Bad Boys For Life: l’età avanza anche per loro

Bad Boys For Life: l’età avanza anche per loro
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Non è facile riprendere dopo quasi vent’anni una saga di grande successo come Bad Boys. E non solo se tieni conto del fatto che il precedente film ha avuto come suo epilogo una conclusione clamorosa dalle parti di Guantanamo Bay. E nemmeno perché i due protagonisti, Will Smith e Martin Lawrence, hanno entrambi superato i 50 anni e sono ormai “troppo vecchi per queste stronzate”. Lo è soprattutto perché Michael Bay è “di fatto” fuori, forte anche del debutto su Netflix, che ha prodotto il suo Six Underground. 

Bad Boys For Life è un film che sembra voler chiudere un cerchio ma in realtà lascia spazio a nuovi sviluppi. La mancanza del già citato Bay, dal punto di vista della regia, è una cosa che passa inosservata per buona parte del pubblico; Adil Ei Arbil e Bilall Fallah, duo belga al debutto nelle grandi produzioni, riesce a sorpresa nell’impresa di non far rimpiangere il loro mentore.

Non vi sono l’adrenalina, i colori saturi e il testosterone a mille ai quali ci ha abituato il regista della saga dei Transformers; spazio invece a delle riprese più lineari e facilmente interpretabili che rendono l’azione meno confusionaria. Michael Bay viene comunque omaggiato con almeno un paio di riprese che, anche agli occhi meno attenti, sono un tributo agli episodi precedenti. Basti pensare ad esempio alle riprese dei protagonisti dal basso, quelle a 360 gradi o all’aereo che sorvola la scritta Miami.

Più di 15 anni sono passati da Bad Boys II, fatto che ha i suoi risvolti anche nella trama. Marcus è diventato nonno, e lo si scopre come epilogo di una spassosa sequenza iniziale, e Mike non è più l’indistruttibile poliziotto auto da corsa e abiti firmati. E proprio una sua fatale disattenzione, ben sfruttata da un infallibile ed invincibile villain, scatena la serie di eventi sulla quale poggia l’intera vicenda; mentre in passato il leitmotiv erano i traffici di droga in Florida, questo terzo episodio è una storia di vendetta.

Uno scontro tra vecchia e nuova scuola, che vede anche l’introduzione di nuove figure; tra queste spicca il corpo speciale AMMO nel quale le donne (Paola Nunez e Vanessa Hudgens) si dimostrano più carismatiche delle controparti maschili (gli anonimi Alexander Ludwig e Charles Melton). Non manca lo spazio ai personaggi simbolo della saga, tra i quali spicca un mestierante come Joe Pantoliano che a settant’anni buca ancora lo schermo come ai vecchi tempi. Un confronto generazionale anche dal lato musicale (il rap lascia ampio spazio al reggaeton) e che svela il fatto che i due mondi agli antipodi, quello dei millennial più razionali e dei boomer più sbrigativi, si possono completare a vicenda.

Un film che resta ancora in piedi con quella formula che non tradisce mai dai tempi di Arma Letale: due amici e colleghi dai caratteri agli antipodi, con un Marcus con lo sguardo verso la pensione e un Mike che rivela un lato oscuro del suo passato. Due protagonisti con numerosi comprimari, tra i quali spiccano tra i non citati gli antagonisti Jacob Scipio e Kate Del Castillo e i musicisti DJ Khaled e Nicki Jam, che lasciano il segno con ruoli ben scritti e alcuni momenti memorabili. Definire Bad Boys For Life un film dal cast corale non è a conti fatti un’affermazione errata.

Anche se il film non compete con la qualità visiva di Bad Boys II, spiccano su tutto l’alchimia dei protagonisti e un paio di sequenze action tra le migliori della trilogia. Ma è soprattutto la sceneggiatura a dare un senso all’intero film, che poggia relativamente sul fattore nostalgia. Un paio di notevoli plot twist, un decesso eccellente e il giusto alternarsi tra azione e commedia rendono piacevoli le due ore di pellicola. L’unico neo non perdonabile è un finale ambientato in una ben ripresa Mexico City che poteva essere sviluppato nettamente meglio. 

Sulla carta l’operazione Bad Boys For Life era una mossa azzardata: due registi debuttanti e dei protagonisti che hanno perso lo smalto del passato. A conti fatti, invece, questo terzo episodio non sfigura con i precedenti. Anzi, a sorpresa, è un film capace di dare due ore di divertimento anche al fan più scettico.

A cura di
Nicola Lucchetta

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