Condividi su

Il 31 luglio segna il ritorno al cinema di una delle saghe comiche più iconiche del grande schermo, a 37 anni di distanza dal primo capitolo e con un cast rinnovato per motivi di naturali dipartite. Ecco a voi Una pallottola spuntata: sarà solo un’operazione nostalgia o riuscirà a convincere anche i fan della saga?

Era il 1988 e nelle sale di tutto il mondo usciva un film che avrebbe cambiato per sempre la storia del cinema parodistico: Una pallottola spuntata. Capostipite di un genere che ancora oggi ha l’intento di far ridere senza mai esagerare.

In quegli anni i film comici rappresentavano una grande fetta del mercato, portando in scena alcune delle pellicole che ancora oggi grandi e piccini usano a mo’ di citazione colta. Quasi come ci trovassimo di fronte alla trasposizione de Il Maestro e Margherita (forse il libro che mi è pesato di più in tutta la vita).

Una pallottola spuntata, con protagonista Leslie Nielsen, riusciva nell’intento di prendere in giro la polizia senza eccessi e, soprattutto, utilizzando un linguaggio visivo coinvolgente, portando al successo il nostro eroe tra inconsapevolezza e tanti, tanti errori.

Leslie Nielsen riuscì così a diventare il simbolo di un genere, la faccia che chiunque ricorda (magari il nome un po’ meno), una delle più utilizzate in meme e citazioni, sia comiche che serie, per sdrammatizzare situazioni non proprio edificanti.

Quindi, quando pochi mesi fa ho scoperto che era in uscita un nuovo capitolo della saga, la paura dentro di me è salita subito alle stelle: chi avrebbe mai potuto essere alla sua altezza? La scelta della produzione è stata, senza ombra di dubbio, azzardata: Liam Neeson.

Ebbene sì, come protagonista di un film comico è stato scelto forse l’attore, diciamocelo, più distante dal genere. Chi di noi non ha mai citato la sua telefonata in Io vi troverò? Proprio lui, l’uomo dalle famiglie distrutte, quello dei rapimenti, delle vendette, delle uccisioni efferate, sarà in grado di immedesimarsi in un film dal mood totalmente opposto al suo?

Un timido inizio

Le luci si spengono in sala. Sullo schermo, un messaggio da parte di Liam Neeson e Pamela Anderson a introdurre la pellicola. Iniziano i titoli di testa e… sbam, ci troviamo in banca durante una rapina, il cui intento principale è rubare qualcosa da una cassetta di sicurezza.

Nel frattempo, una bambina entra in banca, poco dopo si scoprirà che si tratta di Frank Drebin Jr (Liam Neeson), il quale, travestito, è riuscito a non farsi fermare dai suoi colleghi e dai rapinatori. Ne scaturisce una colluttazione che porta all’arresto dei malviventi.

In questa prima scena ritornano tutti gli stilemi classici dei primi film, dall’illuminazione ai manichini palesemente finti usati come controfigure. Ma qualcosa stona ed è sotto gli occhi di tutti: Liam Neeson si prende troppo sul serio.

Il tenente Drebin, però, visto il suo comportamento sopra le righe, viene sollevato dal caso e messo a indagare su un suicidio che sa tanto di omicidio. È qui che conosce la sorella della vittima (Pamela Anderson), la quale, non credendo al suicidio, vuole scoprire chi ha ucciso il fratello.

In un turbinio di azione, gag e tanti, troppi rimandi al primo film dell’88, il nostro eroe si addentra sempre più in una spirale discendente di potenti che vogliono troppo a discapito dell’uomo comune. Saprà Drebin risolvere la situazione e salvare tutti?

I parallelismi col primo film sono tanti e, per i molti fan dell’epopea del personaggio di Leslie Nielsen, diventa difficile non confrontare le due pellicole. Questo, però, è un grosso errore, perché potrebbe portare a non godersi appieno quanto scorre sul grande schermo.

