrice Penelope Cruz, vincitrice del Premio Coppa Volpi come miglior interpretazione femminile del Festival di Venezia, diventa protagonista della memoria di un Paese, che letteralmente scava per ritrovare i “suoi morti“.
Madres Paralelas, infatti, è un film complesso e camaleontico che vuole indagare nel passato, attraversare le radici e scoprire la storia dei propri antenati tramite la memoria, sposandosi perfettamente anche con il complesso tema della maternità e creando così un connubio perfetto di emozioni e sensazioni per lo spettatore.
Il regista madrileno costruisce un elegantissimo e commovente melodramma tramite uno stile espressivo, intrecciando alla vita di due donne quella di un intero paese.
Almodóvar da luce al film più esplicitamente e tradizionalmente storico fra le su creazioni. Racconti di maternità intimi e struggenti, affetti inetichettabili si intrecciano con una tragedia reale della Storia della Spagna.
Janis: Non ce la faccio se te la porti via!
Ana (Milena Smit): E non c’hai mai pensato a me?
Janis: Ci ho pensato sempre!
Madres Paralelas
Trama:
Madres paralelas, film diretto da Pedro Almodovar, segue in parallelo la storia di due donne, Janis (Penélope Cruz) e Ana (Milena Smit), molto diverse fra loro che danno alla luce i propri figli nello stesso giorno, condividendo la stessa stanza d’ospedale.
Entrambe non hanno un partner e sono due madri single, rimaste incinte per caso, cosa che le accomuna, nonostante i loro mondi siano estremamente lontani.
Janis, infatti, è una donna di mezza età, fotografa affermata di successo, sola, in quanto l’uomo da cui aspetta un figlio è a sua volta sposato con una donna in fin di vita. Nonostante questo non si pente di aver tenuto il bambino, anzi sembra entusiasta della notizia.
Ana, invece, è un’adolescente, molto insicura, intimorita dal fatto di dover diventare una madre giovanissima, pentita di questa gravidanza inattesa e spaventata da tutto ciò che la aspetta. Scopriremo infatti che il figlio che porta in grembo è in realtà frutto di una violenza di gruppo subita da Ana a scuola.
Entrambe attraversano le corsie e i corridoi dell’ospedale, Janis cerca di calmare e incoraggiare Ana e saranno queste poche parole dette l’una all’altra a creare tra loro un forte legame che durerà nel tempo.
Passano gli anni, e le due si perdono di vista. Janis è impegnata nella ricerca della verità su una possibile fossa comune di vittime dei falangisti nel suo villaggio di origine. I fantasmi della Guerra civile degli Anni 30 del Novecento. Ana mantiene sé e la figlia, lavorando come cameriera.
Janis comincerà a nutrire forti dubbi sull’effettiva maternità della propria piccola. I tratti somatici della bambina, come il taglio degli occhi quasi indio, sono infatti estremamente diversi sia da lei che dal padre. Un test del DNA rivela che, in effetti, la piccola di Janis non è sua figlia.
Due donne di età diverse condividono dunque un destino, prima ancora del topos dello scambio in culla delle proprie bambine. Si riconoscono, si danno conforto e, forse, si amano.
Conclusioni:
Madres paralelas: madri parallele unite da uno stesso destino. Il “filo rosso” tra loro non sta solo nell’essersi ritrovate nella stessa stanza in attesa di un parto che è poi avvenuto lo stesso giorno, o nel fatto che entrambe le loro figlie siano state in osservazione dopo la nascita, ma un altro, più speciale e sottile forse, che parla di violenza.
Una violenza che è totalmente al maschile e che, in modi diversi, lega entrambe le loro gravidanze ed esistenze.
Quella raccontata dall’una a colui che diverrà il padre di sua figlia. L’uccisione di un bisnonno e altri uomini del suo paese, gettati tutti in una fossa comune all’inizio della guerra civile spagnola e quella più diretta, fisica, che ha portato l’altra a rimanere incinta a causa di un abuso.
Ennesimo grande film totalmente “al femminile”, ennesimo racconto di madri, di donne forti nelle loro imperfezioni, del percorso della maternità che raramente coincide, appunto, con la perfezione, ma non per questo è meno sentita, meno sincera, meno valida.
Le madri sbagliano, nascondono segreti, a volte non sono capaci di fare il loro lavoro provocando ferite profonde. Per comprendere ogni madre, e quindi ogni figlia e ogni figlio, bisogna conoscere e far conoscere la propria storia. Tra le madri parallele del regista madrileno c’è anche la Spagna, con i suoi segreti e i suoi valori.
Il filone però è sempre lo stesso: un tipico film che tratta di madri, di famiglia, di imperfezione, di storia. Per questo forse, non totalmente capito e apprezzato come dovuto.
Il film diventa altalenante quando viene presa la strada del thriller psicologico, forse a causa di una trama che a partire dalla fine del primo tempo diventa troppo prevedibile.
Un susseguirsi di eventi troppo frenetici complica soprattutto la parte che precede il gran finale, in cui il rapporto tra le protagoniste viene spezzato e la densità emotiva si fa via via più lieve. Le potenzialità non perfettamente sviluppate di Madres Paralelas ne fanno dunque un film riuscito ma a tratti noioso, che emoziona, sì, ma lascia alcune perplessità nello spettatore.
Giovinezza e maturità, passato e futuro, rapporto madre e figlia, amore e morte, vittima e carnefice, verità e menzogna danzano in un vertiginoso gioco di specchi. Ma alla fine è la voce umana a risuonare, perché la storia non si può zittire. Come recita la frase di Galeano che chiude Madres Paralelas.
A cura di
Gemma Nurra
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