Sacramento è savoir faire italiano misto a synth pop californiani di nuova generazione

Sacramento è savoir faire italiano misto a synth pop californiani di nuova generazione
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Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Sacramento, progetto solista di Stefano Fileti che di recente ha pubblicato un nuovo singolo dal titolo “G”, semplicemente, muovendosi tra un delicato lo-fi e folk-rock, con vibes anni Ottanta.

Un brano che può essere sia una buonanotte che un addio, un brano che sia ottimista che pessimista, e ne abbiamo parlato direttamente con lui.

“Su rimbalzi elastici di suoni liquidi, adagiate sui caldi cuscini di una psichedelia sognante, si articolano parole che sanno di stringente ricordo: un addio o solo una buonanotte?

Mentre lasciamo volare nel vento i riccioli di una ragazza, la musica sembra darci conforto, priva di fronzoli da far risuonare a tutti i costi, colma invece di una semplicità pop d’altri tempi che ci accarezza.”

Come mai la scena italiana sembra sempre più affascinata da sonorità lo-fi? Per quanto riguarda la tua esperienza di ascolti, succede la stessa cosa anche all’estero?

Dipende da cosa si intende adesso per lo-fi, visto che la terminologia del panorama musicale è in continuo cambiamento. Per me il significato di lo-fi ruota intorno all’approccio alla performance e alla produzione del brano.

Non so se sono d’accordo sulla questione italiana, perché tutto quello che si sente qui sembra sempre molto “pettinato” e ben “confezionato”, e questo vale anche per i giovani e gli emergenti: non si sente mai una sbavatura, un suono distorto per errore, un fuori tempo, un suono di chitarra grezzo. Mi sembra tutto ben lavorato e lontano dal concetto di lo-fi.

Per la scena internazionale il discorso è molto diverso: ci sono parecchi artisti anche di una certa popolarità che mantengono comunque un approccio lo-fi sia nella performance sia nella produzione, vedi Ariel Pink o Connan Mockasin.

In generale il fascino che sta dietro le sonorità lo-fi è la genuinità nel fare musica con gli strumenti che si hanno a disposizione, che rendono il suono unico e caratteristico dell’artista.

Perché G è la colonna sonora perfetta per questo 2020?

Ci servono ora più che mai un po’ di coccole per affrontare questo periodo buio. “G” è il brano che più mi sembrava adatto a confortare gli animi con dei suoni caldi e rilassanti.

Com’è nata la tua collaborazione con un’etichetta americana?

Abbiamo notato che la maggior parte degli ascolti proveniva da oltreoceano, soprattutto da Los Angeles, quindi abbiamo cercato una realtà che potesse cavalcare l’ondina e spingere direttamente dall’epicentro. Rimaniamo ovviamente legati a La Tempesta per l’Italia, non vogliamo separarci per nessun motivo da chi ci ha supportati fin dall’inizio.

Come sta andando questo periodo complicato? Qualche consiglio su come sopravvivere alla mancanza di live?

Trasformare la sopravvivenza in un’opportunità per provare a vivere diversamente. È vero, i live mancano ed è una mancanza molto ingombrante, ma possiamo colmare questo vuoto riscoprendo film, serie tv, documentari, libri, dischi e ampliare il nostro ordinario.

Qualcuno diceva qualcosa come “la dieta non è solo quello che mangi, ma anche quello guardi, leggi e ascolti”. Sono molto d’accordo.

Anticipazioni sul prossimo album?

Sto lavorando su un album completo, ovviamente rigorosamente lo-fi e homemade, che spero di potervi fare ascoltare presto. Magari per l’estate 2021.

a cura di
Giulia Perna

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Giulia Perna

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