5 domande a Daino su Quanto Era Bello
Daino, classe 1999, giovanissimo ma con esperienza da vendere: dopo il diploma al conservatorio in clarinetto conseguito a Milano inizia la sua carriera con i suoi primi due singoli, “Glovo” e “Ragazzi Nuovi”. A questi si aggiunge il terzo: “Quanto era bello” è il nuovo brano di Daino, con cui ho fatto una breve chiacchierata sulla sua recente uscita (e non solo).
Ciao Daino! Partiamo subito veloci: com’è nato questo singolo? perché hai scelto questo titolo? perché questa copertina?
Ho scritto questa canzone in un modo un po’ strano, nel senso che ero partito scrivendo una specie poesia sulle note del cellulare in cui parlavo di questa serata passata in compagnia di una ragazza a Milano e poi dopo ho recuperato tante immagini e ho scritto il pezzo.
Il brano si chiama Quanto Era Bello: é una frase che ripeto tante volte nel ritornello e sottolinea la nostalgia di quel momento. La copertina invece la volevo tenere molto semplice, ci sono tanti oggetti quotidiani che ti portano in quell’atmosfera un po’ “universitaria”, passami questo termine, che è poi quella del brano.
“Quanto era bello” sposa un testo malinconico di una relazione finita a una produzione allegra, piena di vita. Perché questo contrasto?
Racconto si di questa storia sentimentale ma con leggerezza, nostalgia e un pizzico di dolcezza, come fosse una fotografia di quello che per me ha rappresentato ciò di cui racconto nella canzone .
Inoltre nel pezzo parlo di un momento della mia vita in cui tutto andava
super veloce, incontri, persone, nuove esperienze e la musica non me la
sono immaginata altrimenti.
La canzone è ovviamente autobiografica, e parla di un tempo passato della tua vita di cui si sente un po’ di nostalgia. Le motivazioni per cui quel periodo ti manchi nel brano sono chiare, l’amore, la spensieratezza e molto altro, ma ti senti cambiato rispetto ad allora? E se fra 10 anni dovessi scrivere un altro brano sullo stesso tempo, credi cambieresti qualcosa?
Beh, sicuramente sono cambiato, anche domani sarò diverso da oggi. Se però mi chiedessi di raccontare la stessa storia autobiografica tra dieci anni vorrei provare a raccontarla meglio, possibilmente senza sacrificare la dolcezza delle immagini e del testo.
Ho letto della tua passione per il Busking e mi sono subito interessato alla cosa: da dove è nata questa passione? Potresti anche spiegare per i molti che non lo sanno di cosa si tratti?
Il Busking, ovvero suonare e cantare nelle piazze e nelle strade del centro, è da tanti anni un bel passatempo per me. Diciamo che nelle città italiane ha avuto una diffusione abbastanza recente perché è retaggio della cultura anglosassone.
Ho iniziato appena maggiorenne perché avevo fame di esperienze vere che mi facessero uscire dalla mia cerchia provinciale. Infatti ho scoperto un mondo andando in strada a suonare per la gente e in un certo senso questa cosa ha sciolto un po’ la mia timidezza e mi ha fatto capire quanto amo fare musica.
Momento pessimista, sperando non accada davvero: Da domani la musica viene abolita, e sparisce per sempre. Cosa faresti per continuare a sentirti te stesso?
Beh spero non succeda mai. Probabilmente continuerei a scrivere: qualsiasi cosa, racconti, pensieri. Troverei altri modi di esprimermi, anche se la musica è quello che mi riesce meglio.
A cura di
Luca Pensa