“Martin Luther King vs FBI” – Luci e ombre dell’uomo che scosse l’America

“Martin Luther King vs FBI” – Luci e ombre dell’uomo che scosse l’America
Condividi su

Per la regia di Sam Pollard (“By the People: The Election of Barack Obama”, “4 Little Girls”), il 14, 15 e 16 febbraio arriva in sala, in via del tutto eccezionale, “ Martin Luther King vs FBI”, il suo ultimo – e plurinominato – documentario. 

Il docu-film 

Acclamato dalla critica, questo nuovo docu-film ripercorre la vita di Martin Luther King Jr, un uomo che, con le sue azioni, ha saputo scuotere e cambiare la Storia di una Nazione.

Un documentario, veramente interessante e ricco di spunti, che si avvale interrottamente – per ben 102 minuti! – di registrazioni e video, resi accessibili dal Freedom of Information Act e poi raccolti nell’opera di David J. Garrow “The FBI and Martin Luther King, Jr: From ‘Solo’ to Memphis”.

Attraverso le parole dell’ex direttore dell’FBI, James Comey, questo potente documentario ci fornisce un’immagine di King inedita e controversa. Un’immagine che, per molti aspetti, si discosta – e non poco – da quella dell’acclamato leader morale conosciuta da tutti.

Il film, infatti, si focalizza sul controllo ossessivo che l’FBI ha messo in atto, nel corso degli anni, ricorrendo ad ogni svariato mezzo di intercettazione, nei confronti del famoso pastore battista, e dando vita a una vera e propria persecuzione ai danni di quest’ultimo.

Nel far questo, “Martin Luther King vs FBI” ci regala uno spaccato sulla società del tempo e sul clima dell’America in quegli anni, ponendo l’accento su come, in ogni caso, l’impresa compiuta da King in materia di diritti umani sia stata fondamentale per le sorti della popolazione di colore

Il trailer
Il Trailer del film
Una rivoluzione pacifica 

Il documentario si apre con una carrellata di immagini e di video della Marcia su Washington, che ci trasportano nell’America del tempo. Nelle sue atmosfere. In quell’attivismo sfrenato tipico degli anni 60’. Nell’animo pulsante di una Nazione stanca di star ferma a guardare ingiustizie e soprusi.
Stanca di rimanere immobile, muta, in un angolo.
Stanca di giustificare secoli di discriminazione, basati su un dettaglio fisico insignificante come il colore della pelle. 

La popolazione nera si levava, urlando a gran voce. Invocando un cambiamento. 

E Martin Luther King risponde a questo grido, riuscendo a catalizzare lo spirito di quegli anni in un’unica azione, per dar vita a qualcosa di nuovo, di diverso. Per dar vita a una rivoluzione pacifica, costituita contando non sulla forza delle armi, ma su quella dell’Amore.

Una rivoluzione pacifica, portata avanti ogni giorno, incurante delle violenze e delle botte ricevute, delle risposte violente a cui sarebbe andata incontro.
Un’azione pacifica che si autoalimentava, traendo forza da se stessa, in nome di un obiettivo più grande, che avrebbe cambiato il volto degli Stati Uniti d’America. 

Un’ impresa epocale 

Credo sia difficile, per chiunque non sia americano, comprendere a pieno la portata di quanto compiuto da King. Un’impresa enorme, come testimoniano immagini e video, a cui partecipò l’intera popolazione nera degli Stati Uniti. Una battaglia che portò, nel 1964, all’emanazione del Civil Rights Act. Una battaglia che valse a King, nell’ottobre del medesimo anno, il Premio Nobel per la Pace.  

Credo sia difficile, per noi europei, comprendere fino in fondo quanto l’azione di quest’uomo abbia stravolto e cambiato le sorti di una Nazione.
Credo sia impossibile, per chiunque non appartenga a quel popolo, a quella cultura, comprenderne realmente l’importanza.

