Smettiamola di discutere coi no-vax

Smettiamola di discutere coi no-vax
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Ci abbiamo provato tutti a discutere coi no-vax. Adesso basta. È ora di spezzare questa catena.

Diciamo la verità: ci abbiamo provato, lo abbiamo fatto tutti, da un anno a questa parte, a tentare di discutere con i no-vax, i duri e puri che non vogliono proteggersi dal Covid-19 con uno dei vaccini a disposizione.

Ma dopo mesi e mesi di tentativi, discussioni, approcci sulla base di dati scientifici, studi, tabelle e chi più ne ha più ne metta, mi sono reso conto di essere niente di più di un triste Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento.

Di esempi ce ne possono essere a decine

L’ultimo mi è capitato qualche sera fa tra i commenti a un articolo di Repubblica che ovviamente parlava di vaccini. Una signora ha commentato postando i dati dell’ISS che dicono che i ricoveri in ospedale sono equamente distribuiti tra vaccinati e non vaccinati, affermando quindi che i vaccini non proteggono. Probabilmente la signora, il giorno che alle elementari spiegavano le proporzioni, era a casa col morbillo.

Oppure cosa dire di quelle persone che convinte affermano “No, io non mi vaccinerò mai, non so cosa c’è dentro, non si sanno gli effetti a lungo termine, chissà cosa ci succederà tra dieci anni”, poi però ritocchino agli zigomi, botox nelle labbra, tatuaggi su tatuaggi e compagnia bella…

La testimonianza

Ma quello che mi ha dato il colpo decisivo, la spinta a dirmi “Lascia perdere, non ci perdere nemmeno tempo“, è stata la testimonianza di una mia amica. Questo il suo racconto:

«I miei sono sempre stati un po’ scettici sin dall’inizio circa le varie misure prese dal governo: lockdown, mascherine obbligatorie, e così via. Erano scettici circa l’effettiva gravità della situazione, dicevano che il governo esagerava, e sospettavano di qualche complotto internazionale. Questo ha portato a una serie di discussioni in casa già dall’anno scorso.

Poi quando mi sono vaccinata, e avevo fatto la seconda dose poco prima di tornare a casa, mi è stato detto “Basta che non ci porti il virus in casa“, perché secondo loro fare il vaccino ti portava ad avere il Covid.

Da lì in poi con loro non ho più parlato fino a quest’estate, quando mia sorella mi ha chiesto un consiglio non tanto sul fare o meno il vaccino, visto che era decisa a farlo, ma se dirlo oppure no ai nostri genitori, visto che si erano dimostrati palesemente no-vax e complottisti.

Io le ho risposto che era adulta e maggiorenne e poteva scegliere liberamente della sua salute, quindi se aveva deciso di fare il vaccino poteva farlo senza dover interpellare i nostri genitori.

Alla fine la cosa è comunque venuta fuori e loro si sono offesi dicendo a lei che è una falsa, a me che non mi sarei dovuta impicciare in queste cose e che, se fosse successo qualcosa, mia sorella sarebbe dovuta venire a curarsi in ospedale da me.

Tutto questo nel giorno del mio trentesimo compleanno, con questo messaggio su WhatsApp: “Oggi è il tuo compleanno e ti faccio un augurio con sentimento di papà. Tuttavia mi corre l’obbligo di dirti che, mamma e io, siamo rimasti profondamente delusi di come tua sorella ha agito. Personalmente ritengo che tu non avresti dovuto influenzarla e, inoltre, di non intervenire nel futuro. Al di là degli effetti negativi dovuti alla somministrazione di questa specie di vaccino, che sono prioritari. Sono assolutamente certo che che tutto ciò che sta succedendo sia una follia e un grande inganno. Ciao.”

Inoltre hanno continuato dicendo che non si fidano di me, immaginando che evidentemente anche io faccio parte di questo grande complotto o che sia stata in qualche modo intortata, per poi concludere in bellezza dicendo che si sono pentiti di averci vaccinate quando eravamo piccole, perché se avessero saputo quello che ci iniettavano non l’avrebbero mai fatto».

