I luoghi sacri di Svevo Susa, ecco il nuovo singolo

I luoghi sacri di Svevo Susa, ecco il nuovo singolo
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La potenza di un luogo, dove abbiamo la possibilità di infrangere qualsiasi barriera, dove sentirci noi, senza filtro o sovrastruttura. Grazie a quella libertà, dai nostri occhi si toglie una patina e riusciamo, finalmente, ad accorgerci di alcune anime pure. Per sentirci al sicuro, per amare infinitamente. Dal 23 giugno si palesa nuovamente l’istrionico Svevo Susa con le sue liriche provocanti e nude.

Un diamante che Rivoluzione Dischi sta facendo sbocciare attraverso le produzioni sempre di altissimo livello, realizzate da Alessandro Forte di Pepperpot Studio (Roma) . Ho incontrato Svevo per parlare del suo quinto singolo pubblicato e per chiedergli cosa sta dicendo la sua anima.

Ho capito nelle liriche del tuo brano che, certi luoghi, sono per te fondamentali. Da cosa devi sfuggire di così terribile da doverti aggrappare con tanta forza a questi punti fermi?

Gli spazi fisici hanno sempre avuto un peso specifico maggiore rispetto alle persone. Perché l’individuo, nella memoria di chi ricorda, assume varie forme, si plasma in base alla volontà del soggetto. I luoghi sono quelli invece, e una volta che son stati battezzati da un accadimento è difficile fare tabula rasa.

Per questo quei rari luoghi che non vengono contaminati dai ricordi, nei quali riesco a fuggire al tempo e alla normalità dell’esistenza, diventano templi, diventano sacri.

Inevitabilmente mi viene da pensare che ci siano dei momenti particolari, degli incontri specifici, che rendono ancora più “sacri” quei luoghi di cui abbiamo parlato. Quanto è importante vivere in maniera attiva e costruttiva per far sì che quei famosi incontri, rendano l’esistenza degna di essere vissuta?

Non credo esista un procedimento canonico per vivere al meglio una conoscenza, né tantomeno un processo costruttivo. Ma il concetto di costruzione non è un concetto a me particolarmente caro, quindi potrei essere limitato nel trovarlo. Ad oggi la maggior parte degli incontri sono schianti che fanno molto chiasso: ed è giusto che sia così. L’importante è schiantare o farsi schiantare. Qualora stessi citando Harry Potter, chiedo perdono.

C’è un leitmotiv costante nelle tue produzioni: la meraviglia della vita che, con i suoi periodici scossoni, ci fa sentire tutta la nostra carne e le nostre ossa. Oltre a questo c’è anche molta ansia da prestazione e paura del dolore. Sono fuori strada? 

Non è proprio ansia da prestazione, è più incapacità di accettare l’imprevedibilità delle reazioni umane: è la casualità individuale del cervello che mi intimorisce. Per quanto concerne il dolore, sì, mi terrorizza ma anche in questo caso è l’idea di soffrire, di dover patire qualcosa, che mi turba, non il dolore in quanto tale. Ecco perché questi “periodici scossoni” sono gemme rare: mi riportano a quella carne e a quelle ossa che non hanno cognizione dell’idea di paura. La vera paura è che tutti a Roma continuino a chiamarsi “brò” e “fratè” dopo cinque minuti che si sono presentati.

Ti provoco un po’. Ascoltando i tuoi brani mi ha sfiorato l’idea di fare un ritratto immaginario di Svevo Susa. Un ragazzo ancora intrappolato nei propri sogni, alla continua ricerca di un amore potente, quello che si racconta solo in certi libri maestosi. Non è che Svevo ha paura di diventare grande e guardare il mondo con gli occhi aperti?

Dite la verità. Siete in contatto con la mia psicoterapeuta, vero? Non molto professionale da parte sua condividere cartelle cliniche private. Potrebbe essere, tuttavia, un nuovo approccio alla terapia d’urto tramite pubblico ludibrio.

Non so cosa rispondere, per quanto concerne l’amore potente: chi mi è vicino sa che sono, molto probabilmente, la persona meno romantica di Roma. Sono però cresciuto in un contesto familiare che sembra un’opera verdiana e tutto questo dramma introiettato trova libero sfogo nel suo ambiente prediletto, la sfera emotiva.

Non mi spaventa “diventare grande” perché non è possibile che ciò accada! La mia vita è costruita con un sapiente gioco architettonico che mi consente di evitare qualsiasi responsabilità degna di tale nome. I sogni diventano una trappola quando vengono costruiti su fondamenta sbagliate: ho impiegato anni a costruire il mio personalissimo Eden mentale e non ho intenzione di abbandonarlo tanto presto.

a cura di
Daniele Bomboi

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