La pubblicazione del nuovo video Mio padre (pubblicato oggi per la festa del papà) e questo periodo di quarantena, sono stati la scusa perfetta per recuperare l’ultimo album dei Kuadra, una band complicata, stratificata, assurda, che ha suonato in lungo e in largo non solo in Italia ma anche in Europa, nonostante i testi in italiano.
Questo perchè, nonostante lo storytelling e le belle parole della band lombard non sia assolutamente da ignorare, le sonorità, tra rock, trap (con un insolito e decontestualizzato utilizzo dell’autotune) ed elettronica, conquistano sin dal primo ascolto, purtroppo piuttosto tardivo (il disco è uscito ad ottobre).
Cosa ti è successo è un incontro con diversi personaggi, uno per ogni traccia, personaggi che vedi sempre e con i quali non interagisci mai (come è il caso della senza tetto Trashlady), altri colmi di rimpianti, altri che non conosciamo neanche.
Ed ecco che si accumulano le storie, le conversazioni e le domande, e comincia una malinconia estrema e martellante che, in tempi di Coronavirus, fa ancora più effetto e, forse, è stata una fortuna scoprirlo in questo periodo.
Un disco violento, in tutti i sensi, in cui si sente l’influenza di quella scena rock dei primi anni Duemila (anche grazie alla produzione artistica di Giulio Ragno Favero) che avevamo asfaltato su scene di it-pop, i virtuosismi elettronici dei synth di Kole Laca (sempre de Il Teatro Degli Orrori) e una passione musicale, senza calcoli e strategie, che fa piacere e anche un po’ piangere.
a cura di
Conza Press
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