Francesco Casolari è l’artista peculiare di cui avevamo bisogno

Francesco Casolari è l’artista peculiare di cui avevamo bisogno
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Francesco Casolari, classe 1982, ha fatto dell’incisione – o meglio, dell’acquaforte – il suo pezzo forte. È un giovane incisore che ha già esposto le sue opere letteralmente ovunque: MiamiOsloTokyoTeheran e molte altre città.

Francesco è un artista veramente versatile – anche se lui non ama definirsi tale – perché non solo lavora come incisore, ma collabora anche con il mondo del cinema, della musica e con aziende di moda, oltre che con architetti nel ruolo di textile designer. 

Le sue opere si concentrano su paesaggi futuristici, giungle incontaminate e città dal sapore antico attraversate da navicelle spaziali. Si interessa anche alle teorie steam-punk, immagina un mondo antico con tecnologie più avanzate delle nostre e li mischia creando opere uniche nel suo genere.

Noi di Futura 1993 siamo rimasti particolarmente colpiti dai suoi lavori, e dato che per noi tutte le arti sono estremamente interconnesse, abbiamo deciso di farci raccontare qualcosa di più sul suo mondo così interessante. Ecco cosa ci ha raccontato.

Ciao Francesco, innanzitutto benvenuto! Raccontaci un po’ come si svolgono e come nascono i tuoi lavori, per chi ancora non ti conosce bene.

Ciao ragazzi! Io di base faccio l’acquafortista, mi occupo cioè di incisione, che rientra nella macrocategoria della grafica d’arte. Le tecniche incisorie sono di base cinque: acquaforte, acquatinta, maniera nera, ceramolle e puntasecca; poi ci sono infinite tecniche sperimentali.

Mi sono sempre occupato di tecniche incisorie calcografiche, cioè di incidere una lastra di zinco o rame con un bulino, una specie di bacchetto di legno che termina con una punta di ferro. Dai 6 ai 10 anni mi sono occupato di puntasecca, dai 10 in poi ho iniziato con l’acquaforte. Sia la puntasecca che l’acquaforte le ho sempre affrontate in maniera classica senza tecniche aggiuntive.

Disegno città del futuro con stile iperfigurativo e in prospettiva assonometrica. Città in cui le epoche sono tutte mescolate insieme fra loro e con astronavi: uno stile illustrativo, diretto, di facile comprensione. Possiamo dire uno stile steam-punk in versione europea.

Le tue opere sono esposte veramente ovunque: New York, Oslo, Tokyo, Iran… C’è un posto in particolare in cui hai lasciato il cuore?

Secondo me l’America e la cultura americana sono fortissime. Tutta la cultura americana ha un’ironia di fondo che, secondo me, agli occhi di un Europeo è veramente spiritosa. La musica americana è interessantissima, per vari aspetti. Poi penso che ogni zona del mondo regali tante meraviglie, poter avere tanti contatti culturali con le varie zone del pianeta è sempre una bella esperienza, penso che la cultura si basi sulla comunicazione.

Sappiamo che hai realizzato un acquaforte su commissione per il film “Ameriqua” prodotto da Marco Gualtieri: com’è stata quest’esperienza?

È un’esperienza che ho vissuto molto a livello personale e la ricollego direttamente al mio periodo universitario e al gruppo di amici di quel periodo. Alle fine è una commedia che parla di ragazzi durante il periodo universitario. Tutti questi amici sono ancora molto presenti e ci vediamo e sentiamo spesso.

Il periodo universitario per chi ha la fortuna di viverlo, rappresenta il primo periodo in cui si gestisce un’attività di studio principalmente in autogestione; è la prima volta per un ragazzo in cui può tornare ad avere tempo libero durante la giornata. È da mille anni che i ragazzi vengono a Bologna per frequentare l’Università, è una storia infinita che andrà avanti per sempre.

C’è stata una tua opera in particolare che mi ha colpito più delle altre: “Parking”, un acquaforte 40x40cm. Ti va di raccontarci un po’ com’è nato e cosa rappresenta per te?

Sono contento di questa domanda. Il significato in realtà è un po’ banale, se vivi in una città e giri in macchina ogni giorno devi cercare parcheggio. Poi ovvio che un’opera d’arte può essere letta su più livelli: la coppia, la giungla o il viaggio. In realtà mi piacciono molto le astronavi e la sensazione del volo, volevo ricreare quella sorta di paesaggi bucolici dei quadretti del ‘700 con i monumenti in mezzo alla foresta, che mi hanno sempre tanto colpito per profondità e meraviglia.

In un’intervista precedente hai dichiarato che ti piacerebbe tantissimo anche collaborare con un musicista per una tua opera, cosa che a noi di Futura 1993 piacerebbe tantissimo, dato che crediamo che le arti siano fortemente interconnesse fra loro. C’è qualche artista in particolare con cui sogneresti una collaborazione?

