Zack Snyder’s Justice League: epica e spettacolo in stile DC

Zack Snyder’s Justice League: epica e spettacolo in stile DC
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La storia, piuttosto travagliata, della famosa Snyder Cut la conosciamo tutti, sia entusiasti che detrattori. Una storia che inizia più di quattro anni fa e si conclude lo scorso 18 marzo quando Zack Snyder’s Justice League vede finalmente la luce. Siamo nel 2017 quando Zack Snyder è costretto da cause di forza maggiore ad abbandonare Justice League. La causa in questione è il suicidio della figlia Autumn.

Snyder abbandona e rimette girato (quattro ore) e post-produzione nelle mani della Warner che affida il tutto a Joss Whedon. Quel Joss Whedon reduce da due film Marvel di successo: The Avengers del 2012 e Avengers – Age of Ultron del 2015. Snyder, dal canto suo, ha messo a segno due colpi non proprio fortunatissimi nel DC Extended Universe: Man of Steel del 2013 e Batman v Superman del 2016.

La Warner, preoccupata dall’accoglienza non proprio lusinghiera riservata ai due film di Snyder, punta tutto su una parziale “marvelizzazione” del DCEU. Un errore fatale che si traduce, con l’uscita di Justice League di Joss Whedon, in un completo fallimento. Fan delusi, critici perplessi e la sensazione – che diventa presto certezza – che la visione di Snyder fosse stata completamente ribaltata.

Whedon taglia con l’accetta il materiale di Snyder tenendone un’ora e confeziona un film raffazzonato che introduce la Justice League in meno di 120 minuti. Due ore in cui il piattume dei personaggi si alterna a gag comiche mal riuscite, in un lungometraggio che tenta di riecheggiare malamente l’andamento dei film Marvel. Un montaggio senz’anima, un film inconcepibile per il DCEU nei toni e nelle scelte, e sei personaggi in cerca d’autore.

I sei in questione sono Batman, Wonder Woman, Aquaman, Flash, Cyborg e Superman. Poco dopo, l’insoddisfazione dei fan si trasforma in un vero e proprio movimento: nasce l’hashtag #ReleaseTheSnyderCut.

Release the Snyder Cut

Senza entrare troppo nel merito del movimento – portato avanti in maniera a volte fin troppo veemente – è da sottolineare come la vicenda in questione sia senza precedenti. A colpi di hashtag e sulla base di logiche di mercato che sarebbe impossibile non considerare fondamentali, la Snyder Cut diventa realtà.

Grazie a un accordo con la Warner, HBO Max si accaparra l’esclusiva: 70 milioni di dollari dopo e con un paio di giorni di riprese aggiuntive, il 18 marzo Zack Snyder’s Justice League diventa realtà. In Italia l’epica versione di Snyder è disponibile in esclusiva su Sky e la rinnovata piattaforma Now.

Prima passare alla recensione vera e propria di ZSJL occorre precisare – magari in maniera ovvia – che la Snyder Cut non è una Director’s Cut. Non è il film del 2017 con qualche chicca qua e là lasciata fuori dalla produzione all’epoca dell’uscita: è un altro film. Che piaccia o no, è il film che avrebbe dovuto essere già quattro anni fa; un film con una sua logica all’interno del DCEU, che ristabilisce la continuità narrativa che mancava.

Sinossi

Determinato ad assicurarsi che il sacrificio finale di Superman (Henry Cavill) non sia stato vano, Bruce Wayne (Ben Affleck) unisce le forze con Diana Prince (Gal Gadot) con lo scopo di reclutare una squadra di metaumani, al fine di proteggere il mondo da una minaccia imminente di proporzioni catastrofiche.

Il compito si rivela più difficile di quanto immaginasse, poiché ogni componente deve affrontare i demoni del proprio passato, per trascendere da ciò che li ha bloccati, permettendo loro di unirsi e formare finalmente una lega di eroi senza precedenti.

Finalmente insieme, Batman (Affleck), Wonder Woman (Gadot), Aquaman (Jason Momoa), Cyborg (Ray Fisher) e Flash (Ezra Miller) potrebbero essere in ritardo per salvare il pianeta da Steppenwolf, DeSaad e Darkseid e dalle loro terribili intenzioni.

La struttura

Sei capitoli e un epilogo per una durata complessiva di 3 ore e 52 minuti. Chi non se la sentisse di affrontare il film in un’unica seduta può fruirne come fosse una miniserie, facendo delle pause tra un capitolo e l’altro. La storia è quella di JL17 ma lo spazio dedicato a ciascun personaggio e ogni parte della storia è ovviamente maggiore. E migliore.

