Lilli e il Vagabondo, è dolce sognar il vecchio classico Disney

Lilli e il Vagabondo, è dolce sognar il vecchio classico Disney
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Reinterpretare una delle scene più romantiche e iconiche della storia del cinema è difficile, praticamente impossibile. Disney c’è riuscita questa volta?

Il debutto della piattaforma streaming Disney Plus è davvero sulla bocca di tutti e l’effetto nostalgia è sicuramente uno degli ingredienti che la rendono una piattaforma così invitante.

Tra i titoli più attesi troviamo il remake di Lilli e il Vagabondo (Lady and the Tramp). Si aggiunge così alla lista dei live action uno dei classici Disney più amati, una moda che pare stia ingolosendo enormemente la casa di Topolino.

Diretto da Charlie Bean, il fedelissimo adattamento al classico omonimo del 1955 narra le tenere avventure di Lilli, una cagnolina aristocratica viziata da padroni benestanti e di Biagio, un carismatico cane randagio con il fascino di chi sa cavarsela benissimo da solo.

Un omaggio al classico Disney

Premendo play, notiamo subito quanto questo nuovo Lilli e il Vagabondo sia incredibilmente citazionistico nei confronti dell’originale. Infatti ne riprende i colori, i suoni e le atmosfere in modo quasi fotografico, selezionando però, accuratamente, quei dettagli classici ed affascinanti di un epoca che non c’è più. Minuzie indimenticabili, apparentemente impercettibili nelle decine di volte in cui abbiamo, in passato, mandato avanti e indietro la VHS del classico Disney.

In parole povere, il modo in cui Disney riesce sempre nell’intento di coccolare i suoi bambini“, creando contenuti su misura, è encomiabile. Cosa accade, però, quando il mood nostalgia viene affiancato da modifiche abbastanza, come dire, considerevoli?

Ambientato nella splendida New Orleans del primo 900, Bean sceglie di apportare al live action alcune furbissime modifiche decisamente “politically correct” rispetto all’originale, edulcorandone gli aspetti più controversi. Il risultato finale immerge la storia in un’atmosfera quasi fiabesca, immobilizzata in un tempo indefinito, dove le differenze razziali e di classe non esistono. In questa favola moderna esiste solo la differenza tra chi ama i cani e chi, invece, li detesta.

Si sceglie così di ignorare i libri di storia, immortalando una New Orleans decisamente liberale rispetto a quanto avremmo visto all’epoca

Pur di perseguire su un business model ben preciso, la famosa scena dei gatti siamesi viene modificata, rinunciando al famoso siparietto comico basato su un gioco di parole. In definitiva, dotare un personaggio anche solo lontanamente negativo di caratteristiche tipiche di una certa cultura o etnia, solo a scopo di intrattenere, è un aspetto che Disney non tollera più già da diverso tempo.

Scelta discutibile, certo, data la genialità della caratterizzazione dei gatti siamesi, ma la decisione di riscrivere la canzone è del tutto comprensibile. Il brano sostitutivo però, nonostante la pregevole performance dei doppiatori Luca Velletri e Daniele Vit, non ci convince, in contrasto con le sonorità morbide ed eleganti che caratterizzano le musiche dell’originale (e, di conseguenza, anche le restanti canzoni riadattate del remake). Infatti la colonna sonora di Joseph Trapanese è forse l’omaggio più sontuoso al classico. L’intro, per esempio, copia carbone dal 1955, riscalda i nostri cuori come poche cose su questa terra.

Un encomio speciale va ad Arisa. Nonostante non sia una doppiatrice professionista, la cantante italiana fa un ottimo lavoro con la voce, padroneggiandola come sempre ad altissimi livelli. La sua Gilda, affiancata nel parlato da Gemma Donati, pur perdendo il fascino della conturbante cagnolina soubrette, risulta accattivante e pepata, grazie al timbro malizioso che Arisa sfoggia nel brano È un Briccone.

