“Imposter”: recensione del nuovo album di cover di Dave Gahan & Soulsavers

“Imposter”: recensione del nuovo album di cover di Dave Gahan & Soulsavers
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Dave Gahan dà una nuova vita alle canzoni di “Imposter”: da Bob Dylan a Cat Power, passando per Elvis

Dopo sei anni dalla loro ultima collaborazione in studio, Dave Gahan ritorna con i Soulsavers per un nuovo disco di cover: “Imposter“.

Copertina Imposter: Dave Gahan & Soulsavers

I 12 brani che compongono la tracklist dell’album attraversano i generi: Neil Young, Bob Dylan, Cat Power, Mark Lanegan e PJ Harvey, solo per citarne alcuni. Non si tratta però di un semplice album di cover: “Imposter” racconta una storia. Come ha detto Gahan stesso: tutti i brani scelti hanno per lui un profondo significato. C’è molto Dave Gahan in questo disco, anche se si tratta della vita di altri. Ma d’altronde lo suggerisce anche il titolo, Impostore, come qualcuno che si appropria di qualcosa d’altri.

Una riflessione sulla vita

Dave Gahan & Soulsavers non sono i primi a realizzare un album di cover. Subito infatti la mente vola ad “American Recordings” di Johnny Cash ma, in tutta onestà, “Imposter” non non raggiunge le vette emotive toccate dalla voce di Cash.

“Imposter” è però una riflessione sulla vita stessa che Gahan fa attraverso le parole scritte da altri artisti. Ogni canzone è lì per un motivo e, grazie alla sua voce, emana un calore e un’intimità che quasi mai le cover hanno. Nonostante non siano canzoni sue, “Imposter” è forse il suo album più personale. L’impressione che si ha è che ognuna delle canzoni scelte faccia parte della colonna sonora della sua vita. Tutti i brani scelti infatti hanno in comune un testo che tocca gli abissi dell’animo umano, in un viaggio che va dal peccato fino alla redenzione.

Le canzoni

“Imposter” è un disco elegante, ma chi cerca il pop elettronico dei Depeche Mode rimarrà probabilmente deluso. Il suono è caldo, con un arrangiamento oscuro e cori pieni di sentimento.

I brani scelti vengono trasformati da Gahan, per dare forma a un’opera coesa. Tra i migliori ci sono Strange Religion, Metal Heart, primo singolo dell’album, Shut Me Down, dove Gahan canta come un crooner circondato dalle fiamme dell’inferno, e Not Dark Yet. Ma non sono di certo gli unici degni di nota.

La rivisitazione che fa di “Lilac Wine“, una canzone che Jeff Buckley ha fatto sua in “Grace“, è sognante, quasi come se stesse sfogliando vecchie foto e ricordi. Anche nel confronto con il pezzo di Neil Young, “A Man Needs A Maid“, la versione di Dave Gahan & Soulsavers non ne esce sconfitta. Se già l’originale è piena di ambiguità, nelle mani di Gahan diventa quasi inquietante. Nel complesso, “Imposter” è un album di cover che funziona incredibilmente bene come opera completa.

La sua interpretazione è infatti il vero filo conduttore del disco, poche voci sono iconiche come la sua nel mondo della musica, anche quando onora i suoi idoli.

a cura di
Daniela Fabbri

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Daniela Fabbri

Sono nata nella ridente Rèmne, Riviera Romagnola, nel 1985. Copywriter. Leggo e scrivo da sempre. Ho divorato enormi quantità di libri, ma non solo: buona forchetta, amo i racconti brevi, i viaggi lunghi, le cartoline, gli ideali e chi ci crede. Nutro un amore, profondo e viscerale, per la musica, in tutte le sue forme. Sono fermamente convinta che ogni momento della vita debba avere una colonna sonora. Potendo scegliere, vorrei che la mia esistenza fosse vissuta lentamente, come un blues, e invece sono sempre di corsa. Mi piacciono gli animali. Cani, gatti, procioni. Tutti.

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