Sabia è l’Anti-Hype Superstar: un bug del sistema dove hype-è-ciò-che-hype-non-è

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Dopo un percorso fatto di quattro singoli e l’inserimento di “Cattivi Pensieri” in Scuola IndieSabia azzera il contachilometri per rimettere in moto i sensi dopo la paralisi pandemica:  è fuori ovunque “Antihype Superstar”, l’esordio sulla lunga distanza di una delle pecora più nere (e orgogliosamente) della scena pop contemporanea. Abbiamo fatto qualche domanda alla nostra superstar, per capire davvero cosa si nasconda dietro al suo disco d’esordio.

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Sabia, benvenuto su The Soundcheck! Come stai, innanzitutto? Sei all’alba di un esordio importante…

Ciao e grazie! Tutto bene, sono molto contento del lavoro finale e delle belle parole al riguardo, mi sento fortunato.

Ci racconti un po’ come è cresciuto questo pargolo? Ricordi la prima volta che sei entrato in studio per registrarne i primi pezzi? 

Gli embrioni del disco sono nati circa due anni fa e ci siamo ritrovati con Leo Lombardi (ELLE) a La Clinica Dischi per produrli: in studio si è creata fin da subito un’alchimia veramente rara di sensibilità e sguardo simmetrico sulla musica, che ci ha portato poi fino a questo bel traguardo.

 AntiHype Superstar: che cos’è l’hype, e cosa significa essere anti-hype? 

L’hype è una tendenza che si propaga esponenzialmente, gonfiandosi, condivisa per moda, costume o semplice inerzia. Più che esserne la completa negazione, essere antihype significa avere coscienza di ciò, sviluppare una mentalità critica, nell’accezione positiva del termine.

 Ma tu ci credi che ciò che è anti-hype possa davvero diventare superstar? La domanda può sembrare ambigua ma apre a letture diverse… 

Sì, come lo è stato storicamente per il punk rock, ad esempio. 

Quanti “Cattivi Pensieri” fa ogni giorno, Sabia? 

Pochi a dirla tutta, chiaramente ci sono cose che nel quotidiano che mi fanno incazzare, ma cattivi pensieri spiccioli: tendo ad essere un preso-bene (cit.).

In “Lezione di Geografia”, tra l’altro, sembri prendere una posizione politica (inteso nel senso più alto del termine) ben precisa. Oggi sembra far paura l’idea di parlare di “impegno”; perché, secondo te? 

Semplicemente perché in fondo “impegno” significa prendere una posizione, e prendere una posizione non ti fa stare in un’altra: oggi si tende a voler essere dappertutto e quindi si gira intorno sempre ai soliti cliché nazional-popolari.

Trovaci tre parole che esprimano quello che il disco vuole essere. Non valgono le parole anti, hype e superstar! 

Uno – Specchio – Magico.

Domanda un po’ bizzarra: ma tu, questa AntiHype Superstar, come te la immagini? Descrizione precisa, sopratutto del vestiario. 

Me la immagino simile al tipico hacker della mitologia moderna: felpa, cappuccio in testa e cuffie d’ordinanza… La mascherina da ninja poi fa ancora più Antihype Superstar.

Un libro, un film e una canzone che Sabia ci consiglia di riscoprire. 
  • Relazione del primo viaggio intorno al mondo di Antonio Pigafetta
  • Interstellar di Christopher Nolan
  • Everything Means Nothing to Me di Elliott Smith

Salutaci nel modo più impopolare, più antihype che ti riesce. 

(- – <°°> – -)

a cura di
Giulia Perna

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Giulia Perna

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