Tra musica classica e pop, intervista a Eleonora Montagnana e Filippo de Paoli

Tra musica classica e pop, intervista a Eleonora Montagnana e Filippo de Paoli
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Il progetto “Contrasti” nasce in risposta alle nuove esigenze dettate dal particolare periodo storico.

Coinvolti nella composizione di alcuni brani originali utilizzati come colonna sonora per una produzione internazionale, Filippo De Paoli (produttore, compositore e socio del centro di produzione musicale “Musicustom”) ed Eleonora Montagnana (violinista e performer conosciuta in ambito Pop e sui social) si trovano nel mezzo di una collaborazione che si rivelerà immediatamente e spontaneamente favorevole ed efficace.

L’incontro virtuale dà inizio ad un processo istintivo, rapido ed inevitabile, l’urgenza creativa dei due artisti è tale che il progetto musicale prende vita subito, con pochi messaggi vocali, qualche email e una telefonata.

Così da una melodia improvvisata da Eleonora seguendo le suggestioni suggerite da una base strumentale composta da Filippo, nasce Ouverture Finale, il primo brano che suggella il nuovo connubio e plasma lo stile di quello che diventerà un progetto vero e proprio, nuovo e indipendente.

Nell’arco di pochi giorni da questo incipit nascono i brani successivi, carichi di spontaneità ed intesa creativa.

Eleonora Montagnana

Eleonora Montagnana è una violinista, autrice, performer e attrice italiana. 

Di formazione classica si è laureata nel 2012 al Conservatorio G. Tartini di Trieste, proseguendo poi l’attività musicale collaborando con importanti Orchestre come la Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna, l’OGI, L’Orchestra Filarmonica Italiana e molte altre realtà.  Attualmente è conosciuta in ambito pop grazie alla partecipazione a programmi televisivi, registrazioni e concerti in cui ha affiancato artisti di fama nazionale e internazionale. 

Nel 2019 inizia un nuovo percorso in qualità di compositrice, sancito dall’uscita del suo primo singolo strumentale Orange tree

Filippo De Paoli

Filippo De Paoli è un musicista, produttore, compositore, sound designer, arrangiatore, vocalist.

Leader della rock band Plan De Fuga (Carosello Records, Evento Musica, Edizioni Curci, Virgin Radio). Autore/co-autore per Francesco Renga, Irene Fornaciari, Sophia Campana, Ada Reina, Gianmarco Martelloni, Lisa Simmons, 4Calamano.

Vincitore del premio Special Star della sezione Tecnica audiovisiva nella XIV edizione del Premio Mediastars (riconoscimento nazionale nell’advertising, corporate identity e multimedia) per la colonna sonora della campagna Richard Ginori (Best Film Award at Cannes). Sound designer di video games. Titolare degli studi di produzione musicale Musicustom.

L’album è forse la rappresentazione perfetta di come la musica riesca ad unire le persone anche in situazioni come quella che stiamo vivendo oggi. Come avete affrontato, da musicista e compositore, l’impossibilità di esibirsi o comunque di vivere la musica a pieno contatto con il pubblico?

Eleonora: Non so Filippo, ma io avevo un sacco di concerti, di attività e di trasmissioni.

Filippo: Sì, sono molto diverse le due realtà. 

Eleonora: Io avevo tanti eventi, per cui per me è stato abbastanza traumatico. Anche perché non ero mai a casa, ero sempre con la valigia e mi ritrovavo a vedere sempre tutto annullato. Ho passato almeno 3 o 4 giorni in confusione e poi ho trasferito quello che avevo dal vivo sui social. Ho fatto un sacco di concerti online, in streaming, per cui, in realtà, ho semplicemente trasferito quello che avrei fatto dal vivo e anzi, ho anche ampliato il mio pubblico. 

Filippo: Io invece venivo da anni e anni di concerti, tantissimi, quindi ero in un periodo di saturazione e mi sarei fermato comunque. Stavo lavorando in studio su altre cose di produzione artistica e musicale. Per me, quindi, il discorso di non poter fare concerti è stato abbastanza relativo, nel senso che non li avrei fatti comunque, però quando ti capita di non poterli fare comunque pensi “ecco proprio ora che mi sarebbe piaciuto ricominciare” [ride], ma non è questo il caso. Ad ogni modo, avere il privilegio di poter lavorare con la musica, pur non essendoci il contatto con il pubblico che è una cosa bellissima, è comunque una vita molto bella. Siamo riusciti anche a distanza a generare qualcosa che ci desse soddisfazioni artistiche. Nonostante le separazioni e le divisioni si riesce comunque a fare musica se si vuole.

Questo progetto viene appunto realizzato a distanza, come è stato lavorare senza potersi fisicamente incontrare? Raccontateci qualche aneddoto. 

Eleonora: Io non ho avvertito tutta questa mancanza del vedersi di persona. Quando ci sono le idee, le suggestioni e ci si manda un sacco di imput, poi basta fare ordine e sistemare le idee, ma questo forse si può fare tranquillamente a distanza. Grazie alla tecnologia non ho avvertito grandi problematiche. 

Filippo: Dal mio punto di vista, avendo sempre suonato con le band, è sempre stato un po’ diverso. C’è sempre chi vuole metterci qualcosa, quindi cerchi di includere tutte le persone, ma anche tutte le capacità artistiche. Nel caso di me e Eleonora, siamo stati fortunati sotto questo punto di vista. Nel senso che io ho scritto una cosa che a lei è piaciuta tantissimo, al tempo stesso lei ci ha scritto sopra altrettante cose che mi sono piaciute tantissimo, il tutto praticamente al primo colpo. Abbiamo modificato giusto una nota, forse, dal progetto originale.

