La Rappresentante di Lista: “My Mamma”, un disco per diventare adulti

La Rappresentante di Lista: “My Mamma”, un disco per diventare adulti
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La Rappresentante di Lista, duo formato da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, ha pubblicato un disco che si intitola My Mamma.

A partire dalla copertina, che è un’opera dell’artista palermitana Manuela Di Pisa, che rimanda a L’origine del mondo di Gustave Courbet, My Mamma rivela la sua essenza più intima: è un album carnale, potente, intenso nella forma e nella verità che racconta, che è stratificata come la vita, abbagliante e respingente, tenera e dura, ovvia e complessa.

La copertina del disco, che è un’immagine lussuriosa e materna, selvaggia e catalizzante, racconta l’origine della vita, è un sipario che si apre su un mondo sconosciuto. Richiama l’istinto, la passione, la fecondità, per questo ha un sapore primordiale e puro.

E il titolo, My Mamma, racconta ciò che l’immagine dell’album evoca: il legame con la prima radice, il senso del possesso, che è naturale e poi soffocante (l’ultimo brano, non a caso, si intitola Mai mamma). Il nome del disco è la genesi di un percorso di crescita ed emancipazione, che si realizza attraverso ripetuti atti di coraggio e autodeterminazione.

Il viaggio de La rappresentante di lista

Nei dieci brani contenuti nel disco, La rappresentante di lista, grazie alla penna sapiente e lucida di Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, racconta ciò che la copertina e il titolo anticipano.

My Mamma è un viaggio introspettivo, dall’origine al primo salto nel vuoto, dal cordone ombelicale alla prima scelta, dall’incoscienza alla consapevolezza. È un disco al passato che non trascina con sé alcuna malinconia, perché ogni cosa serve a scrivere il futuro.

Le parole di Lucchesi e Mangiaracina sono puntuali, affilate, qualche volta taglienti, di certo mai innocue. Raccontano gli abissi con lievità e percorrono la superficie a passi decisi. E poi c’è il coraggio, che è quello che serve per saltare al di là della certezza.

La rappresentante di lista: le canzoni di My Mamma

Il primo atto di questo salto è Religiosamente, il brano che apre My Mamma e che racconta una memoria pronta a salpare, a lasciare i ricordi a riva e prendere il largo. «Cari luoghi immacolati / Cara casa abbandonata / Dove resti? Dove torni?», canta Veronica Lucchesi, e così Religiosamente diventa il preludio di un viaggio necessario, incostante e severo, che non fa sconti e non conosce scorciatoie.

Oh mà oh pà, il secondo brano del disco, è una potente e sofferta dichiarazione di indipendenza: La rappresentante di lista si riappropria di sé, delle sue fragilità e disillusioni, e per la prima volta taglia le radici che la legano alla sua terra madre (Sono tua / Sono appena nata / Ma io sono tutto e sono di più).

Con un atto di autodeterminazione, quindi, compie il salto e taglia il cordone ombelicale: «Oh mà, mi perdonerai, ma ho bisogno di star bene anche con poco» canta nel ritornello; poi ancora «Oh pà, ci hai messo nei guai, lasciaci giocare con il fuoco». La separazione diventa netta nel verso che chiude il refrain (Oh mà, oh pà, benvenuti sulla terra).

In Fragile, pezzo a cui presta la voce Dario Mangiaracina, torna prepotente il bisogno di affrancarsi dal passato: per diventare adulti serve cadere e non avere pareti di gomma contro cui sbattere. Il brano è un inno alla fragilità e al coraggio di ribellarsi all’immobilità (Voglio che mi lasci cadere).

La vita dopo il salto

Sarà è la tappa che segue l’approdo nell’età adulta, quando «la mia vita non ha più un tetto e la mia casa è tutta da rifare»: è il brano che racconta la ripartenza dopo la fine del primo tempo, quando tutto è familiare eppure sembra sconosciuto, quando bisogna prendere confidenza con se stessi.

Nel primo ritornello, La rappresentante di lista canta «Oggi si crolla, crollano anche le stelle»; nel secondo, invece, «Oggi si balla, ballano anche le stelle»: nel mezzo, tra la caduta e la danza, c’è un processo di identificazione con un presente ancora sfocato e incerto (Com’è triste soffrire senza stare male).

Paesaggi stranieri è il panorama da cui si affaccia La rappresentante di lista dopo il salto. Il passato e il presente esibiscono le loro armi migliori: il rimpianto incontra lo smarrimento, i ricordi circondano le nuove consapevolezza, la rabbia si piega alla paura del futuro.

Riconoscersi dopo essere cambiati significa accettare di perdere l’equilibrio per un po’ (Siamo solo sperduti nel mondo di ieri / Smarriti davanti a paesaggi stranieri).

La rinascita

Resistere è il passo che si fa spedito, la vista che torna a fuoco, il passato che non toglie spazio al presente, ma determina il futuro. Con straordinaria intensità, Resistere racconta – in modo disarmante, concreto e insieme poetico – la necessità di esistere, senza trascinare il peso di ciò che è stato, ma senza eluderlo nemmeno.

Consapevolezza, coraggio e determinazione sono alla base di un brano che ammalia e commuove: Resistere spalanca le porte alla vita, alle sue imperfezioni, alle contraddizioni, ai dolori e alla sua bellezza irripetibile.

«Ecco il mio cuore innamorato / O lo darò o è perduto»: nell’ultimo brano del disco, Mai mamma, c’è il risveglio dal torpore, il desiderio di non cristallizzare il dolore, la rabbia e tutto ciò che, sommato, fa la vita.

In definitiva, My Mamma de La rappresentante di lista è un disco di profonda bellezza, accogliente ma spigoloso, travolgente ma mai – in nessun caso – accondiscendente. È un album onesto, coraggioso, crudo, capace di rintracciare la bellezza nel dolore e il coraggio nella paura.

Ed è l’ennesima sfida vinta per un duo, quello formato da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, che ha sempre realizzato lavori in cui è possibile riconoscere personalità, gusto e verità.

a cura di
Basilio Petruzza

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