Per farlo bisogna scavare a fondo, percorrendo a ritroso secoli e secoli di segregazione e discriminazione razziale. Per far ciò bisogna far propri i sogni, le speranze, il coraggio e la forza di quella parte della popolazione stanca di chinare il capo davanti ai privilegi dell’Uomo Bianco.

Di chi ha lottato con tutto se stesso per non dover cedere un posto sull’autobus. Per vedere crescere i propri figli mano nella mano con altri. Per garantire alle future generazioni tutti quei diritti, quelle possibilità, che fino ad allora erano rimaste loro precluse, e di cui mai, prima, avevano potuto beneficiare.
Una lotta per esercitare i propri diritti, per poter gridare, a gran voce, “I’m a Man”

È difficile comprendere tutto questo, se fai parte di quella “razza” che ha basato secoli e secoli di supremazia su un fattore insignificante come il colore della propria pelle. Come se questo conferisse una sorta di diritto di nascita. Come se questo ci rendesse diversi, migliori di altri.

Non credo arriveremo mai a cogliere a pieno la complessità e la portata di questi eventi, estremamente distanti da noi per Storia e Cultura. C’è un Oceano, in mezzo, che ci separa da essi.
Ciononostante attraverso queste immagini, questi video, possiamo quantomeno intuirne l’importanza. Il significato. 

FBI vs M.L.K 

Come già anticipato, il film ruota attorno alla netta contrapposizione tra l’FBI – in particolare, tra il suo fondatore ed ex direttore Hoover – e Martin Luther King.
Un rapporto controverso, che rappresenta forse il momento più buio della storia del Federal Bureau of Investigation. Esso, sviscerato in ogni sua componete, viene analizzato qui  con occhio cinico, prestando attenzione alle numerose vicende che si sono verificate attorno a queste due importanti figure americane

I due protagonisti principali 

King e Hoover ci vengono presentati, in questo film, come due figure in netto contrasto, estremamente diversi sotto innumerevoli punti di vista. Tuttavia entrambi sono indagati in modo attento e approfondito nel corso del documentario, attraverso interviste e video che illustrano in modo esaustivo una vicenda tutt’altro che semplice.

L’analisi attorno ad essi è lucida e precisa, e tiene conto della complessità di due personaggi estremamente iconici e controversi. Due personaggi fatti di luce e di ombre, che non agiscono in modo casuale, ma sempre spinti da motivazioni ben precise. 

Da una parte abbiamo Martin Luther King che, attraverso la politica della non violenza, ha portato a cambiamenti radicali all’interno della società statunitense.
Leader morale indiscusso, dalla figura estremamente carismatica, quest’uomo si è battuto strenuamente per la parità dei diritti tra bianchi e neri e la fine della povertà, fino alla propria morte, avvenuta per un colpo di pistola nel 1968. 

Martin Luther King

Tuttavia, in questo documentario, la sua integrità morale viene riconsiderata (anche se mai veramente messa in discussione) alla luce di quanto emerso dalle intercettazioni compiute tramite cimici, registrazioni e lo spionaggio portato avanti dall’FBI.

Materiale che non va tanto ad intaccare l’immagine pubblica del vincitore del Premio Nobel per la Pace, quanto quella privata. Essa è infatti gettata in pasto alla stampa, con l’intento di distruggere la credibilità e la reputazione di un uomo che ha speso tutte le sue energie nella lotta contro ogni forma di segregazione e discriminazione razziale presente nel suo Paese. 


Sul fronte opposto abbiamo invece J. Edgar Hoover, fondatore dell’FBI e suo direttore, che identifica nella figura di King una vera e propria minaccia per la stabilità dell’intera Nazione.
Hoover è seriamente preoccupato dalla popolarità del pastore battista, tanto da diventarne ossessionato. Ciò lo spinge a muoversi oltre i limiti della legalità, scavando nella vita privata di King e realizzando una campagna di sorveglianza attorno a lui, il cui materiale sarebbe poi dovuto servire per screditarlo pubblicamente.

