Storia della copertina di Sgt Pepper e il mistero di McCartney

Storia della copertina di Sgt Pepper e il mistero di McCartney
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La copertina di Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band, ottavo album dei Beatles, è una delle più memorabili della storia della Musica. Anche chi non ha mai ascoltato una loro canzone probabilmente ricorderà la coloratissima copertina del disco, affollata di personaggi famosi.

Non tutti però conoscono la storia di questa immagine, né tantomeno il mistero che riguarda Paul McCartney.

La nascita dei concept album

Il disco è del 1967, periodo in cui fecero la loro comparsa i primi “concept album” intesi come dischi che avevano al proprio interno un filo conduttore che legava tutti i pezzi. Oggi purtroppo, con la musica liquida, iper digitalizzata, questo non esiste più, o quasi.

Il tema di questo disco, in italiano: “Band dei Cuori Solitari del Sergente Pepper”, era la storia di un gruppo musicale immaginario dove ogni componente dei Beatles interpretava un personaggio inventato che suonava in un concerto fittizio.

Complicato? Forse. Ma non di certo casuale. Infatti, Sgt Pepper è il disco del cambiamento: la fine della band che piace tanto alle ragazzine.

I Beatles da quel momento in poi mettono fine al tour e si fanno crescere i baffi.

L’idea della copertina

L’idea della copertina di Sgt Pepper è una foto dei Beatles con i loro miti, quelli che avrebbero voluto vedere di fronte al palco in uno dei loro concerti.

I quattro si confondono con la folla, indizio che secondo alcuni vorrebbe incarnare il desiderio di nascondersi, da parte della band.

Ma guardiamo con attenzione la copertina: i Fab Four sono vestiti come una band di ottoni di epoca vittoriana. Guardando meglio si possono riconoscere Stan Laurel, Marlon Brando, Bob Dylan, Albert Einsten, Carl Marx e Marylin Monroe. Gli scrittori Edgar Allan Poe, George Bernard Shaw e Oscar Wilde, oltre a due guru indiani.

Si dice che i Beatles avrebbero voluto avere, all’interno di questo pubblico ideale, anche Gandhi, Gesù e Hitler, ma la casa discografica mise un veto e l’idea sfumò. La EMI era contraria anche all’intero progetto, a dire la verità. Troppo costoso, troppo difficile e con alcune problematiche legate ai diritti di immagine dei personaggi coinvolti.

Curioso invece il fatto che non ci sia Elvis Presley, a cui, la musica dei Beatles si era sempre ispirata molto. La sua assenza sarebbe una sorta di esclusione “rispettosa” perché non poteva essere semplicemente un volto in una moltitudine.

La foto venne realizzata con una miriade di sagome di cartone, a grandezza naturale, su un giardino floreale e, naturalmente, i Beatles in carne e ossa a mischiarsi tra loro.

Il mistero di McCartney

La copertina custodisce numerosi indizi che, insieme ad altre copertine dei dischi dei Beatles, sembrano voler alimentare la leggenda che aleggia intorno a Paul McCartney.

Per anni infatti si è discusso se Sgt Pepper avvalori o meno la leggenda che vedrebbe Paul McCartney morto e sostituito da un sosia a partire proprio nel 1966, pochi mesi prima dell’uscita di questo disco. Il suo sosia, tale William Stuart Campbell, sarebbe infatti presente sulla copertina.

Le chiacchiere sulla vicende sono state alimentate dal fatto che Paul McCartney fa sempre qualcosa di diverso, rispetto agli altri Beatles: è l’unico, tra i quattro, ad essere perfettamente frontale, l’unico con in mano un corno inglese, l’unico ad essere di spalle, nella back cover.

Inoltre, i giovani Beatles “di cera”, di fianco a quelli veri, guardano in basso, verso quella che sembra una tomba ricoperta di fiori. Una storia affascinante, certo, ma pur sempre una leggenda e, proprio come tutte le leggende, non ha alcun fondamento o prova oggettiva a sostenerla. Nonostante tutto, ancora molte persone ne parlano, dopo più di cinquant’anni.

Sgt Pepper è ancora oggi uno degli album più discussi della discografia dei Beatles e ha contribuito, grazie anche alla sua copertina, ad alimentare il loro mito.

a cura di
Daniela Fabbri

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Daniela Fabbri

Sono nata nella ridente Rèmne, Riviera Romagnola, nel 1985. Copywriter. Leggo e scrivo da sempre. Ho divorato enormi quantità di libri, ma non solo: buona forchetta, amo i racconti brevi, i viaggi lunghi, le cartoline, gli ideali e chi ci crede. Nutro un amore, profondo e viscerale, per la musica, in tutte le sue forme. Sono fermamente convinta che ogni momento della vita debba avere una colonna sonora. Potendo scegliere, vorrei che la mia esistenza fosse vissuta lentamente, come un blues, e invece sono sempre di corsa. Mi piacciono gli animali. Cani, gatti, procioni. Tutti.

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