“Soprammobili”: Petullà e la sua guida per far pace con il proprio disordine

“Soprammobili”: Petullà e la sua guida per far pace con il proprio disordine
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Soprammobili” sono i piccoli oggetti che a volte dimentichiamo sul comodino a prendere polvere, ma che ogni volta ci ricordano inevitabilmente frammenti (felici o meno) della nostra vita. 

Soprammobili” è anche l’ultimo singolo del cantautore torinese Petullà, che di quegli oggetti canta per spiegare che con i ricordi si può convivere, anche mentre ci si prepara ad andare avanti. Abbiamo parlato con lui di questo nuovo punto di partenza, di progetti futuri e dell’inevitabile fascino delle piccole cose.

Ciao Petullà, benvenuto a The Soundcheck. Soprammobili è il tuo ultimo singolo, ti va di raccontarci la sua genesi?

È sempre un piacere fare due chiacchiere con voi! Soprammobili nasce nella camera in cui sono cresciuto, tra appunti sparsi, in una notte di qualche anno fa. Mi piace pensare che sia sempre stata lì, in mezzo al caos che ho sempre lasciato in giro. Poi l’ho ripresa quando per forze di volontà maggiore (vedi…pandemia) sono dovuto tornare in quella casa di famiglia, in quella camera, sempre disordinata, sempre li a ribadire il mio disordine.

Parli di ricordi e, soprattutto, di fare pace con il proprio disordine.

Quando ti rendi conto che non puoi fuggire dal passato, da quello che vuoi nascondere, dal dolore provato, puoi solo accettarlo, e per quanto mi riguarda, cantarlo.

Canti spesso il fascino del quotidiano e delle piccole cose: cosa ti porta a voler trasmettere delle immagini nei tuoi testi?

Ieri sera mi sono imbattuto per sbaglio in una fiction della Rai, e mio malgrado ci sono stati dei momenti in cui del tutto spontaneamente mi sono trovato ad emozionarmi, anche se c’era una parte razionale di me che faceva di tutto per resistere. 

Quello che ricerco nella mia musica è proprio quella nudità umana di fronte ad un’emozione. E di fatto io mi emoziono molto davanti ad alcune immagini, quotidiane, che di per sé non sono niente di che, ma evocano un mondo fatto di processi intimi e sedimentati e che ci toccano.

Soprammobili è il primo capitolo di un progetto più grande, c’è qualcosa che puoi svelarci?

Soprammobili è stato davvero un nuovo punto di partenza. Era una bozza rimasta lì in attesa che ricrescesse in me la voglia di condividere musica. Poi è arrivata da sé la stesura completa e da lì ho recuperato tutti gli appunti che avevo segnato, tutte le cose lasciate nel dimenticatoio, e poi sono arrivati altri spunti, altre urgenze e così ha preso vita un album intero

Ci ho lavorato per un anno e poterne parlare come una cosa che sta davvero per uscire, finalmente concreta, mi emoziona molto. In fondo era un sogno che coltivavo segretamente da quando ero piccolo. E anche quando non ci credevo più quest’immagine è arrivata e si è presa tutte le mie energie senza che io potessi oppormi. 

È un album credo anche figlio del periodo che abbiamo vissuto, perché parla davvero molto della dimensione casa come luogo fisico e non fisico in cui a volte ci rintaniamo e che a volte fuggiamo. Un po’ come con i ricordi, quelli che ci fanno sorridere e quelli che ci tormentano. In fondo, però,  non è un album triste, è solo pensieroso: non rinuncio alla vitalità che ritrovo in tutte le cose che faccio.

Uscendo dalle mura della camera, come vivi l’essere musicista e cantautore in un periodo inusuale come quello che stiamo attraversando?

Sono sempre uscito dalle mura di casa, anzi, in realtà il disco è diverso dal mio solito perché per una volta mi sono ritrovato a starmene solo con me stesso. In ogni caso credo che questo periodo abbia fatto luce su tantissime lacune del nostro sistema, tra cui quello del mercato discografico. 

Non vorrei aprire un dibattito troppo complesso in queste poche righe ma credo davvero che sia il caso di intavolare una seria discussione sullo stato dell’arte in Italia ma non solo. Penso a quanto venga riconosciuto da colossi come Spotify a chi di questo mestiere ci vive quotidianamente. I live da soli non bastano, ed è evidente, dato il momento che abbiamo vissuto.

Per finire, una canzone che proprio non riesci a toglierti dalla testa. 

In questo momento sono in fissa con One Year of Love dei Queen. Sarà Natale, l’innamoramento, i film anni ottanta con Christopher Lambert. Chissà…

Grazie mille Petullà, speriamo di poter parlare presto di altre novità!

A cura di
Eléonore Mancini

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Eleonore Mancini

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