Eleonora: Sì, è una rarità.

Filippo: Sì, di solito si sta a litigare per ore quando si lavora con le band perché giustamente ognuno vuole metterci il suo. In questo caso eravamo contenti di quello che stavamo facendo, stava venendo bene.

Eleonora: Esatto, anche quando eravamo leggermente più indecisi, verso la fine, abbiamo democraticamente preso alcune note da un’idea e abbiamo cercato di creare un compromesso. Veniva fuori una cosa strana, diversa, ma bella. 

Quale sensazione avete provato nel vedere che così tante hanno creduto in questo progetto?

Eleonora: Bello. Un gran senso di gratitudine, ma anche di sorpresa. Gran parte di queste persone le avevo intercettate da pochissimo, anche grazie ai social, per cui è stato abbastanza strano perché da persone che si conoscono da tanto tempo non è arrivato questo feedback. È arrivato, invece, da un pubblico quasi tutto nuovo, a parte i parenti [ride], che ha visto il progetto nascere da zero per cui si è sentito coinvolto. 

Filippo: Sì, è stata una bellissima sorpresa. È quasi tutto merito di Eleonora, in realtà, perché io sono riuscito a fare poco perché non sono molto attivo. 

Eleonora: Beh pochi, ma buoni [ride].

Filippo: Sì esatto. L’importante era arrivare all’obbiettivo ed è stata una sorpresa non indifferente, per me in particolare. Sicuramente una sensazione molto bella, ci siamo sentiti gratificati e non soli. Sai in un periodo di lockdown, in cui fai tutto solo in una camera, abbiamo sentito un po’ di calore. È stata un’esperienza veramente bella, non me l’aspettavo. 

Secondo voi, questa situazione di lock-down, o comunque di distanziamento sociale, può aver favorito l’avvicinamento di più persone alla musica? O magari alla scoperta di nuovi generi musicali?

Eleonora: Secondo me sì. Per quanto mi riguarda in tanti si sono avvicinati proprio al violino. Ricevo ogni giorno messaggi nei quali mi dicono che dopo aver scoperto la versatilità di questo strumento hanno iniziato ad apprezzarlo di più, ascoltandolo molto di più. Certo c’era il tempo per interessarsi.

Filippo: Sicuramente sì dal punto di vista di apertura mentale che, paradossalmente, ha portato un po’ questa situazione. Il dover stare fermi porta sicuramente a fare cose nuove che normalmente non si farebbero, proprio perché c’è anche più tempo per farle. Esattamente come per il pane [ride], le persone hanno anche ascoltato più musica o visto più film. Sicuramente dal punto di vista artistico c’è stata una differenza. 

Possiamo quindi dire che ha portato anche qualcosa di positivo?

Eleonora: Io trovo nel mio solo cose positive in più. Tolta la tristezza data dal periodo, sono arrivate un sacco di opportunità

Filippo: In effetti ogni crisi ha il suo risvolto di opportunità. Basta saperla vivere e surfarci sopra, sperando di essere fortunati. 

Vista la vostra forte sintonia, c’è speranza nel vedervi e sentirvi lavorare ad un nuovo progetto insieme?

Eleonora: Sì, assolutamente. 

Filippo: Certo. Già la prima volta che ci siamo visti, l’unica e ben dopo l’uscita dell’album, è stata su un palco. Io avevo un piccolo intervento durante un concerto in un locale della mia città e ho chiamato Eleonora perché mi sembrava l’occasione migliore. Senza mai aver provato ci siamo trovati su un palco. Quindi quel tipo di approccio musicale che ci unisce si è dimostrato anche in quell’occasione. Nonostante sia un progetto di pochi pezzi lei, comunque, lo sta già portando in giro, ma in futuro, quando ci saranno più pezzi, sicuramente metteremo insieme uno show. Ci sono già adesso delle buone opportunità che stiamo riscontrando, ma non possiamo dire nulla finché non si realizzano. 

Qual è il vostro augurio per la musica, i teatri e gli spettacoli in questa situazione di precarietà?

Eleonora: Il mio augurio è che possano nascere nuove realtà e che ci sia voglia sia di scoprirle che di realizzarle, che ci sia più fermento rispetto a prima. Prima magari era una cosa non accessibile a tutti, anche solo per cultura, andare ai concerti, sarebbe bello che si riscoprisse la bellezza della musica dal vivo.

Filippo: Sì, sarebbe bello che, come succede in altri paesi, le persone finanziassero di più la musica tramite l’acquisto di dischi o di biglietti per i concerti. 

Quindi un ritorno al centro della musica e dell’arte?

Filippo: Sì, della cultura in generale. In Italia ci servirebbe proprio. 

Eleonora: A me piacerebbe che con lo stesso interesse con cui il flusso si concentra sull’ambiente lirico, ci si possa aprire a contaminazioni anche nei teatri classici. In modo che possano accogliere anche “altro” e avvicinare i giovani al mondo del teatro. Su questo ci stiamo lavorando, ma non possiamo dire niente, ho già detto troppo così. Rimane comunque un obiettivo

Filippo: Sì, è un augurio. Anche perché la musica è quella e chi l’ha studiata tanto, tipo Eleonora, sa che la musica classica si avvicina a tantissimi altri generi. Sono la sonorità e, soprattutto, l’aspetto estetico della musica classica che risultano lontani anni luce dalla musica popolare, ma in realtà una volta era proprio quella la musica popolare. È soltanto una questione di approccio culturale. 

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a cura di
Giulia Focaccia

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