Ah, dimenticavo di dirvi… La mia amica è medico, per la precisione infettivologa in un ospedale del Friuli Venezia Giulia, una delle regioni più colpite da questa quarta ondata del virus, tra scarsa percentuale di vaccinati, manifestazioni no Green Pass e vicinanza con le frontiere di nazioni dalle percentuali elevate di contagio. La sorella? Studia chimica all’Università.

Davanti ad una testimonianza del genere, come si può pensare di poter convincere un no-vax a vaccinarsi?

Uno può portare tutti gli studi, tutti dati e le tabelle del mondo, ma a parte il fatto che ti diranno “Sono dati falzi, noncielodicono che in realtà sono di più i ricoverati per reazioni avverse al vaxxino“, nel momento in cui dei genitori non credono alla propria figlia, che ha studiato per anni quella materia e fa proprio quello di mestiere, vedendo coi propri occhi quelle situazioni tutti i giorni, come possiamo pensare noi di convincere dei conoscenti o dei perfetti sconosciuti ad immunizzarsi?

Oltretutto non va tralasciato nemmeno l’aspetto “settario” della mentalità no-vax. Sentendosi sotto assedio, vittime di un ricatto, di una dittatura sanitaria e chi più ne ha più ne metta, si cercano tra loro sulle chat di Telegram, si aggiungono su Facebook, si danno vicendevolmente pacche sulle spalle e reciproche condivisioni di farfugliamenti sul tema, assurgendo quindi allo status di setta.

Questo rende ancora più difficile sradicare certe convinzioni, perché per loro vorrebbe dire, in caso, essere considerati dei reietti, dei traditori da quelli che hanno eletto a loro nuova famiglia. È una cosa che non potrebbero permettersi di fare, per una questione di coerenza o anche di semplice credibilità personale. Come a dire: “Ormai è così, non posso cambiare idea e sputtanarmi”.

Sono certo che non sto inventando niente di strano, che chiunque sia favorevole alla scienza e al vaccino sia incappato in situazioni del genere. Credo, tuttavia, che sia arrivato il momento di spezzare la catena: oltre a non portare da nessuna parte, se non ad una perdita di tempo prezioso e ad un ostinato muro contro muro, continuare a commentare e dibattere coi no-vax genera sui social un engagement che gioca a loro favore, facendo risaltare quelle notizie e magari facendo cadere nella loro rete gli indecisi (e qui va detto anche che, purtroppo, certa informazione ci gioca per fare clic e generare quindi introiti pubblicitari).

In conclusione

Mi rivolgo iperbolicamente a tutti, dai miei amici ai padroni dell’informazione: lasciamo da parte questi quaquaraquà, questi personaggiucoli da quattro soldi. D’altronde stiamo parlando di gente che dice «A Lourdes ho capito che questo vaccino è sbagliato». Quale credibilità può avere? Però, paradossalmente, il parlarne (e il farli parlare, soprattutto in tv) dà forza alle loro idee presso il loro pubblico.

È giunta l’ora di iniziare a spezzare questa catena. Se i no-vax vogliono continuare sulla loro linea, che lo facciano per conto loro. Sono rumorosi e commentano in massa sui social, ma in realtà sono solo il 10%. Siamo noi la maggioranza sana della società, ma paradossalmente siamo noi stessi ad alimentarli.

I no-vax sono già fuori dalla storia, condannati dalla scienza (quando non direttamente dal Covid). Facciamo lo sforzo di non discuterci, magari anche a costo di darci schiaffi sulle mani pur di non commentare. Ma togliamogli anche quella visibilità che non meritano, relegandoli nell’oblio che meritano.

a cura di
Andrea Giovannetti

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Andrea Giovannetti

Nato a Roma nel 1984, ma vivo a Venezia per lavoro. Musicista e cantante per passione e per diletto, completamente autodidatta, mi rilasso suonando la chitarra e la batteria. Nel tempo libero ascolto tanta musica e cerco di vedere quanti più concerti possibili, perchè sono convinto che la musica dal vivo abbia tutto un altro sapore. Mi piace viaggiare, e per dirla con le parole di Nietzsche (che dice? boh!): "Senza musica la vita sarebbe un errore".

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