Prima di due date sold out all’Estragon Club di Bologna per i Subsonica. La band torinese torna nel capoluogo Emiliano a distanza di un anno: passano gli anni, il sound spaziale resta
Un anno fa usciva “Realtà aumentata”, ultima fatica discografica dei Subsonica; un album energico, complesso, socialmente impegnato e dai grandi ritornelli. Per ammissione dello stesso Samuel, nonostante l’anno di distanza, la band resta «follemente innamorata» di quell’album e proprio da qui inizia il concerto di ieri sera all’Estragon Club.
Bologna, storicamente, ha da sempre un occhio di riguardo per la band torinese e, come da tradizione, anche in quest’occasione il concerto è sold out, nonostante la serata invitasse a rimanere tra le mura domestiche.

Realtà aumentata
Che i Subsonica siano, a ragion veduta, una delle più grandi live band del Belpaese è noto da tempo. Che dopo quasi trent’anni insieme il loro show sia a livelli di grandi band internazionali è sinceramente impressionante. La band torinese abitua da anni il «fottutissimo pubblico dei Subsonica» a rompere la quarta parete, a trascendere in dimensioni non meglio definite fatte di bellezza, di suoni difficili anche solo da immaginare, di armonie solenni e dissacranti, di una qualità nell’esecuzione musicale difficilmente raggiungibile. Si aggiunga, come se non fosse abbastanza, un’energia che sembra sradicare da sotto le fondamenta dell’Estragon e gli elementi per una grande serata di musica ci sono tutti.
Alla bellezza, per fortuna, non ci si abitua mai; ieri sera, a più riprese, sento dal pubblico espressioni di giubilo qui sintetizzabili con un semplice «wow».
Nuove dimensioni e vecchi cult
Si diceva in fase di apertura delle canzoni dell’album “Realtà aumentata”: l’esordio della serata è interamente dedicato all’ultimo lavoro discografico. Canzoni come “Africa su Marte” o “Pugno di Sabba” arrivano dritte, senza fronzoli; il pubblico sembra apprezzare cantando a squarciagola con Samuel, fatto questo non scontato visto e considerato quanto i fan possano essere affezionati alle vecchie canzoni. Mi si conceda una menzione per la graffiante “Nessuna colpa”, sapientemente introdotta dal chitarrista Max Casacci, con parole che ricordano molto il De Andreiano «Per quanto voi vi crediate assolti/ siete sempre coinvolti».
Bolgia
C’è spazio, e non potrebbe essere altrimenti, per i grandi classici della band, cult ormai della scena musicale italiana alternative e non. L’Estagon fa in fretta a diventare una bolgia dopo appena qualche nota di “Discoteca labirinto“: il Rubicone è ormai oltrepassato, indietro non si torna. La serata scorre veloce, senza tregue né soste, sotto i colpi di “Liberi tutti”, “Up patriots to arms” o “Nuova ossessione“.
Mentre il concerto scorre veloce mi guardo attorno e noto con piacere che, a fronte di un’età media relativamente adulta, ci sono anche tante ragazze e ragazzi che nel ’97 non erano ancora nati: alla bellezza non ci si abitua, per fortuna.
Il finale, in pieno stile Subsonica, è affidato ad una canzone che potrebbe tranquillamente essere proposta come inno nazionale, “Tutti i miei sbagli“, seguita a ruota da “Strade“.
Sipario e applausoni durante i quali Samuel e soci promettono solennemente di ritornare nel capoluogo Emiliano che, sono pronto a scommettere, saprà come accoglierli nuovamente.
a cura di
Donato Carmine Gioiosa
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