Dietro l’azione maniacale di Hoover, tuttavia, si cela tutta la preoccupazione e il timore di un uomo a capo della sicurezza del suo Paese per ben 48 anni. Seriamente allarmato dall’azione del “Messia Nero”, il direttore dell’FBI disprezzava King sotto ogni punto di vista, considerandolo un uomo bugiardo e lussurioso.

Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che Hoover si scaglia, cercando di ottenere registrazioni e prove che testimonino la profonda immoralità del suo oppositore. Che rendano nota a tutti i dettagli sulla sua vita, e i numerosi rapporti poligami che era solito condurre in privato. 

Un docu-film che racconta qualcosa in più 

Interessante è come il film non si concentri esclusivamente sul rapporto tra King e l’FBI, ma ci fornisca una panoramica ben più ampia, analizzando diversi elementi che hanno contribuito in modo significativo al verificarsi di questo contrasto. Elementi che fanno da sfondo alla vicenda, ma che risultano fondamentali per comprendere lo svolgersi degli eventi.

Esso ci fornisce una precisa descrizione degli Stati Uniti dell’epoca, analizzando in tutte le sue sfaccettature la società e la cultura  di una delle più affascinanti e controverse nazioni dell’Occidente. 

La lotta contro il comunismo

Causa scatenante le intercettazioni ai danni di King, inizialmente, è il clima di sospetto e opposizione che vigeva, all’epoca, negli Stati Uniti, nei confronti del comunismo. Gli esponenti del partito comunista erano visti, infatti, come una minaccia per il Paese, in contatto con l’URSS con l’intento di minare la stabilità politica e sociale su cui si ergeva lo Stato. 

Ogni possibile minaccia di comunismo andava sradicata e tenuta sotto controllo. Partono così le intercettazioni ai danni di King, che aveva come collaboratore Levison, uomo che l’FBI sospettava far parte del partito comunista.

L’idea che Hoover, direttore dell’FBI, aveva – e che espone al Presidente Kennedy – era quella che i comunisti si stessero servendo della popolazione di colore, e della loro lotta per la conquista dei diritti civili, con l’intento di rovesciare l’ordine del Paese e gettarlo nel caos. Per questo motivo, fondamentali, secondo Hoover erano le intercettazioni, unico modo per tenere d’occhio la situazione. 

La classe conservatrice americana 

Tocchiamo qui un altro aspetto fondamentale della vicenda, che contribuirà a condizionare significativamente il corso degli eventi. Mi riferisco ai secoli di dominio della razza bianca statunitense, che ha saputo sottomettere e imporsi, fin dagli albori, su qualsiasi altra etnia, a livello politico, sociale e culturale.

King, con i suoi ideali e la sua azione rivoluzionaria, rappresenta una minaccia considerevole per tutti quegli individui a capo del Paese, che non hanno intenzione di rinunciare ai loro privilegi. Per quella classe conservatrice che ritiene che la propria superiorità sia insita nella natura stessa e nell’ordine sociale costituito. Una superiorità che viene dunque data per scontata e mai messa in discussione da questa parte della popolazione.

Hoover è sicuramente uno dei rappresentanti più evidenti del conservatorismo americano, ed, opponendosi con forza a Martin Luther King, ci mostra quanto tutto questo sia profondamente radicato in lui e in un Paese contrario ad ogni forma di cambiamento.
In un Paese fortemente contraddittorio, che si pone, da sempre, come principale paladino di quegli stessi diritti che, di fatto, è solito negare con forza al suo stesso popolo.  

La Guerra del Vietnam e lotta contro la povertà

Un ultimo aspetto che fa da sfondo alla vicenda è sicuramente quello della Guerra del Vietnam, un problema fortemente sentito dalla popolazione americana, che suscitò ben presto malcontento e opposizione all’interno della società.