Welcome back ‘80s

Il regista Akiva Schaffer porta in scena un film che vuole essere il naturale prosieguo della trilogia nata a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, utilizzando una fotografia con chiari rimandi al primo capitolo.

Ambientazioni e luci sono dirette discendenti dei film anni ’80; capiamo di essere ai giorni nostri solo per le auto che percorrono le strade e per i cellulari.

La sceneggiatura ricalca alla perfezione il primo Una pallottola spuntata, con lo stesso susseguirsi di eventi fino alla svolta finale. Visto così, sembra il tipico “fare il compitino”, ma in realtà è una scelta ragionata per far avvicinare una nuova generazione a un capolavoro del cinema parodistico.

Così come la sceneggiatura, anche la durata del film è pressoché identica. Per questo genere non è assolutamente un problema, anzi: un’ora e 25 minuti di film sono perfetti per non incorrere nell’errore di diventare esagerato e annoiare, nonostante le gag.

Arriviamo alla croce e delizia del film: i nuovi interpreti. Certo, il confronto con Leslie Nielsen sembrava perso in partenza per Liam Neeson, e invece “il padre che nessuna figlia vorrebbe avere” si dimostra autoironico e decisamente sul pezzo, nonostante alcuni scivoloni dovuti al suo “crederci troppo”.

Ma, diciamocelo, anche Leslie Nielsen, prima di girare L’aereo più pazzo del mondo e Una pallottola spuntata, era un affermato attore impegnato, molto distante dal comico che abbiamo imparato a conoscere.

Pamela Anderson è la lontana parente della giunonica bagnina che ha fatto innamorare tantissimi ragazzi negli anni ’90. È una donna che si è ritagliata il suo posto nel mondo del cinema e riesce a non prendersi sul serio pur prendendosi in giro.

Questo è il miglior modo per interpretare la protagonista in questo genere di film. Quindi, possiamo dire che sono promossi a pieni voti, nonostante qualche scivolone.

Una pallottola non così spuntata

Partiamo subito da un presupposto: questo film strizza l’occhio ai vecchi fan, ma cerca soprattutto di attirarne di nuovi, detto questo, posso solo dire che tutte le paure iniziali sono state spazzate via dopo la visione.

Ci troviamo davanti a un degno successore della trilogia classica, con tutti i “ma” del caso. Senza ombra di dubbio, i fan storici storceranno il naso per alcune scelte di stile e per un confronto che verrà naturale tra i due attori protagonisti, con una bilancia che pende a favore di Nielsen.

Ma facendo un reset e pensando al nuovo che avanza, possiamo trovarci davanti a un film che appassionerà tantissime persone, strappando ben più di una risata e facendo tornare quell’aura di magia attorno al genere parodistico che stava perdendo colpi da ormai parecchio tempo.

L’utilizzo di una fotografia così vicina alla prima trilogia è un plus che forse in pochi noteranno, ma che dona a Una pallottola spuntata quell’aria noir di cui ha bisogno e di cui tutti i fan di Frank Drebin avevano la necessità per non subire un trauma da distacco.

Non vi resta che andare al cinema da domani 31 luglio per godervi questi 85 minuti di risate e divertimento, senza pregiudizi nei confronti di Liam Neeson e senza confronti col primo, indimenticabile film.

Buona Visione!

a cura di
Andrea Munaretto

Seguici anche su Instagram!

LEGGI ANCHE – I Puffi: Il film – La recensione in anteprima
LEGGI ANCHE – Dangerous Animals – La recensione in anteprima

Condividi su

di Andrea Munaretto

Nato nell'84 e fin da quando avevo 4 anni la macchina fotografica è diventata un'estensione della mia mano destra. Appassionato di Viaggi, Musica e Fotografia; dopo aver visitato mezzo mondo adesso faccio foto a concerti ed eventi musicali (perché se cantassi non mi ascolterebbe nessuno) e recensisco le pellicole cinematografiche esprimendo il mio pensiero come il famoso filtro blu di Schopenhauer

Related Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *