“Albicocche al miele”: il primo romanzo di Cortomiraggi

“Albicocche al miele”: il primo romanzo di Cortomiraggi
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“Albicocche al miele” è il romanzo d’esordio di Elisa Pellegrino, in arte Cortomiraggi, edito da Mondadori.


Elisa nasce nel 1992 in provincia di Udine e si è laureata in Lettere Moderne all’università di Padova nel 2014, ma tutti la conosciamo come Cortomiraggi, un profilo social che è diventato per gli amanti del cinema e delle serie tv, e non solo, una sorta di punto di riferimento.
Noi abbiamo avuto il piacere di intervistarla per l’uscita del suo primo romanzo.

Chi è Elisa Pellegrino e come è nata l’idea di Cortomiraggi e soprattutto come mai la scelta di questo nome?
Elisa Pellegrino ed il suo primo romanzo “Albicocche al miele”.
Foto scattata da Giulia Paron.

Ho iniziato nel 2014 su Facebook e tutto è nato mentre studiavo a Padova.  

Continuavo a parlare con le mie coinquiline, da settimane, di questo mio desiderio di voler provare a fare qualcosa sui social (all’epoca era presente solo Facebook e andavano di moda i Blog) e condividere quella che era, ed è tutt’ora, la mia passione per il cinema. 

Parlandone poi, le mie coinquiline hanno continuato a spronarmi dicendomi: “Ma si fallo, poi vedrai come andrà, in caso cambi nel mentre. Tu buttati, poi si vedrà”. 

Bisognava trovare un nome a questo progetto e avevo pensato a qualcosa che avesse a che fare con il cinema, quindi parole che avessero un’affinità con quel mondo, ad esempio, termini tecnici come “cortometraggio”. 

Mi piaceva la parola cortometraggio, ma non potevo lasciarla così, ed ho pensato di combinare due parole. 

Sai, quando pensando fai le cosiddette “associazioni libere”? Mi è venuto in mente il miraggio, una sorta di finzione, idea, un qualcosa che non si può toccare e chiacchierando è venuto fuori Cortomiraggi e funzionava. 

Visto che principalmente erano commenti brevi, mi sembrava un nome adatto. 

Anche l’immagine del profilo Instagram è rimasta la stessa, ed è una scena del film Blue Valentine dove Ryan Gosling dice quella sua famosa battuta: “Forse ho guardato troppi film”.

Ryan Gosling in Blue Valentine/ immagine del profilo instagram di Cortomiraggi
E poi la scelta di non mostrarsi, come mai?

Facebook era, ed è diverso da Instagram, essendo l’idea inizialmente nata per quel tipo di social, è venuto tutto molto naturale. 

Volevo puntare sul fatto che mi piacesse scrivere e sulla forza delle immagini, quando poi sono approdata su Instagram mi son chiesta se era il caso di cambiare questa mia modalità, ed ho deciso di non farlo. 

Questo perché sentivo che il mio modo di comunicare era la scrittura e volevo che rimanesse tale. 

Va da se che da Cortomiraggi si arriva ad “Albicocche al miele”, cosa ti ha spinto a scrivere un libro? 
Albicocche al miele di Elisa Pellegrino

Durante il lockdown avevo avviato una rubrica sulla pagina di Cortomiraggi, in cui chiedevo cosa volessero vedere le persone, ed ho ricevuto tantissime mail, molto personali, con molte richieste di consigli.
Queste persone mi raccontavano qualcosa della loro vita o in maniera più specifica, si riferivano ad una situazione in particolare e mi chiedevano dei consigli su un film da poter guardare, che potesse aiutarle a vedere meglio alcune cose.

Chiaramente un film non risolve la vita, questo lo sappiamo bene, però aiuta molto ad avere chiaro il quadro generale di alcune situazioni. 

E in quel contesto mi sono resa conto che la gran parte dei ragazzi che mi scriveva erano giovani, intorno ai 20/25 anni principalmente, ed è quella fascia d’età che abbraccia anche il periodo universitario. 

La maggior parte di loro si sentiva stressata da questa sensazione di ritardo, di ansia e di instabilità emotiva su tutto. Ed è proprio cercando dei film che potessero essere parte di questa situazione, creando delle liste, mi sono accorta che la fase intorno ai 25 anni, quella che spesso si avvicina alla fine degli studi, viene trattata un po’ meno. 

Si tende a parlare di più della fine del liceo, infatti ci sono tanti film sulla maturità, come ci sono tanti film sull’inizio del college o dell’esperienza universitaria.
C’è ad esempio Kicking and Screaming di Noah Baumbach, che fa parte di quei film, che raccontano un pò, come nel mio libro, di quel periodo della vita che si attraversa quando si è vicini a finire gli studi.

Ci sono diversi film che fanno dei richiami a quel momento, però ho trovato difficoltà a trovarne qualcuno che parlasse soltanto di quel periodo della vita. 

Kicking and Screaming è l’unico, tra quelli che mi piacciono, che proprio funziona in quel senso e allora mi sono chiesta che tipo di storia potevo creare riguardo a questo periodo. 

Mi è venuta quindi l’idea di dividere il racconto del libro in stagioni, nell’arco di un anno, perché ovviamente la visione di serie tv, di film e di questo mondo audiovisivo, mi ha dato l’ispirazione. 

Io ho studiato lettere e la mia formazione è più narrativa, ma sono cresciuta con Una mamma per amica, Friends…tutte serie che fanno parte del tuo immaginario alla fine. 

Così ho sentito la necessità di voler raccontare soprattutto quel momento della vita, non tanto quello che c’è prima e dopo, anche perché avrei avuto bisogno di molto più tempo per poter scavare dentro ad un solo personaggio, per riportare anche i flashback, ad esempio. 

Ma mi interessava molto di più far vedere come personaggi diversi, vivessero la stessa crisi. 

Nel tuo libro vengono citati molti film, quindi il cinema accompagna in modo cadenzato tutto il racconto, su quali è ricaduta la tua scelta?

Ho deciso di inserire il cinema all’interno di questo racconto perché oltre a rendere più semplice, per me, la creazione del libro stesso, il cinema è un po’ la mia materia, forse (sorride) e volevo quindi che ci fosse una crescita dei personaggi anche attraverso i film che guardavano. 

Ho scelto dei film che in qualche modo partissero da una situazione quasi sognante, come Before sunrise e quindi un momento di innamoramento, se vogliamo.

Per poi andare avanti inserendo Another Earth, un film che ti mette di fronte alle domande esistenziali (avevo pensato anche ad altri film, come ad esempio Mr Nobody), è un lungometraggio semplice dal punto di vista narrativo, sempre complesso a livello di temi, però contemplativo, quindi le cose che vengono dette sono poche, ma molto centrate.

Poi ho voluto inserire Inside Llewyn Davis che rispecchia quel momento in cui decidi qualcosa e quindi compi questa famosa scelta e di conseguenza vedi cosa accade dopo, e per ultimo ho scelto Francis Ha che secondo me è un manifesto della nostra generazione. 

L’obiettivo era che questi ragazzi potessero sentirsi “sulla stessa barca” pur essendo diversi, con drammi personali magari incomprensibili per gli altri, però con questa sensazione di ritardo e di ansia comune tra loro. 

Il messaggio che volevo trasmettere era proprio quello che se resti fedele a chi sei veramente, le cose prima o poi si aggiustano, vanno avanti o comunque hanno un loro senso ed è nell’amicizia che volevo ci fosse proprio questo senso. 

Spulciando e seguendo la tua pagina su Instagram ho notato che hai creato una specie di playlist che accompagna la storia dei quattro protagonisti del tuo libro e quindi mi chiedevo, quali sono gli artisti che ti hanno accompagnato durante la scrittura? 

Ho ascoltato molto Bon Iver, Lisa Hanningan…una musica anche un po’ malinconica, perché mi serviva quel tipo di mood per essere centrata, ma anche dei pezzi più ritmati come ad esempio Modern Love di David Bowie, per darmi la carica e conferire un po’ di ritmo al tutto. 

Sono passata anche a Nick Drake, Brunori che ho ascoltato di più negli ultimi anni tra gli artisti italiani, ma anche Dalla e De Gregori. 

Ma torniamo al titolo del libro, perché è stato svelato che la citazione è tratta da uno dei film, credo, più conosciuti al mondo “Notting Hill”, ecco, come ti è venuta l’idea di utilizzare la citazione “Albicocche al Miele”? 

Una follia (sorride), volevo che richiamasse un’immagine, nel libro ha un suo senso, al di là della citazione a Notting Hill. Mi piaceva il modo in cui suonava, molto dolce. 