King se ne tiene per anni distante, concentrandosi per lungo tempo su questioni più care al suo Movimento. Tuttavia, dopo aver visto alcune foto di bambini vietnamiti mutilati dalle bombe e dalla violenza della guerra, si accorge di non poter più tacere.
Tiene allora un discorso, dove chiede al Presidente Johnson di sospendere la guerra in Vietnam, per concentrarsi su problemi di maggior importanza per il Paese, come la povertà dilagante.

Egli si scaglia, dunque, pubblicamente, contro gli orrori di questa guerra, e contro una classe politica più interessata ai benefici derivanti da essa che al benessere della popolazione americana.

Queste ultime dichiarazioni causeranno una profonda rottura tra King e il Presidente, che inizierà a considerarlo una minaccia per il suo mandato. Rottura di cui si approfitterà Hoover per continuare, indisturbato, l’azione dell’FBI contro il pastore. 

Martin Luther King: santo o peccatore?

L’ultima parte del documentario ci pone dinnanzi ad alcuni interrogativi di fondamentale importanza. 

Alla luce di quanto trapelato, è comunque giusto considerare Martin Luther King alla stregua di un santo? Elevarlo, beatificarlo non risulta forse eccessivo? 

In base a quanto trapelerà in futuro, nel 2027, quando i nastri sigillati verranno desecretati, non vi è forse la possibilità che quell’aurea che circonda l’immagine di quest’uomo ne risulti intaccata? Che la sua immagine pubblica possa risentirne?

Martin Luther King

Domande che sorgono spontanee nella mente dello spettatore, dopo aver completato la visione di questo documentario.
Questi quesiti sono stati sottoposti a vari esperti, che hanno risposto presentando la loro opinione in merito. Opinione con cui mi trovo particolarmente concorde.

In “Martin Luther King vs FBI”, e nei documenti che trapeleranno in futuro, ci viene fornita l’immagine di un uomo.
Un uomo che, come tutti gli altri, del resto, cade, commette errori ed impara da essi. Un uomo che, in quanto essere umano, ha insita nella sua stessa natura la possibilità di sbagliare. Il più delle volte questo si verifica, come parte integrante della Vita. Credo che a tutti sia concesso commettere errori, poiché ogni persona è complessa. Ogni individuo presenta, dentro di sé, una singolare interiorità, con cui deve fare i conti ogni giorno.

Mi domando dunque se non sia giusto scindere. Separare, in un mondo come il nostro, la dimensione pubblica dalla sfera privata, per evitare, come in questo caso, che il duro lavoro di una vita – che quanto di più alto compiuto – venga cancellato dalla condotta privata del singolo individuo.  

Perché vedere “Martin Luther King vs FBI”

A mio avviso, questo docu-film offre una visione più ampia su avvenimenti bene o male conosciuti da tutti. Fatti storici che, tuttavia, non sempre sono analizzati in modo corretto, tenendo conto delle singole componenti che stanno alla base dell’intera vicenda.

“MLK/FBI” vi riesce egregiamente, analizzando in maniera approfondita il tutto.
Scavando nella Storia, il film ci regala infatti un momento di grande cultura che, attraverso testimonianze e registrazioni, ci spinge a riflettere in modo consapevole su avvenimenti che hanno segnato significativamente il mondo in cui viviamo.

Un mondo che sarebbe profondamente diverso se personaggi come Martin Luther King non lo avessero attraversato, lasciando dietro il loro passaggio una traccia indelebile.
Un’eredità che noi, tutt’oggi, diamo per scontata, ma che il Passato ci dimostra non esserlo affatto. 

A cura di
Maria Chiara Conforti

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – West Side Story: il tributo di Spielberg
LEGGI ANCHE – “The Tragedy of Macbeth” – uno sguardo all’ultima ambiziosissima impresa di Joel Coen
Condividi su

Maria Chiara Conforti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *