Togliete il coprifuoco ai nostri sogni
Sembra che il coprifuoco non sia stato imposto solo per le attività mondane. A rimetterci, a causa della situazione drammatica che stiamo vivendo, sono in larga misura anche i giovani. Ragazzi e ragazze a cui rimane la paura e un sacchetto di sogni infranti per un futuro che non c’è.
Smarriti, stanchi, pensierosi, demotivati, delusi, illusi. Qual è la parola che più ci rispecchia in questo momento? Forse nessuna, forse tutte.
Una generazione di anime in pena, sospese in un vuoto cosmico che inghiotte il tempo. Una situazione di immobilità che rende impossibile fare qualsiasi cosa, anche il semplice pensare al futuro.
Questa pandemia ci ha tolto la possibilità e la voglia di immaginare un futuro.
I giovani d’oggi non valevano un cazzo prima, figuriamoci adesso
C’era chi era pronto a ricominciare, a voltare pagina, chi aveva progetti in cantiere, chi sognava ad occhi aperti, chi aspettava l’opportunità giusta, chi se l’era creata per davvero lavorando sodo. L’Italia e i suoi ragazzi (sì, quelli che “non valgono niente”, proprio loro), era viva ed entusiasta, ma adesso si è come spenta.
Si parla di PIL, di denaro, di politica per bocca di vecchi personaggi visti e rivisti, ricoperti di errori da capo a piedi, fantomatici tuttologi che si limitano a fare gli opinionisti in tv nel nome di un orrendo cinismo.
Ma chissenefrega delle vostre opinioni.
Sapete anche chi – in questa assurda vicenda senza colpevoli – sta soffrendo? Chi credeva nei propri sogni e li ha visti sfumare.
State tranquilli, questo è solo un grido lanciato in un baccano di “cose più importanti a cui pensare”.
Ci penseremo più tardi a tutti quei giovani che in questo preciso momento si stanno chiedendo “che cosa farò della mia vita?”. A chi si è barricato, non solo in casa, ma soprattutto nella propria testa e non ha idea di come uscirne.
Ma chissenefrega se, senza una strada davanti, abbiamo iniziato a percorrerla a ritroso, ritrovandoci a vivere mentalmente nel nostro passato, sollevando dubbi su noi stessi che nessuno ora è in grado di risolvere. Perlomeno non da solo.
Chissenefrega se il mondo della cultura è fermo, se gli artisti di questo Paese stanno lentamente arrendendosi ad un presente che spaventa per la sua impotenza, nell’incertezza COSTANTE di non sapere se domani potranno riprendere il proprio lavoro. Un lavoro che coinvolge magari migliaia di altre persone attualmente immobili e invisibili…
L’Italia è il Paese della cultura, dell’arte e della bellezza solo quando fa comodo, vero?
Non chiedeteci come va, siamo persone irrisolte
Questa situazione fa soffrire tutti, anche chi resta in silenzio e risponde con un innocuo “va tutto bene” quando invece sta andando tutto a rotoli. Ci ricorderemo di questo periodo come quello dei grandi esami di coscienza, dell’insicurezza, delle domande, del silenzio, del coprifuoco ai sogni.
Ci sentiamo giù e non sappiamo perché. Vorremmo parlarne ma non sappiamo cosa dire. Lavoriamo in smart working, leggiamo, ascoltiamo la musica, scriviamo, facciamo yoga, pilates, consumiamo film e serie tv. Ma che cosa rimane?
Rimangono i pensieri in continuo movimento, i nodi irrisolti e la più umile rassegnazione. Come faremo a smuoverci da lì? Sarà ancora possibile? Come quando cadiamo nei sogni e ci risvegliamo di soprassalto. Stiamo fluttuando sentendo addosso la paura del dolore, ma non arriviamo mai a toccare terra.
E se l’attesa del piacere – dicono – sia essa stessa il piacere, non mi pento di dubitarne, oggi. L’attesa sa distruggerti da dentro. Logorare l’ottimismo, annegare le speranze, diluire il buonumore.
Stay strong, se ci riuscite
Ciò che possiamo pensare, per non continuare a cadere in questo baratro infinito di domande e pensieri è che non siamo gli unici a sentirci in questo modo. Sono sentimenti che ci accomunano e che non devono farci sentire abbandonati a noi stessi.
Siamo tutti fermi, è vero, ma ripartiremo insieme.
a cura di
Giovanna Vittoria Ghiglione
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