En Roco, Per Riconoscersi… ancora, dopo vent’anni
Risultare freschi e personali dopo due decadi non è facile
La recensione del sesto disco degli En Roco “Per Riconoscersi” a cura di Andrea Mariano.
“Il suono – nonostante una storia lunga vent’anni – rimane fedele a sé stesso ma con un’apertura maggiore alle influenze dei componenti del gruppo. I gusti di ognuno si fanno sentire ma, senza espliciti accostamenti ad un genere, riescono armoniosamente a confluire nello stile En Roco”.
Mi capita di non concordare con quanto spesso scritto nelle descrizioni riguardo il sound di alcuni artisti. Tante influenze, tante band di riferimento, ma al consequenziale ascolto molte volte l’ispirazione si rivela emulazione.
Non significa automaticamente trovarsi dinanzi a lavori non validi: semplicemente, in quei casi manca un elemento distintivo peculiare e personale.
Questo non accade con gli En Roco. Con il loro ultimo album Per Riconoscersi confermano che, sì, hanno molte, decisamente molte e diverse influenze musicali, ma hanno il pregio di risultare personali, riconoscibili. E di comporre bene, decisamente bene.
Arrangiamenti pop rock, sonorità quasi settantiane, accenni funk e testi non banali: in Per Riconoscersi la band genovese regala frammenti di umana (a)socialità, tra l’apparente ma vacua sensazione di essere sereni (Isola) e l’insofferenza nel riconoscere le proprie responsabilità (Indolenza).
Per Riconoscersi è anche, nella sua seconda parte, un disco di speranza nel poter migliorare la propria condizione e, soprattutto, la capacità di accettarsi, di scavare e di comprendere se stessi.
Gli En Roco raccontano tutto questo in maniera particolare e personale, senza fare ramanzine, né ponendosi su un piedistallo, ma dal punto di vista di un passeggero che ora si affaccia dal finestrino, ora si guarda attorno.
E pensa. Si inganna da solo. Si ravvede. Vuole giustificarsi ma prende coscienza di sé e di alcuni suoi aspetti.
Difficile trovare un difetto madornale in Per Riconoscersi, e Francamente, è inutile cercarlo: si gode di buona musica, tanto basta.
E non è poco.
a cura di
Andrea Mariano
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