La Trap, il genere musicale tra apprezzamenti e critiche

La Trap, il genere musicale tra apprezzamenti e critiche
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Oramai tutti abbiamo sentito parlare della musica Trap, ma dove nasce esattamente? E perché è riuscita ad affermarsi all’interno dei grandi successi internazionali?

Vediamolo insieme!

  1. Origine del genere e background musicale
  2. Il successo tra i giovani, perché?
  3. Archetipi o libertà di espressione?
  4. Conclusioni
Origine del genere e background musicale

La Trap è innanzitutto un sottogenere del rap, nata a partire dagli anni ’90 del ‘900 negli Stati Uniti (Atlanta) e sviluppatasi maggiormente intorno agli anni 2000.
A portare alla ribalta la Trap music sono stati artisti come Three 6 Mafia, Gucci Mane e Young Jeezy ; Rick Ross e Lil Wayne hanno aggiunto il loro contributo portando il genere allo sbarco oltreoceano. Attualmente solo alcuni esempi sulla scena internazionale sono DaBaby, Lil Uzi Vert, Cardi B e Lil Nas X.

Etimologia

Il termine Trap deriva da un luogo specifico, la “Trap House” che significa letteralmente “casa delle trappole” e si usava per indicare quegli spazi (solitamente appartamenti abbandonati) in cui gli spacciatori preparavano e vendevano le droghe. Questo però non vuol dire che Trap significhi trappola; questo termine è infatti strettamente correlato al fenomeno dello spaccio (trapping nello slang americano sta ad indicare il verbo spacciare).

La Trap quindi nasce da luoghi e ambienti degradati, alle soglie della “normale civiltà”; non a caso, questo genere si caratterizza per due elementi principali che sono presenti nella maggior parte dei testi:

  • Allusione alle droghe
  • Linguaggio molto diretto e crudo, dai toni aggressivi

I testi musicali della Trap parlano anche di disagio e sofferenza, parlano di criminalità e della vita di strada, ma quello che li contraddistingue dal Rap o dall’Hip Hop, è proprio l’uso melodico della droga come metafora di una trappola.

It’s ah, skinny lines between wrong and right
Trapped in a trap til the mornin light

Cee-Lo Green, nel featuring in Paid Dues (1999) di 8Ball & MJK

Origini stilistiche

Negli ultimi anni, è emerso un altro elemento caratterizzante del genere: l’utilizzo dell’auto-tune, software creato nel 1997. C’è chi l’ha criticato e chi è riuscito invece ad apprezzarne il sapiente uso tecnico-melodico; nel caso specifico della Trap, l’uso abbondante dell’auto-tune viene spesso “estremizzato” proprio per creare una voce più robotica, metallica. Le voci dei trapper inoltre sono più cantate rispetto alle parole che possiamo sentire nelle canzoni Rap.

Di seguito lasciamo una canzone a titolo esemplificativo del famoso Sfera Ebbasta (da non considerarsi come unico rappresentante italiano del genere) in cui si può sentire chiaramente una modalità di utilizzo dell’auto-tune.

La voce viene per così dire allungata con il risultato di un suono maggiormente melodico.

Il successo tra i giovani, perché?

Le tematiche profonde quali ad es. i disagi emotivi che una persona può provare durante il proprio percorso di vita non sono tematiche nuove ed esclusive di questo genere. Felicità, rabbia, delusione, gioia, sono emozioni protagoniste di moltissimi testi musicali. Inoltre, temi “proibiti” quali sesso, droga e alcol sono stati affrontati già anni prima spaziando dal Rock al Pop.

Ma allora qual è l’innovazione della Trap? Il motivo per cui questo genere sia così amato dai giovani e dai giovanissimi, possiamo ricondurlo più al tipo di linguaggio stesso, quanto ai contenuti, un linguaggio crudo e diretto, che a volte può risultare banale o violento, ma che non fa altro che essere più vicino a quella che è la realtà di ciò che può circondare i giovani.

Parliamo di un linguaggio autentico che si allontana dalle allusioni, dalla poesia e dalle metafore, per arrivare a descrivere un problema senza peli sulla lingua.