Resta geniale, adorabile anche se imparagonabile, la gestione del rapporto cane-padrone. Soprattutto quando Lilli si scontra con la consapevolezza che Tesoro e Gianni Caro avranno un “pupo”. A differenza del classico d’animazione per il quale era stata fatta l’interessante scelta di non inquadrare mai completamente i padroni di Lilli, nel remake questi si mostrano per intero, diluendo non poco il fascino del cartone animato.

La nuova Lilli, il nuovo Vagabondo

I due protagonisti sono deliziosi, ma differenti dall’originale. La cagnolina Lilli, per esempio, è un personaggio frizzante e divertente…forse un po’ troppo. Proprio così, perchè la bellezza del rapporto tra Biagio e Lilli consisteva nello scoprirli incredibilmente affiatati, nonostante le grandi differenze caratteriali e sociali. Era proprio il loro incontro ad aprire per entrambi strade nella mente e nel cuore che non avevano mai nemmeno immaginato. Era l’amore e la complicità a cambiarli, a liberarli.

Nel live action, invece, Lilli perde l’eleganza e la raffinatezza del vizio aristocratico che la contraddistingueva nella sua versione del 1955, insieme a quell’ingenuità che rendevano così evidente la sua crescita personale nella seconda parte della storia. Lilli, nel live action, risulta già da subito una “ragazza”, intraprendente, del tutto emancipata.

Il personaggio di Biagio viene ulteriormente arricchito con dei flashback sulla sua vita passata, mentre i personaggi umani rimangono sullo sfondo. Viene così alimentando un background che nel cartone animato veniva sapientemente suggerito da alcune pungenti battute allusive.

Dal canto suo, Biagio è nettamente più affascinante nel film d’animazione del ’55 e questo, sì, potrebbe essere un problema di sceneggiatura, ma non solo

Il fatto è che quello del remake non è il Biagio che conosciamo, con quell’espressività carismatica che solo la matita ed il technicolor possono creare.

A differenza dei precedenti live action Disney, dove gli animali sono interamente realizzati in CGI (come Il Re Leone di Jon Favreau), in Lilli e il Vagabondo il cast è composto da animali in carne ed ossa. Ad interpretare Lilli è la dolce Rose, una piccola Cocker Spaniel che nella versione italiana è doppiata da Letizia Scifoni. Per Biagio, invece, è stato scelto Monte, un incrocio tra un Pastore e uno Schnauzer doppiato da Simone D’Andrea.

La qualità dell’immagine è inferiore a colossi in live action come Il Libro della Giungla, ma questa volta il budget a disposizione era nettamente minore. Considerando però che Lilli e il Vagabondoè un prodotto destinato all’home video, i risultati sono decisamente buoni.

Risultati buoni, nonostante alcuni momenti, purtroppo, strizzino abbondantemente l’occhio a film anni 90 come “Come cani e gatti”.

Ma dell’effetto inevitabilmente straniante che, in ogni caso, subiamo quando vediamo degli animali in carne ed ossa parlare e cantare, ne avevamo già parlato nell’articolo su Il Re Leone. Di lì non si scappa, non c’è budget che tenga.

Una piccola curiosità in merito alla iconica scena degli spaghetti, che risulta piacevolmente credibile, anche se ovviamente la forza emozionale non può eguagliare quella dell’animazione. Spezziamo una lancia a favore del regista. Infatti, per poter girare la scena della canzone Bella Notte ha impiegato tre giorni e per farlo è stato affiancato da diversi addestratori canini. Per simulare gli spaghetti ed ingolosire per davvero le due star canine sono stati utilizzati dei bastoncini di liquirizia.

Tiriamo le somme

Questo nuovo Lilli e il Vagabondo offerto da Disney Plus è un prodotto efficace, per tutte le età, capace di farsi amare e di emozionare anche avvolto dall’ombra di magnificenza dell’originale. Il ragionevole dubbio, però, permane ora e sempre: abbiamo davvero bisogno di tutti questi live action?

a cura di
Valentina Gessaroli

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