Migaso: un nome, un programma

Migaso: un nome, un programma
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Figlio di italiani emigrati in Francia, cresciuto a pane, rock e blues. Collaborazioni importanti con TAL (Sean Paul), Jannick Top dei Magma, l’onore di aprire ai nostrani Litfiba. Certamente Migaso è un bel mix di influenze ed esperienze.

Il cantautore italo-francese ha tre album all’attivo e non riesce a rimanere fermo neppure per un attimo, sempre con nuovi progetti e idee nella testa e tra le corde della chitarra.

Il 4 settembre 2020, tra l’altro, Migaso sarà tra gli ospiti della serata di apertura del Festival di Villa Arconati, a Castellazzo di Bollate, provincia di Milano. “Vedi Alla Voce. Serata con Fantasmi enigmatici e pacifici” è il titolo della serata che vedrà protagonisti anche Pacifico e Stefano Bartezzaghi.

Sarà per tutto questo che mi sono gasato esaltato alla possibilità di scambiare quattro chiacchiere con il cantautore italo-francese. Ecco cosa ne è uscito fuori.

Ciao Migaso. Ammetto che mi sono gasato quando mi è stato proposto di intervistarti. Iniziamo dall’inizio. Perché ti gasi? O meglio, perché “Migaso”?

Ciao caro, felice di averti trasmesso un po’ di grinta. Più seriamente, il mio nickname “Migaso” è un piccolo segreto che custodisco… Ma quando salgo sul palco mi sento gasato e cerco di trasmettere il massimo delle emozioni attraverso la mia musica.

Sarà l’adrenalina? Il piacere che provo a vivere questa esperienza che è il live ? La paura dei primi minuti? Una volta che salgo sul “ring” musicale è più forte di me, non controllo più niente e lascio la musica esprimersi.

Leggendo la tua biografia, non sei mai stato con le mani in mano. Musicalmente parlando, quando ti sei gasato al punto di intraprendere la carriera musicale? Quale è stata la scintilla?

La scintilla che ha provocato il fuoco sacro è stato quando ho ascoltato Jimi Hendrix, e più precisamente il brano “Machine Gun” del suo “Live at Fillmore east” nel capodanno del 1971… Mi è esploso il cervello! Quel power trio afro americano era un UFO! Mi hanno aperto l’universo e dato la motivazione per impegnarmi.

Domanda imprescindibile: quali sono stati gli artisti e le band che ti hanno fatto gasare da piccolo, da adolescente e oggi?

Iron Maiden, Green Day, Manowar, Nirvana, Guns N’ Roses, Smashing Pumpkins, Satriani… Da piccolo come da adolescente fino ad oggi ogni volta che sento le loro canzoni ho voglia di prendere e spaccare la chitarra ahahahahah Sono artisti che hanno scritto la storia del rock! E quando li ascolti ti senti forte e gasato! Ti fanno passare tutto.

Come descriveresti la tua musica se fosse un piatto di un ristorante (o di una trattoria, o di un take away)?

Questa domanda mi piace. La mia musica non si limiterebbe a un piatto solo; I brani punk come “Forse No?” sarebbero un mega burger da 300000 calorie in un fast food inglese.

Le canzoni come “Letargia” paragonabili ad un viaggio culinario attraverso il mondo, ad un invito a aprirsi e provare le altre gastronomie.

Un titolo come “Non ci sei più”, più che un piatto, un vecchio cognac da bere lentamente accanto al camino seduto confortevolmente in una poltrona…

I brani più rock invece una bella lasagna che ti tiene al corpo e ti sazia! Mi piace mangiare e scoprire nuovi sapori.

Hai aperto ai Litfiba, hai collaborato con artisti di calibro internazionale… Insomma, esperienze mica di poco conto! Quale è quella che ti ha gasato di più?

Quella con i Litfiba penso, perché è stata una giornata particolare per me. E mi sentivo il dovere più che mai quella sera di farmi valere e dimostrare al pubblico che meritavamo di stare sul palco.

Il 4 settembre sarai tra i protagonisti del Festival di Villa Arconati, essendo opening act di Pacifico e Stefano Bartezzaghi. Come è avvenuto questo avvicinamento? Quanto ti gasa tutto questo?

Era parecchio tempo che volevo tornare in Italia. Era previsto che suonassi nella stupenda location di Villa Arconati fuori dal Music Festival. Poi c’è stata questa pandemia e tutto è stato annullato…

Gli organizzatori del music festival e la FAR sono riusciti a realizzare una Limited Edition nel quale hanno offerto l’opportunità a un artista indipendente come me di potere salire sul palco nonostante il clima. È nato tutto da scambi umani tra persone appassionate di musica e desiderose di aprisi al resto del mondo.

Nel tuo repertorio hai rock robusto, ma sai anche ben destreggiarti con materiale acustico. Come sarà il tuo set al Festival di Villa Arconati?

Sarà un set nel quale sintetizzo le caratteristiche della Musica Migasoliana attraverso una selezione di brani che penso riflettano una parte delle sfumature del mio percorso musicale.

Sarà un set intimista, minimalista e autentico, con soltanto la mia chitarra e la mia voce. Ossia nudo davanti all’eterno giudizio del pubblico.

La tua anima è più elettrica o vibra di cassa armonica naturale?

Per me è uguale, basta che ci siano corde! Si può ottenere un suono molto rock e elettrico anche con un cassa armonica naturale. Il tutto sta nell’attitudine, l’espressività e l’anima che metti nello strumento, nel suonare…

Facciamo un gioco. Una radura, la vetta di una montagna, una spiaggia, il mare aperto: cosa sceglieresti? E perché?

Una spiaggia, per contemplare la potenza incalcolabile delle onde…

Perché uno dovrebbe gasarsi e iniziare ad ascoltare Migaso?

Perché la vita è corta e bisogna aprirsi al mondo che ci circonda e non lasciarsi formattare.

a cura di
Andrea Mariano

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Andrea Mariano

Andrea nasce in un non meglio precisato giorno di febbraio, in una non meglio precisata seconda metà degli Anni ’80. È stata l’unica volta che è arrivato con estremo anticipo a un appuntamento. Sin da piccolo ha avuto il pallino per la scrittura e la musica. Pallino che nel corso degli anni è diventato un pallone aerostatico di dimensioni ragguardevoli. Da qualche tempo ha creato e cura (almeno, cerca) Perle ai Porci, un podcast dove parla a vanvera di dischi e artisti da riscoprire. La musica non è tuttavia il suo unico interesse: si definisce nerd voyeur, nel senso che è appassionato di tecnologia e videogiochi, rimane aggiornato su tutto, ma le ultime console che ha avuto sono il Super Nintendo nel 1995 e il GameBoy pocket nel 1996. Ogni tanto si ricorda di essere serio. Ma tranquilli, capita di rado. Note particolari: crede di vivere ancora negli Anni ’90.

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