Il primo capitolo, Don’t Count On It, Batman, è sufficiente per rendersi conto che Zack Snyder’s Justice League è l’essenza di un cinecomic DC. I capitoli centrali preparano al climax finale mettendo lo spettatore in grado di goderne davvero. Nulla è lasciato fuori e anche se non manca qualche pecca il racconto è compiuto, completo.

Epicità

Zack Snyder’s Justice League è certamente un racconto epico: nell’andamento, nei luoghi narrativi e nei toni. A dominare dall’inizio alla fine, dunque, è un senso generale di epicità; caratteristica che mancava completamente alla sfortunata versione di Whedon.

Epicità che si riscontra anche nella regia e nel comparto tecnico. Zack Snyder è un regista piuttosto divisivo ma, fermo restando il gusto personale, non si può negare che abbia un talento vero nel parlare per immagini. Che poi, in ultima analisi, è quello che il cinema fa e deve fare.

In ZSJL ci sono le belle inquadrature tipiche del cinema di Snyder, dai dettagli a quelle di ampio respiro. Ci sono le macro-sequenze d’azione spettacolari che non possono mancare in un cinecomic; ci sono, poi, gli immancabili ralenti.

Qualcuno sostiene che al netto dei ralenti Zack Snyder’s Justice League durerebbe quanto un film “normale”. Siamo di fronte a un vezzo stilistico, non c’è dubbio, ma quando è giustificato dalla necessità di creare atmosfera e sottolineare passaggi cruciali non disturba. Quando è usato a sproposito, e nel film succede un paio di volte, suscita più di un’alzata di sopracciglio.

Dal punto di vista strettamente tecnico colpisce un ottimo uso della CG, soprattutto nelle sequenze con protagonista Flash (Ezra Miller) e nell’inquietante bellezza del look di Steppenwolf, anche qui villain principale. Senza contare che è un vero piacere ritrovare il volto del Superman di Henry Cavill senza deformazioni dovute alla computer grafica.

La fotografia – cupa, nel dominio assoluto di colori scuri dalla bellezza tattile – sostiene e promuove la creazione di un’atmosfera solenne e drammatica. Niente sfumature di arancione; luce e colori esaltano la cupa bellezza di Gotham e Metropolis. Esempio lampante in tal senso, la rappresentazione di Metropolis a lutto – solenne e ferita – dopo la morte di Superman.

Infine, la scelta di un formato 4:3 contribuisce a dare degli eroi protagonisti una percezione di grandezza, oltre ad esaltare l’impatto delle sequenze d’azione.

Il sistema dei personaggi

I metaumani che compongono la Justice League sono tutti eroi tormentati, con conflitti ancora irrisolti che si portano dietro da anni. In una parola soni personaggi complessi e sfaccettati e l’esempio migliore in questo senso è rappresentato da Cyborg (Ray Fisher). Bistrattato e ridotto a figura di contorno in JL17, in Zack Snyder’s Justice League è al centro della narrazione; finalmente ha lo spazio che merita, un background, una storyline tutta sua.

Si è parlato tanto e a lungo del famoso Superman in costume nero e quando compare sullo schermo in questa “nuova” veste le aspettative sono ampiamente ripagate. Anche per Superman (come per Flash, Cyborg e Aquaman) assume particolare rilevanza la dimensione di figlio; figlio di due padri nel suo caso, Jor-El e Jonathan Kent.

Sul fronte dei cattivi, purtroppo, il tanto sbandierato Darkseid è poco presente e il main villain è ancora una volta Steppenwolf, magnifico nella sua resa in CG. Steppenwolf ha un suo arco narrativo compiuto con tanto di motivazioni che mancavano completamente in JL17, ma vederlo interagire così poco (e male a volte) con Darkseid e Desaad è un vero peccato.

Il finale

Nonostante la durata si arriva al finale (col knightmare di Batman, il Joker di Jared Leto e l’introduzione di Martian Manhunter) desiderosi di vederne ancora. L’epilogo spiana la strada a vari possibili sequel e al famoso Snyderverse, che pare definitivamente accantonato. E qui l’esaltazione del fan convive poco pacificamente con la frustrazione scatenata dal fatto che le varie strade aperte rimarranno vicoli ciechi.

A meno che (ipotesi poco probabile) la Warner non cambi idea e la battaglia già avviata a colpi di #RestoreTheSnyderVerse non vada a buon fine. Quel che è certo è che Zack Snyder’s Justice League è quel che doveva essere, pur con le sue imperfezioni.

Un film DC fino al midollo, con una regia e una visione precisi, coerenti. Un’esperienza emozionante e coinvolgente che anche dal salotto di casa dà l’illusione di essere al cinema. La fine di un viaggio e di un percorso. La chiusura, necessaria, di un cerchio.

a cura di
Anna Culotta

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