Il titolo del libro mi è venuto in mente dopo aver scritto quella parte, quello specifico dialogo e momento, ma dovevo trovargli un suo senso, anche rispetto a tutta la storia e quindi mi sono concentrata su come potesse esserci un aggancio, tra questo riferimento e il senso finale.

La copertina del libro insieme al titolo sono due figure molto evocative, chi è stata l’illustratrice a cui ti sei rivolta? 

L’illustratrice è Martina Francone, lei aveva creato questa illustrazione rifacendosi ad una scena della Chinoise di Godard e mi aveva colpito sicuramente per questo rimando, perché il film è incentrato proprio su un gruppo di universitari che si pongono delle domande sulla vita. 

Successivamente, ho chiesto che nell’illustrazione venisse aggiunto il poster di Before Sunrise che richiama il primo film citato nel libro. 

La scelta dei quattro protagonisti, Giulia, Diego, Caterina è Diego, tre ragazze ed un ragazzo, come mai questa decisione? 

Avevo iniziato pensando a due sorelle e quindi volevo aggiungere altri due personaggi che fossero rispettivamente un ragazzo e una ragazza. 

In realtà non c’è un motivo specifico, ma per me era più funzionale e semplice descrivere e parlare di un personaggio femminile, ma con Diego è stata diciamo una sorta di sfida nel riuscire ad immedesimarmi nei suoi panni. 

Chiaramente dentro ad ogni personaggio che ho creato c’è un pezzetto di me, mescolato a persone che ho conosciuto e cose che ho visto. Mi interessava molto entrare in personaggi anche a volte lontani da me, ad esempio in alcuni tratti di Giulia che non mi appartengo o al contrario, come con dei tratti caratteriali di Diego che sento più affini. 

Mi piaceva che non ci  fosse un unico personaggio, ma che fossero tutti protagonisti, ed è anche per questo motivo che ho scelto dei periodi brevi in cui rappresentali, in modo tale che rimanesse quasi una fotografia del momento. 

Riguardo al momento della pubblicazione del libro, come ti sei sentita? 

Devo dire che è venuto tutto molto naturale, nel momento in cui il libro è uscito avevo anche il desiderio di parlarne, non mi è più sembrata una cosa che prima magari poteva non avere un suo senso, adesso ce l’ha. 

Anche organizzare delle presentazioni, vedere le persone, parlarci, quello è un aspetto che mi piace molto, sicuramente l’ansia c’è sempre, nel libro è presente ed è quasi una costante. 

C’è un cambiamento certo, ma vorrei rimanere quella che sono e spero di riuscirci. 

Per chiudere vorrei farti un’ultima domanda, cosa consiglieresti come Elisa Pellegrino e Cortomiraggi a quelle persone che si rispecchiano in “Albicocche al miele” ? 

Io vorrei dire che ognuno ha il suo tempo, questo è ciò che mi piacerebbe passasse come messaggio, che non esiste un traguardo da raggiungere, che non ci si deve sentire in ritardo o sbagliati

Il consiglio che darei come Elisa sarebbe proprio riguardo al tempo, visto che è un qualcosa che preme soprattutto ai ragazzi, ai più giovani, il fatto che ad esempio se non fai un esame magari sei ritardo e ti sembra che hai già perso un semestre, come se fosse la fine del mondo e invece che il tempo per fare le cose c’è. 

Mentre come Cortomiraggi consiglierei di imparare a selezionare cosa guardare, visto che l’offerta ormai è vasta, anche di non farsi sopraffare da quella FOMO, dalla paura di perdersi qualcosa, ma vedere ciò a cui si è interessati, informarsi su un argomento, senza per forza dover inghiottire qualsiasi cosa. 

a cura di
Francesca Graziano

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Francesca Graziano

Francesca Graziano nasce il 28 aprile del 1992 in un una città nel cuore della Puglia. Trapiantata in Abruzzo intraprende gli studi per diventare una “strizza cervelli”, per gli amici Psicologa Cognitiva, ah si è innamorata delle Neuroscienze, il suo sogno nel cassetto è un dottorato, per quello ci sta ancora lavorando. Dal liceo nutre una passione smodata per il cinema e la letteratura, la sua unica fede è il binge watching. I personaggi dei libri e i protagonisti dei film diventano i suoi migliori amici, la sua deformazione professionale la porta ad analizzarli in maniera compulsiva. Si cela in lei un estremo lato nerd, i film della Marvel e gli Anime le fanno perdere la testa. Si definisce Romantica, per scelta.

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