Orietta Berti – Arena Bike In Mantova – 21 Luglio 2021

Orietta Berti – Arena Bike In Mantova – 21 Luglio 2021
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Cronache di un’esperienza lisergica. Ho visto cose che voi umani non potete immaginare. Popettari o bestie di Satana che siate

Questo non è un live report. O meglio, non è un live report canonico. Come può esserlo, d’altronde? Parliamo di Orietta Berti, un’entità sovrannaturale con cui tutti vorremmo condividere un pranzo domenicale, come se fosse la nostra zia preferita.

Quello a cui abbiamo assistito all’Arena Bike-in di Mantova il 21 luglio ha dell’incredibile. Non tanto sul palco, dove la regina dell’estate (Baby K e compagnia bella, scansatevi o sarete asfaltati) ha sfoggiato una prestazione d’antan impreziosita da una palette di colori degna del mondo sottomarino di Spongebob, ma per tutta la fauna che ha costituito il pubblico presente.

Procediamo con ordine (nei limiti del possibile).

Rivedete il vostro concetto della parola “poesia”
Il pubblico come caso studio sociologico

Da dove partire? Bella domanda. L’età anagrafica media si aggira tra i 65 e i 70 anni, valore che si abbassa drasticamente se ci basiamo sull’entusiasmo a inizio, durante e fine concerto. In questo caso, sembra di essere quasi a un live di Gaia o degli Helloween, solo con più presbiopia e Polident.

Ma c’è anche della beata gioventù – in cui potrei rientrare anche io, visto il contesto -, fino ad arrivare a un fan sfegatato di Orietta Berti… di 14 anni. Scambiando quatto chiacchiere, scopro che ha basato la tesina di terza media su Orietta Berti. No, non è uno scherzo: è partito dalla figura della cantante di Reggio Emilia per parlare dell’Italia degli Anni ’60 e diramare il discorso verso tutte le discipline richieste. Un lavoro certosino, portato con orgoglio su un pdf sul proprio smartphone con cover by Orietta Summer Queen.

L’autore della tesina di terza media basata su Orietta Berti

Se non considerate epica poesia tutto ciò, siete delle persone aride.

Scorgo una frangia di ultras assiepata verso i posti più remoti (e vicini al baracchino delle birre e degli spritz) che inneggia, balla ed esulta a ogni parola della cantante; in mezzo alla folla fieramente una coppia indossa due capesante ad altezza petto come omaggio del vestito che Orietta Berti ha indossato durante Sanremo 2021. Altri indossano fieramente una t-shirt con il volto di Orietta in chiave Ziggy Stardust.

Sto cercando di narrarvi ciò che hanno visto i miei occhi nella prima mezz’ora dal mio arrivo e sto facendo fatica a ricordare tutta la mole di informazioni accumulata. Mi sento come Johnny Mnemonic quando si accorge di avere immagazzinato troppi dati (Sezione Cinema di TSCK, spero appreziate il riferimento cinematografico).

Finché la barca va…

… lasciala andare. E mi sono lasciato andare, anche perché mai avrei pensato di divertirmi così tanto a un concerto di Orietta Berti. Come fai a non farti trascinare dall’entusiasmo della signora accanto che usa il cellulare come se fosse un cero votivo da agitare durante la domenica delle palme? Come fai a rimanere impassibile quando il signore alla tua destra salta dalla sedia e urla “Brava Orietta, vai!!!” con un trasporto che ho visto solo alla vittoria degli Europei?

Mai vista così tanta eccitazione fotografica sotto il palco

Lo show – quello “principale”, sul palco – parte con le note di “Mille”, il tormentone che la nostra amata Metal Queen Summer Queen ha firmato con Fedez e Achille Lauro. All’improvviso dalla platea spuntano alcuni aficionados di Orietta armati di ventagli e si esibiscono in una coreografia che richiama quella presente nel video. Non so da dove siano comparsi, probabilmente da una voragine demoniaca, ma non importa: è tutto talmente assurdo che godo come uno stambecco sulle Dolomiti.

Voliamo alto, altissimo

Tutto il concerto è stato un tripudio, acclamazioni a non finire e risate. Il finale con “Finché la barca va” è stato travolgente. Persone impazzite, che saltano e sfidano le leggi e le problematiche dell’anagrafica. Il bypass ci proteggerà, dell’artrite ne riparliamo l’indomani. Una foga che posso paragonare al momento di “The Number Of The Beast” durante un live degli Iron Maiden (forse esagero, ma non così tanto).

Non mi sono dimenticato di Orietta: è una persona dolcissima, che dedica un brano a “due miei amici che sono arrivati dalla Polonia per vedermi” (pazzi furiosi, voglio essere vostro amico o almeno conoscente) e ringrazia Giordano il fornaio per i biscotti che le ha regalato. Il tutto con una naturalezza incredibile, come se fossimo nel salotto di casa durante il pranzo domenicale.

“Non sono bello. Piaccio” (semi-cit.)

Ditemi, diteci se non è epico, se non è meraviglioso. Lacrime agli occhi per cotanta bellezza.

Epicità livello Manowar

Tutto questo è fantastico. Tutto questo ti fa apprezzare il collage di video e spezzoni di vecchie trasmissioni prese direttamente col convertitore “Da youtube a mp4”; ti fa esaltare e gioire nel capire che le parti di basso non le sta suonando nessuno, perché fanno parte della base registrata (ma mi piace pensare a un bassista talmente timido da suonare il quattro corde nel backstage).

Tutto questo per dirvi che no, non ho esagerato quando ho scritto che la performance di Orietta Berti e dei suoi fan all’Arena Bike-in è stata un’esperienza lisergica senza uso di droghe e con profusione di osteoporosi e dolori articolari che per una sera hanno dato tregua a tutti, me medesimo compreso.

Grazie Orietta per aver regalato a me, Moris e a tutti i presenti un evento irripetibile.

a cura di
Andrea Mariano
foto di
Moris Dallini

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Andrea Mariano

Andrea nasce in un non meglio precisato giorno di febbraio, in una non meglio precisata seconda metà degli Anni ’80. È stata l’unica volta che è arrivato con estremo anticipo a un appuntamento. Sin da piccolo ha avuto il pallino per la scrittura e la musica. Pallino che nel corso degli anni è diventato un pallone aerostatico di dimensioni ragguardevoli. Da qualche tempo ha creato e cura (almeno, cerca) Perle ai Porci, un podcast dove parla a vanvera di dischi e artisti da riscoprire. La musica non è tuttavia il suo unico interesse: si definisce nerd voyeur, nel senso che è appassionato di tecnologia e videogiochi, rimane aggiornato su tutto, ma le ultime console che ha avuto sono il Super Nintendo nel 1995 e il GameBoy pocket nel 1996. Ogni tanto si ricorda di essere serio. Ma tranquilli, capita di rado. Note particolari: crede di vivere ancora negli Anni ’90.

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