La gente vuole solo commentare
Frate’, mezza scena è all’ascolto
Aspetta, shh (Cosa?), qualcuno sta parlando male
Oppure sono io paranoico?

tha Supreme parano1a k1d feat. Fabri Fibra

Dubbi, paure, incertezze, emozioni forti, i testi parlano di momenti ed esperienze vissute nel vero mondo. Il mondo in cui non c’è sacrificio senza un guadagno.

Quello si butta dalla finestra (skrrt, skrrt, skrrt)
Ehi, perché vive come volete voi

tha Supreme fuck 3x

Inoltre, la tematica della droga è una tematica ancora spesso carica di stigmi e perbenismo ipocrita, che rende questa “trappola” un discorso a tratti difficile da affrontare con gli adulti o con quelle che possono essere direttamente le istituzioni, rimanendo un elemento intrappolato appunto, tra i vari tabù sociali.

Op-ops, che guaio, occhio al dettaglio
Sono il solo, solo a notarlo
Amerei la città
Se solo fosse che qualcuno aprisse la mente, ok

Cosa vuoi da me? Cosa vuoi dai fra’?
Qua sono tutti un po’ pieni di sé e pieni di ma

tha Supreme gua10 feat. Lazza

Tralasciando però questi elementi, possiamo e dobbiamo aggiungere e sottolineare un ultimo tratto caratterizzante della Trap (ma anche di altri generi): un linguaggio non sempre politically correct nei confronti del genere femminile. Fino a dove si può spingere il semplice uso artistico delle parole e dove inizia invece la parte denigratoria?

Archetipi o libertà di espressione?

Negli ultimi anni la Trap ha attirato su di sé molte attenzioni e critiche, critiche riguardo quello che potremmo definire il topos di queste canzoni: una considerazione del tutto materiale della donna e dell’idea stessa di essere femminile.

Sfera Ebbasta, Dark Polo Gang, Salmo, Emis Killa, Gué Pequeno, sono solo alcuni trapper e rapper italiani che hanno avuto grande successo. Se andiamo a dare un’occhiata ai loro testi possiamo trovare:

“Affianco la tua tipa, zitta e sali sull’auto”

“Mi vede e dopo apre le gambe / La scopo e poi si mette a piangere”

“Bitch, non sei la mia mami / Io lancio i soldi e tu balli” “Bau bau / lancio un osso a ‘ste tre puttane”

Dark Polo Gang

“Fumo questa weed, scopo queste bitch (yeah)

Sfera Ebbasta

“Il mood è schivare le vipere / Mettere il cazzo in queste fighe infime (Uh, uh) / Finché non muoio di AIDS o sifilide”

Emis Killa

“Le tipe che schiacci non le farei toccare neanche dal cazzo del cane.”

Salmo

“Da dietro come un cane / mentre lei mangia il suo food, / la lascio stare solo / quando la sua pancia è full

“Lascia a casa le amiche cozze / E fatti offrire due botte / Porta solo le amiche zozze / Vieni a farti dare due botte (Ah) / Femminista come Chanel”

Gué Pequeno

“La tua tipa si masturba con me mentre stai dormendo”

Tony Effe

Molteplici sono le frasi “sessiste” e denigratorie verso l’intero genere femminile che potete ascoltare e questi sono solo alcuni miseri esempi. Frasi che potete sentire non solo nei brani di questi cantanti, presi ad esempio, ma anche di molti altri. Riguardo quest’ultimo punto è interessante la lettura trasversale proposta da Arianna Ascione in un articolo su Il corriere della sera.

Il linguaggio sessista che compone il “brodo culturale” della Trap italiana in primis, non va però minimizzato. Questo fondamentalmente perché la cultura è un riflesso della società nella misura in cui la società è il riflesso della cultura vigente. In quale misura l’una influenzi l’altra è da sempre oggetto di studi psicologici e sociali.

Qual è la relazione tra l’oggetto culturale (in questo caso il sessismo e una cattiva rappresentazione della donna) e il mondo sociale? Dal momento in cui l’oggetto è culturale, esso rappresenta una introspezione di massa non da poco conto.

