Boetti ci raccontano la loro sfumatura di “BLUE”

Boetti ci raccontano la loro sfumatura di “BLUE”
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Boetti, non Alighiero, ma Damiano e Meti, sono un duo toscano che il 28 maggio, dopo un anno e mezzo di gestazione, danno alla luce il loro albumBlue”. Blu come Boetti, come il lunedì come il mare e come la polizia. La similitudine potrebbe continuare all’infinito, eppure i due cantanti e musicisti hanno deciso di circoscrivere la loro ricerca metonimica e semantica entro determinati spazi che sono per l’appunto quelli musicali.

Un disco di liberazione, di dichiarazione e di denuncia, ma principalmente un disco di puro rock come non si sentiva da tempo: prodotto da Andrea Pachetti (Zen Circus, Emma Nolde), “Blue” è davvero un manifesto delle nuove generazioni.

Noi ce lo siamo fatti raccontare nell’intervista qui sotto!

Ciao Boetti, sappiamo che la scelta del vostro nome d’arte si rifà a quello dell’omonimo artista dell’arte povera; il nome del vostro primo album è “Blue” come uno dei colori primari usati nell’arte: sarà un caso?

Tutto è stato un caso, fin dall’inizio. Sapevamo chi era Alighiero Boetti, ma a parte un paio di motivi trascurabili (tipo il suono del nome “Boetti” e alcuni ricordi legati all’infanzia di Damiano), sembrava non esserci niente di troppo profondo che ci legasse all’artista torinese.

Poi, solo dopo esserci detti “ma sì, dai, chiamiamoci Boetti”, abbiamo dato sfogo alla nostra curiosità e scoperto un sacco di coincidenze con il suo pensiero, la sua estetica e quella del movimento dell’Arte Povera in generale. Elementi che noi comunque proviamo a rielaborare o tradurre nel nostro linguaggio.

Non conoscevamo questa storia del colore blu, segno che tutto torna e che doveva andare esattamente nel modo in cui è andato.

Ma torniamo seri, vi chiediamo perciò di raccontarci di più del vostro primo album pubblicato in maniera totalmente autoprodotta il 28 maggio!

È stato un album travagliatissimo in tutti i sensi. Nella scrittura, perché racconta una grossa fetta della nostra recente vita. Gli ultimi anni di tentativi, fallimenti, risalite, scontri, separazioni, smarrimento, insoddisfazione. Nella gestazione, perché lo abbiamo registrato in un intero anno (il 2019): quattro sessioni da due canzoni ciascuna, a distanza di due mesi l’una dall’altra.

Nella pubblicazione, perché il dramma pandemico ci ha letteralmente tolto la terra da sotto i piedi. Quello che, a Gennaio 2020, sembrava un disco pronto per il lancio si è rivelato un fardello da portare con pazienza, custodire con amore, nell’ombra delle nostre trincee, finché non si fosse intravisto quanto meno uno spiraglio di luce in fondo alla galleria.

Qual è a vostro avviso la canzone che meglio rappresenta l’anima del disco?

Probabilmente “Boetti blue”, perché è quella che le contiene tutte: nel testo, infatti, ci sono disseminati qua e là riferimenti alle canzoni precedenti. È l’ultimo pezzo che abbiamo scritto, quando già avevamo registrato le altre sette, e ci è servito per tirare un po’ le somme di tutto, mettere bianco su nero il messaggio, identificare e dichiarare il filo conduttore di tutto l’album.

Mi ha colpito molto la traccia “6.5”, ma vorrei essere sicura del messaggio che volevate dare, così vi chiedo umilmente di illustrarcelo in modo da non destare incomprensioni.


6.5” parla del terremoto che si è abbattuto sull’Aquilano, in particolare sulla città di Norcia, il 30 Ottobre del 2016. Il titolo riporta, infatti, la magnitudo del sisma, probabilmente uno dei più terribili della Storia italiana recente. Si dice spesso che ai becchini il lavoro non manca mai, perché avranno sempre un cadavere da seppellire.

Noi diciamo, amaramente, che chi scrive della cosa-civile, della cosa-pubblica, di ciò che vede in giro e legge sui giornali, non perderà mai l’ispirazione, perché purtroppo nonostante tutti questi anni la gente continua a subire le mancanze precauzionali della politica.

Dal 27 maggio invece è possibile vedere in streaming “Film Blue”: vi va di spiegarci meglio in cosa consiste?

Il “Film blue” è una delle tante iniziative “blue” che abbiamo pensato per festeggiare l’uscita del disco. Si tratta di una live session registrata al 360 Music Factory, lo stesso studio in cui abbiamo realizzato l’album prodotto con Andrea Pachetti (già produttore di Emma Nolde, Zen Circus).

Quattro canzoni, quattro featuring con quattro artisti, musicisti e cantautori che stimiamo da sempre e che, in un modo o nell’altro, sono stati importanti per noi in questo periodo: Apice, Riccardo Onori (uno dei più grandi chitarristi italiani, nostro concittadino pratese), Fabrizio Pagni (tastierista/pianista Zen Circus) e Maestro Pellegrini.

È stato un onore averli accanto in un’occasione così speciale per noi. L’evento è stato trasmesso in diretta e lo si può recuperare in ogni momento sulla nostra pagina Facebook.

a cura di
Ilaria Rapa

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