Per quanto mi riguarda io stimo tutto il panorama musicale, tutti gli artisti musicali sono validi; in realtà tutti i generi musicali, anche di varie epoche, li trovo esaltanti. Sono una persona che come artista ha sempre fatto molte collaborazioni, con mondi e settori lavorativi anche molto distanti dall’arte contemporanea.

Hai dichiarato più volte che non ti reputi un artista, ma un incisore: qual è la differenza per te sostanziale?

Perché l’unica tecnica in cui io mi sia esercitato è stata l’incisione, quindi di base sono esclusivamente un incisore. Le arti visive comprendono molte tecniche: grafica, scultura, pittura, fotografia, illustrazione, digital art, video arte, performance. Fanno tutte parte del mondo delle “belle arti”, ma sono tutte estremamente diverse fra loro, ognuna prevede gestualità e approcci tecnici completamente diversi.

Faccio anche un po’ di acquarelli su richiesta e della digital art per passatempo, ma sicuramente non posso definirmi un acquarellista o un digital artist. Sono un incisore, più precisamente un acquafortista.

Ora una domanda un po’ particolare: credi ci sia un elemento personale e unico della tua arte? Cosa pensi che sia ciò che ti differenzia da tutti gli altri? 

Non so se riesco a rispondere precisamente a questa domanda, il mio stile lo creo, non riesco a vederlo dal di fuori o a comprenderlo in modo oggettivo o imparziale. Penso che tutti gli stili artistici siano belli. Cerco di argomentarti meglio questa risposta, se c’è molta arte in una società è già un ottimo segnale, se poi sono attori, videomaker, musicisti o fotografi o incisori è tutto parimenti importante. Chi è nato in Italia ha contatto con l’arte e il bello fin da subito, la storia del nostro luogo geografico si basa su questo.

Posso sicuramente dirti che in 20 anni di mostre, se l’ arte contemporanea veniva vissuta agli inizi del 2000 come una cosa di nicchia e altamente specializzata, negli anni i giovani l’hanno percepita sempre più come una cosa stimolante e a cui partecipare. Ci sono tanti collezionisti ventenni, o che seguono blog d’arte, vedi alle mostre tanti giovani che sorridono o sono contenti di essere lì, e questa è una vittoria non solo per gli artisti o il mondo dell’ arte, ma credo per tutti.

Parlaci adesso un po’ di te: raccontaci chi è Francesco e quando hai capito che l’incisione sarebbe diventata qualcosa di più che una semplice passione.

In realtà penso che sia l’unica cosa che abbia fatto in vita mia, ho iniziato a incidere varie ore al giorno a 6 anni a sono ancora qui a 38. È stata la prima attività che mi è stata proposta da piccolo, l’ho trovata subito interessante e divertente ed è rimasta l’unica. Ho fatto il percorso di studi, ho intrapreso per dei periodi altri lavori, ma l’attività incisoria è stata la mia attività di tutti i giorni fin da bambino.

Se metti un bambino con una palla da basket o un violino, farà solo quello, è nella natura dei bambini. Poi intraprendere attività lavorative complementari l’ho sempre fatto, lo sto facendo e lo farò sempre.

Ora come ora quale pensi che sia il tuo obiettivo?

In realtà non lo so, forse potrei risponderti continuare a fare l’artista e provare al contempo altre esperienze lavorative. Non ho mai ragionato per obbiettivi, ho sempre cercato di affrontare un giorno alla volta e vedere quello che si poteva fare o che accadeva.

Forse potrei risponderti… prendere una terza laurea? A me piace tanto studiare e una terza laurea in Storia sarebbe perfetta. Mi è capitato di dare qualche esame e studiare nella biblioteca della facoltà di Storia di Bologna, lo ritengo un luogo meraviglioso.

Altrimenti posso risponderti… diventare un grande cuoco! Mi piace molto cucinare, seguo molti blog di cucina, mi piace tutto il mondo che c’è intorno alla cucina, dall’ agricoltura al prodotto alimentare. Ho sempre avuto molti amici cuochi e li ho trovati sempre molto intelligenti e divertenti. Forse la cucina è ancora più arte dell’arte.

Ti saluto con l’ultima domanda: consigliaci una canzone da aggiungere alle nostre playlist che possa adattarsi alle tue opere!

Una bella canzone, vorrei per una volta proporre qualcosa della scena ambient, un campo musicale composto di artisti musicali di estrema qualità. Ti consiglio una produzione musicale da veri intenditori: “Owsey & Resotone – Lighthouse”. Andrebbe bene anche qualsiasi opera del repertorio musicale di Mozart.

a cura di
Eleonora Bruno

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