Gli artisti che abbiamo modo di ascoltare escono dalla nostra società, ma a loro volta sono in grado di influenzare la società stessa; e in questo caso i soggetti influenzabili di cui parliamo sono menti giovani che si affacciano in uno scenario in cui già è difficile essere maschi o femmine senza ricevere e subire l’ossessione dell’etichetta, interna o esterna a noi.

Quanto possono influenzare i continui attacchi sessisti la formazione di abitudini mentali nelle nuove generazioni? Nuove e attuali anche: l’evoluzione della considerazione femminile infatti, si accompagna a rappresentazioni e ideologie errate che persistono in quella che è una parte di popolazione totalmente soggetta al machismo in auge.

Un machismo assillante che nuoce al maschio più di quanto egli possa pensare.

Osservare la musica è uno tra i diversi spunti con cui potremmo tentar di leggere quindi la società. Qual è allora la realtà di oggi, il mondo sociale? É una realtà in cui assistiamo a una continua riproposizione del maschio alfa, una realtà in cui le differenze salariali esistono e in cui la femmina che si veste in modo “provocante” viene vista come colei che offre un messaggio di invito.

Parlare poi del concetto di abbigliamento provocante o sexy è totalmente assurdo per una serie di motivi; primo fra tutti, ciò che è sensuale per una persona può non esserlo totalmente per un’altra.

Al di là di questa considerazione, frasi che possono rappresentare le opinioni di chi va al bar, al pub, alla sagra del paese, sono “differenti” rispetto a stesse frasi pronunciate da una o più persone che possiedono una certa rilevanza e seguito tra moltissime persone.

Lo sviluppo di una o più generazioni accompagnate da testi in cui il sinonimo di donna è “bitch” e “troia“, è uno sviluppo malsano che va inoltre a toccare uno spazio che potremmo definire di ossessione di genere. La femmina madre diventa un’unica figura sacra, divinizzata, ma solo nel momento in cui il cantante si rivolge alla sua di madre. Se le madri sono di altri, ricadiamo nei soliti gentil appellativi.

Frasi in cui è evidente una problematica rappresentazione di genere, sono sempre esistite e purtroppo, hanno accompagnato l’evolversi della musica italiana e non; allo stesso tempo però vediamo nella Trap music quasi un elemento che deve necessariamente essere presente nella maggior parte dei testi. L’appellativo verso le ragazze (protagoniste fortunate di questi singoli) è rigorosamente un appellativo osceno che non fa altro che delineare e quasi “urlareimmagini in cui la donna è un solo un mero oggetto di soddisfazione sessuale.

Esistono canzoni che si salvano? Assolutamente si. Il problema sta nel momento in cui il fenomeno della sfumata e intermittente misoginia diventa esso stesso un elemento costituente che va ad accompagnarsi ai pilastri di un genere musicale.

L’arte è una forma espressiva libera e unica, ma questo tipo di arte verbale è stancante e ha annoiato fan e non.

Vi è un punto infatti in cui si esce dal campo di “libertà di espressione” per immergersi in un turbinio di offese generalizzate gratuite. Verrebbe da chiedersi, è la femme fatale a spaventare così tanto? O forse la paura nasce dalla creazione stessa di questo mito divisorio tra generi.

Su che nomina una persona si erige per giudicare un intero genere? Sicuramente, l’alibi del “è solo un racconto, come artista l’unica cosa che compio è riportare una rappresentazione” è una giustificazione e spiegazione che non risulta più sufficiente.

Conclusioni

La Trap music è uno spicchio di musica che oramai fa parte a tutto tondo allo scenario internazionale giovanile, e come buona tradizione si rispetti, diventa oggetto di critiche assidue e semplificazioni estremiste; è utile invece ascoltare in modo maturo e sentire queste sensazioni di vuoto che cercano di trasmettere. Vuoto che attanaglia i giovani soprattutto dopo questo periodo di emergenza sanitaria e soprattutto in quella che è una continua rincorsa al guadagno economico off limits.

Riguardo invece il tema del topos “narrativo”, concludo lasciandovi questa citazione:

Il cambiamento è anche nelle parole, nella costruzione delle frasi, nella sintassi. Tutto passa attraverso il linguaggio.

Gianroberto Casaleggio

Sitografia:

a cura di
Teodora Sava

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Teodora Sava

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